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Milano: May Day 2004, dieci condannati con pene da 6 mesi a 1 anno e due mesi

Ancora una volta dalle aule dei tribunali le lotte sociali contro la precarietà non escono indenni: dieci condannati con pene da 6 mesi a 1 anno e due mesi e 22 assolti. 11 gennaio 2008
Si è concluso il 7 gennaio 2008 presso il Tribunale Penale di Milano con la sentenza il processo penale a 32 attivisti. Il sindacato CUB, promotore con altri della Mayday2004, protesta e denuncia l’uso abnorme e strumentale di gravi imputazioni e condanne che di volta in volta colpiscono settori sociali, sindacali e politici con l’intento di frenare le lotte per contrastare i peggioramenti delle condizioni di vita. A differenza di De Corato che definisce scene di guerriglia le manifestazioni lavoreremo per promuovere lotte che facciano arretrare la precarietà nella società. Un processo avviato per sovversione dello stato, devastazione saccheggio, danneggiamenti, imbrattamenti e in concorso o con aggravanti e manifestazione non autorizzata (15 maggio ’04) in parte si rivela una forzatura e si smonta cammin facendo con la accusa di sovversione che rapidamente viene lasciata cadere ma che alfine porta alla condanna di una parte dei manifestanti con condanne più pesanti (1 anno e due mesi) delle richieste del pubblico ministero (9 mesi). Il processo era partito il 16 marzo 2007. E’ caduta quasi subito la imputazione di sovversione dello stato per 5 attivisti accusati per i volantini distribuiti dalle varie forze presenti alla May Day. Al processo è stato sentito come testimone Gigi Malabarba (ex senatore) ed è stato seguito da decine di delegati sindacali del sindacato CUB. Durante la May Day 2004 venne dichiarato lo sciopero per la giornata del 1° maggio e chi ha provato a spiegare con presidi pacifici le ragioni di ciò è stato denunciato per violenza privata e poi assolto perché il fatto non costituisce reato. Altri erano accusati di devastazione e saccheggio in concorso o danneggiamenti: una parte assolti e una parte condannati. La May Day dal 2001 è stata nel pomeriggio del 1° maggio un grande momento di aggregazione di protesta contro la precarietà che è cresciuta negli anni anche come momento alternativo al primo maggio di Piazza San Giovanni dei sindacati confederali: alla May Day di anno in anno sono aumentate le presenze e nel 2004 decine di migliaia di persone e decine di carri si sono imposti alla attenzione di molti. La May Day ha certamente contribuito a scoperchiare, a porre l’attenzione sul dramma e sulla centralità della precarietà. Il sistema produttivo con la precarietà e il non rispetto delle leggi produce 4 morti al giorno e se nonostante la evoluzione tecnologica i morti continuano a non calare la colpa sarà pur di qualcuno e di qualcosa e la precarietà è una delle cause principali. I reati (aggravati dal concorso perché oltre 3 persone a commetterli) che sono stati attribuiti ai 32 si sono dimostrati in parte assurdi e comunque sproporzionati: la sovversione dello stato sulla base dell’art. 18 della legge 731 del 1931 dovrebbe essere decaduto dopo la Costituzione nata dalla Resistenza ma viena ancora utilizzato nelle aule dei tribunali. Le prove erano le decine di volantini che solitamente circolano nella manifestazioni.