Milano: Forze dell’ordine contro centri sociali e giovani dissidenti
- ottobre 15, 2010
- in lotte sociali
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Ogni forma di cultura alternativa è sotto assedio in questa settimana dalle forze dell’ordine, capeggiate dal questore di Milano, Vincenzo Indolfi, dal Prefetto, Gian Valerio Lombardi, e dal vicedindaco, Riccardo De Corato.
Ieri, nuove brutte notizie per gli 11 ragazzi che lo scorso sabato mattina erano stati denunciati per la festa tenutasi al parco Lambro venerdi notte. Per coloro i quali non sono residenti a Milano è, infatti, stata disposta la misura di sicurezza preventiva comportante l’allontanamento immediato dalla città.
La notizia, pervenuta intorno alle 14 circa di ieri, è stata aggravata dall’obbligo di essere entro le ore 20 della sera stessa presso la questura del proprio comune di residenza. A nulla sono valsi gli appelli, sostenuti anche da chi scrive, ad ammorbidire i toni del confronto.
Per i giovani, non importa se con compagna e figli, se con un lavoro, o una casa da pagare ed una vita privata a Milano è scattato sordamente l’obbligo.
Firmatario del provvedimento risulta essere il Questore di Milano, ma la vicenda lascia – ad alcuni dei protagonisti, sostenuti dai loro avvocati – numerosi dubbi e preoccupazioni per la democraticità e la legalità delle istituzioni milanesi.
Questi provvedimenti, infatti, sembrerebbero palesarsi macroscopicamente illegittimi, cioè contrari alle prescrizioni legislative, e l’azione delle forze dell’ordine sembrerebbe perpetuare una forma di abuso di potere.
La misura è stata disposta, infatti, nei confronti di alcuni tra i partecipanti alla festa soltanto sulla base dei precedenti penali che essi avevano.
Una diseguaglianza che appare imbarazzante per uno stato democratico guidato da una Costituzione rigida che si basa su canoni ben diversi. Un provvedimento che appare, dunque, destinato a perire non appena il suo esame passerà sul tavolo di un magistrato.
Eppure, però, i giovani dovranno pagare gli avvocati e la domanda è: dove troveranno i soldi?
In una regione ove lo stesso Presidente, che è indagato per Abuso di potere e relazioni sospette con un’ associazione segreta nota come P3, continua a governare; oggetto delle azioni repressive della polizia sono i giovani.
Cosa si vuole? Forse il silenzio?
Ma le brutte notizie non finiscono qui.
Questa mattina, infatti, un nucleo delle forze dell’ordine ha colpito un altro centro sociale, la Bottiglieria occupata. Partito lo sgombero, 7 ragazzi – al di sotto dei 25 anni – per sfuggire alla polizia si sono nascosti sul tetto.
E’, così, a rischio anche la loro stessa vita, il tutto per sgomberare un capannone in disuso da anni.
La bottiglieria occupata è un centro sociale nato da pochissimo, ma da subito diventato centro di attività culturali. In questi giorni stava iniziando il corso di teatro, aperto a tutti, li si svolgevano videoproiezioni e si consentiva alle giovani band emergenti di suonare all’interno dei suoi spazi, tutto in orari che non recavano alcun disturbo alla quiete pubblica. Niente feste, niente droga.
Uno spazio nato dall’occupazione di uno stabile abbandonato, che si trovava in via Savona 18.
Adesso, dichiara De Corato, “si proceda con lo sgombero degli altri dodici stabili pubblici e privati occupati da decenni dai centri sociali, dal Cantiere alla Panetteria Okkupata a cominciare dal Cox di via Conchetta 18”.
Appare in corso, dunque, una vera e propria attività di repressione contro ogni forma pacifica di contestazione sul territorio milanese.
Per lo sgombero di oggi è stato isolato completamente un intero quartiere e sembrerebbe, dalle primissime testimonianze, che l’accesso sia stato vietato agli stessi residenti.
In questo momento, però, i giovani hanno organizzato un raduno all’università statale aperto a chiunque voglia sostenere la “Bottiglieria occupata” e tutte le altre realtà a rischio..
Ciò che si prospetta è un caldo autunno di fuoco, ma la domanda che i giovani – e non solo – si pongono è sempre la stessa: è giusto sprecare tante risorse pubbliche per simili azioni?
Favorevoli o contrari che si possa essere ai centri sociali, essi comunque – quando sono ben gestiti – garantiscono attività di pubblico interesse, corsi teatrali, video proiezioni, palestre. In una città come Milano, è proprio esclusivamente verso questi spazi che deve agitarsi la mano repressiva della pubblica autorità?
Interi edifici, in periferia ed anche in pieno centro, sono occupati da anni e fungono da mero teatro di spaccio di sostanze stupefacenti di ogni genere e di prostituzione, ma questo non sembra interessare alle forze dell’ordine. Interessano solo i centri sociali, le festicciole nei parchi.
Quello che sembra è che si voglia tacitare ogni forma di dissenso, ogni voce fuori dal coro, ogni forma pacifica di protesta. Il metodo che si sta utilizzando, poi, è quello della “tolleranza zero”, già fallito negli Stati Uniti ed incompatibile con i valori sui quali si fonda la nostra Repubblica.
Concludendo con le parole di una canzone di Noyz Narcos, Sotto Indagine: “la musica da strada è sotto indagine […] ne parlano al distretto, al tribunale e ultimamente pure sul giornale sottile linea tra paura e gloria tra mattino e sera, luna piena, non darà risposte anche stasera”.
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