Nella notte di sabato sera contro i muri di RiMake, e del resto del complesso dell’ex liceo Omero, sono stati lanciati diversi ordigni incendiari esplosivi.
Solo grazie al rapido intervento delle persone presenti, in quel momento nello spazio per un evento sportivo, i danni provocati sono stati molto lievi.
Ma non è la prima volta che RiMake subisce intimidazioni. Questa è l’ennesima che mette a repentaglio la sicurezza di chi si trova all’interno dello spazio e di tutta la struttura.
RiMake è uno spazio bene comune gestito da abitanti del quartiere e associazioni della zona, collettivi informali e singole persone, tutt* insieme puntano a creare progetti di mutuo aiuto, autogestione, socialità, cultura, sport e quant’altro possa essere utile e necessario a migliorare la città, creando alternative concrete.
In questi quattro anni a Ri-Make sono nati e cresciuti in autorganizzazione doposcuola e centri estivi solidali, corsi di italiano e arabo, mercati contadini e accesso a cibo sano frutto di produzioni agroecologiche, sportelli sui diritti del lavoro e alla casa e, in particolare in questi anni di pandemia, sono state centinaia le persone in difficoltà che hanno trovato sostegno in questi progetti.
A chi può dar fastidio tutto questo? Chiunque esso sia e qualunque fosse l’obiettivo di questo atto violento, possiamo dire che non può che convincerci maggiormente di ciò che stiamo facendo: dare vita a presidi sempre attivi e aperti nei territori e nei quartieri popolari, fatti di mutuo soccorso, autogestione e costruzione di legami sociali forti che puntino a migliorare le condizioni di vita generali sono sempre più necessari per invertire la rotta imboccata con la crisi di questi anni e continuamente peggiorata da scelte politiche sbagliate.
Pensiamo a maggior ragione che la situazione di incertezza che RiMake sta vivendo, nel percorso che porterà il Comune a demolire l’edificio dell’ex liceo Omero, debba risolversi al più presto riconoscendo la necessità di beni comuni per il quartiere.
I fuochi notturni sono già diventati cenere e macchie scure sui muri. Noi proseguiamo e proseguiremo a spegnerli e a coltivare e far fiorire beni comuni, con l’acqua fresca vitale del mutualismo e dell’autogestione.