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Per Mimmo Lucano mezza vittoria in Cassazione

Una vittoria, parziale, ma pur sempre una vittoria. I giudici della Cassazione danno ragione a Mimmo Lucano, ma solo in parte.

L’ordinanza con cui il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, il 16 ottobre scorso, aveva imposto il divieto di dimora a Riace per il sindaco (già sospeso) del borgo della Locride è annullata. Gli atti sono stati rinviati nuovamente al Riesame che dovrà ripronunciarsi sulle esigenze cautelari. I giudici di piazza Cavour, dopo una camera di consiglio di dieci ore, hanno accolto il ricorso di Lucano annullando l’ordinanza impugnata «limitatamente al reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente di cui al capo ‘T’ della rubrica e alle esigenze cautelari» e rinviando «per nuova deliberazione su tali punti al tribunale di Reggio Calabria sezione riesame».

La posizione di Lucano, dopo il verdetto della Corte, sembra quindi alleggerirsi. Anche se bisognerà attendere il deposito delle motivazioni per capire nel dettaglio i rilievi che i giudici del Palazzaccio hanno mosso all’ordinanza del Riesame. Nella sua requisitoria, invece, il sostituto pg della Cassazione, Ciro Angelillis, aveva chiesto di rigettare il ricorso di Lucano, che è indagato nell’ambito di un’inchiesta su presunte irregolarità nella gestione del progetto migranti.

Gli ermellini della sesta sezione penale hanno invece ritenuto non più sussistente il rischio di «inquinamento probatorio», alla base dell’ordinanza cassata, che non avrebbe più ragion d’essere adesso che l’inchiesta è stata chiusa. Lucano ha preferito non commentare la sentenza: «Nessuna dichiarazione al momento. Devo parlare prima con i miei avvocati per capire bene i termini della sentenza. Dopodiché valuterò se dire qualcosa. Sono questioni delicate – ha aggiunto – e voglio prima capire cosa é stato concretamente deciso dalla Suprema Corte». Per lui (ed altri 30 soggetti indagati) la procura di Locri nel dicembre scorso, ha chiuso le indagini, riproponendo l’impianto accusatorio, già bocciato ad ottobre dal Gip di Locri, Domenico di Croce.

Nel chiederne l’arresto, gli inquirenti avevano imputato a Lucano presunte irregolarità nella gestione dei fondi destinati all’accoglienza ma tali ipotesi accusatorie erano state già smontate dal gip locrese che arrivò a definire l’inchiesta «grossolana», demolendo tutte le contestazioni più gravi tra cui malversazione, concussione e truffa ai danni dello Stato.

Proprio per ribadire le contestazioni a tali accuse, Lucano, accompagnato dai suoi legali Antonio Mazzone e Andre Daqua, si è presentato qualche giorno fa al Palazzo di Giustizia di Locri per rilasciare spontanee dichiarazioni. Tutti elementi che i magistrati dovranno valutare per disporre l’archiviazione ovvero il rinvio a giudizio. Prima d’allora, saranno i giudici del Riesame a stabilire se Lucano può ritornare a Riace e riprendere i galloni di sindaco. Ma, intanto, il tempo passa, Riace resta senza il suo primo cittadino e il 26 maggio ci saranno le nuove elezioni comunali. La Lega ha annunciato che correrà con un suo candidato sindaco.

Silvio Messinetti

da il manifesto