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Milano: Arrivano le denunce per i picchetti alla Bennet

A tre anni di distanza dai fatti stanno arrivando una serie di avvisi di garanzia per la mobilitazione dei  lavoratori delle coop alla Bennet di Origgio (VA), la lotta che ha dato il via alle agitazioni tuttora in corso nelle cooperative del settore della logistica. Alla Sda primi risultati. Alla Esselunga continua la lotta.
Lavoratori, iscritti del SI Cobas/ Slai Cobas), compagni del CSA Vittoria e del Coordinamento di Sostegno alle lotte delle Cooperative, sono stati raggiunti da avvisi di garanzia con accuse di “resistenza”, “lesioni”, ecc. Spicca tra le accuse, quello piuttosto ridicola, di aver indicato con il dito uno dei capetti della Bennet accusandolo di essere uno schiavista.
Nel settore dela logistica oggi sono in piedi una serie di lotte nelle cooperative, con 15 licenziati politici per rappresaglia all’Esselunga di Pioltello (Consorzio Coop Safra), alla SDA di Carpiano (Consorzio Coop UCSA), e in numerose altre realtà.
Da poco si è conclusa la lotta alla TNT di Piacenza (Consorzio Gesco Nord). A breve, il 30 novembre, sarà pronunciata la sentenza per le lotte alla GLS di Brembio (Coop Papavero) con 12 lavoratori licenziati dal 2010. (Dopo che è stata ribaltata la prima sentenza del tribunale del lavoro di Firenze che, coraggiosamente, sanciva che i soci lavoratori della Papavero fossero dei dipendenti a tutti gli effetti e che quindi dovessero essere reintegrati come previsto dallo Statuto dei Lavoratori).
Questi avvisi di garanzia sono funzionali al tentativo di intimidire i lavoratori che lottano e le realtà che li sostengono. Vogliono impedire l’autorganizzazione dei lavoratori e che siano adottate forme di lotta che creano realmente un danno ai profitti dei padroni delle Coop e dei committenti (la logistica, la grande distribuzione, ..), come il blocco dei camion e delle merci.
In questi anni le lotte nelle coop si sono sviluppate, hanno cominciato a mettere in discussione la dittatura e l’arbitrio dei capetti, si sono contrapposte a condizioni di lavoro umilianti e pressoché di schiavitù. Condizioni imperniate sulla mancata applicazione dei contratti, sul continuo ricatto del licenziamento e, quindi, della perdita del permesso di soggiorno, sulla negazione dei diritti minimi di qualunque lavoratore.
Con la repressione si vuole bloccare un movimento di lotta che sta crescendo, si vuole impedire che venga messa a nudo fino in fondo la “truffa del socio lavoratore” che costringe un essere umano a essere “socio” senza le prerogative di un vero socio di coop e, contemporaneamente, a essere “lavoratore” senza avere i diritti di tutti gli altri lavoratori.
Ma la repressione statale che oggi inizia a colpire le lotte nelle cooperative, non riguarda solo questo settore. E’ funzionale allo scenario che si va delineando con un governo chiamato “tecnico”, ma che ha l’obiettivo di far pagare la crisi ancora più duramente ai lavoratori e ai proletari, di “rilanciare” l’economia capitalista con la riduzione dei salari e l’azzeramento di diritti e contratti, sul modello di Marchionne alla Fiat.
In questo scenario il grande capitale, economico e finanziario, non vuole disturbatori, né operai e lavoratori che rifiutano di continuare a essere calpestati dalle politiche di rilancio dei profitti padronali, di precarizzazione di tutti i lavori e i lavoratori.