“Camerata don Orlando Amendola: presente!”
Così, col vecchio motto cameratesco del “presente”, oltre a saluto romano e bandiera di Avanguardia Nazionale, si conclude il filmato messo online per la commemorazione di Umberto Vivirito, militante della stessa formazione ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia il 21 maggio 1977. Lo stesso due giorni prima si era guadagnato la ferita fatale per una rapina ad una gioielleria terminata con l’omicidio del proprietario colpito a morte da 6 proiettili e della moglie gravemente ferita ma scampata.
Don Orlando Amendola per lui non ha mezze misure: lui era una persona “differente”, “Ragazzi come lui ne nasceva uno ogni ottocento” e che “era un giovane che si poneva delle domande sulle regole e cercava risposte con passione”. Per il sacerdote, insomma, un esempio da seguire, sicuramente canonico agli ideali della Chiesa vista la viva approvazione per la vita di questo quasi santo.
La rapina, rivelarono le indagini, sarebbe servita a finanziare quelle trame d’allora di progetti eversivi dell’estrema destra poi mai svelata del tutto tra chi un giorno metteva una bomba in una stazione, l’altro sprangava a morte chi si batteva per impedire le azioni dei neo-fascisti.
Un vero prete-camerata don Orlando Amendola che, oltre a celebrare la messa, partecipa anche a livello politico, attraverso braccia tese e slogan. È lui infatti il cappellano del Campo X del cimitero Maggiore (dove sono sepolti appunto i caduti della Rsi) e che ogni anno lo vede presente alla cerimonia in ricordo dei caduti della Rsi nel “suo” campo, l’ultima il 29 aprile scorso nonostante i divieti della prefettura. Tanto c’è il capo con le chiavi ad aprirgli, a lavargli le anime e le mani sporche di sangue.