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Milano: processo ai baristi che uccisero Abba

Lo uccisero a sprangate per una scatola di biscotti. Stamane è iniziato il processo contro Fausto e Daniele Cristofoli, padre e figlio, baristi di Milano accusati di aver ucciso sei mesi fa, Abdoul Guibre, detto Abba, 19 anni, italiano di famiglia originaria del Burkina Faso. Fuori dal palazzo di Giustizia gli amici di Abba hanno gridato contro gli “assassini”: “Hanno ammazzato una persona – ha detto il cugino di Abdoul – ma avranno lo sconto di un terzo della pena, e questo è ingiusto”. Sono in gran parte di colore i giovani che protestano davanti agli uffici giudiziari, ma con loro ci sono anche alcune ragazze italiane. Non sopportano che il giudice abbia accolto la richiesta degli imputati di essere giudicati con rito abbreviato. Vogliono giustizia e chiedono una pena equilibrata alla brutale aggressione del 14 settembre scorso. Davanti al gup, hanno testimoniato i due medici legali che si sono occupati dell’autopsia. Nei prossimi giorni saranno ascoltati i legali degli imputati. Il pubblico ministero non ha contestato l’aggravante del razzismo. Nelle ore immediatamente successive all’omicidio, i due baristi confessarono. Usarono l’asta di ferro che gli serviva per abbassare la saracinesca per vendicare il furto di due pacchetti di biscotti Ringo. Ammisero pure di aver gridato contro Abba e suoi amici frasi come “Negri di merda”, “Dove scappi, cioccolatino”. Uno dei ragazzi coinvolti nella rissa raccontò alla polizia che urlarono anche “vi bruciamo vivi”. I due baristi hanno precedenti: Fausto Cristofoli ha scontato sette anni di carcere per la rapina a un portavalori di 20 anni fa; il figlio ha una condanna (con pena sospesa) per rapina impropria, “una ragazzata – spiegò il difensore – come quella commessa da Abdoul”. Nella versione degli imputati, tutto avvenne in pochi minuti: l’ingresso dei tre ragazzi nel bar vuoto; la loro fuga; l’inseguimento prima a piedi e poi col furgone; le provocazioni; i tre che si armarono con bottiglie e bastoni e accettarono lo scontro accerchiando Fausto Cristofoli. “L’ho visto in difficoltà – dice il figlio Daniele – e sono intervenuto. Ho dato un solo colpo in testa al nero, ma lui è rimasto in piedi”. “No, era inciampato – sostenne uno degli amici di Abba – lo hanno colpito alla testa quando era già a terra”.
fonte: La Repubblica