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Milano: in piazza per la legge Zan. Cariche della polizia

Manganellate ai minorenni in nome della “libertà d’espressione”. Cariche contro un gruppo di ragazzi e ragazze che contestava la Popolo della Famiglia.

Scene da surrealismo puro sabato pomeriggio a Milano.

Andiamo con ordine.

Dopo il successo della manifestazione di sabato scorso all’Arco della Pace e in contemporanea con altre manifestazioni in giro per l’Italia in favore del DDL Zan, a Milano, in nome della “libertà d’espressione”, si è invece riunita la destra più conservatrice e retrograda con la presenza dei vari “santi protettori” Salvini e Pillon. I numeri non erano niente di che. Veramente poca roba rispetto alla mobilitazione transfemminista di settimana scorsa, ma anche rispetto alla piazza per la Palestina di giovedì.

Si sa che la polemica sulla fantomatica dittatura del politicamente corretto e su un’inesistente cancel culture sono solo la cortina fumogena che serve a consentire a un mare di odiatori seriali di farsi i propri porci comodi vomitando razzismo e omofobia sui social e non solo.

Senonché una buona parte della società italiana è anni luce avanti alle posizioni oscurantiste portate oggi in piazza Duomo. Soprattutto tra i più giovani.

E non è un caso che siano stati proprio ragazzi e ragazze giovanissimi a iniziare a contestare in modo totalmente spontaneo la piazza patrocinata da Salvini & c.

Contestazioni a cui i grandi difensori della “libertà d’espressione” hanno risposto con insulti, sputacchi e altre amenità.

Poi è bastato l’arrivo di un bel gruppo di studenti e studentesse organizzati con uno striscione che recitava “DDL ZAN SUBITO” per far perdere la testa a Digos e Reparto Mobile che, forse in ansia da prestazione per la presenza dell’ex-Ministro dell’Interno, hanno pensato bene di manganellare il pericolosissimo gruppo di cui facevano parte anche temibilissimi ragazzini e ragazzine di 14 anni e meno  e a cui si erano aggiunti gli altri giovanissimi e giovanissime presenti in piazza.

Risultato: almeno 3 feriti.

Il tutto ovviamente in nome della “libertà d’espressione”.

da MilanoInMovimento