Cortei e presidi in tutta Italia in solidarietà con Alfredo Cospito, contro il 41bis e l’ergastolo. Tre fermi a Roma
Sabato di mobilitazione contro il 41 bis e per Alfredo Cospito, esponente anarchico in sciopero della fame ormai da 108 giorni. I medici e il Tribunale di sorveglianza di Milano stanno cominciando a valutare l’eventuale trasferimento dal centro clinico del carcere milanese di Opera al reparto di medicina penitenziaria dell’ospedale San Paolo.
L’ipotesi di un ricovero ospedaliero, da quanto si è appreso, è realistica laddove il 55enne, da 108 giorni in sciopero della fame, dovesse proseguire a rifiutare anche gli integratori. La loro prolungata interruzione potrebbe portare a una crisi cardiaca e alla necessità di trattamenti salva vita.
Cospito è all’interno del carcere milanese di Opera. Fuori, sabato pomeriggio, sono arrivati almeno 400 solidali per un presidio. Appeso lo stesso striscione che già ieri, venerdì, aveva aperto il presidio-corteo partito dalla Stazione Centrale: scritto “Contro il 41 bis. Per un mondo senza galere. Libertà per tutti e tutte”. A margine del presidio, un gruppo di solidali si è avvicinato al muro esterno del carcere, con fumogeni e cori.
Alla destra che tifava incidenti per alimentare l’allarme anarchici è andata male, i due giorni di mobilitazione milanese per Alfredo Cospito si sono conclusi senza tensioni.
Venerdì sera il corteo nella zona della stazione Centrale di Milano, ieri pomeriggio il presidio fuori dal carcere di Opera dove da lunedì scorso è detenuto Alfredo Cospito. Nel parcheggio davanti all’ingresso del penitenziario sono arrivati 400 anarchici dal nord Italia, qualcuno dalla Svizzera. C’erano anche i sindacati di base Si Cobas, Adl Cobas e Sol Cobas. Una composizione meno milanese di quella che si era vista in città delle scorse settimane.
I primi ad arrivare verso le 14 sono alcuni anarchici con qualche anno d’età in più rispetto alla media di quelli che arriveranno dopo, con loro hanno le storiche bandiere rossonere dell’anarchia. Alle 15 il presidio inizia ad animarsi, vengono appesi gli striscioni: «41 bis = tortura di Stato» era scritto su uno di questi. Viene montato un piccolo impianto audio per gli interventi dal quale viene trasmessa anche una diretta radiofonica insieme ad alcune radio antagoniste. Ai giornalisti gli anarchici chiedono subito di stare a distanza, «Non ci interessa parlare con voi». Li accusano di essersi interessati al caso di Alfredo Cospito solo negli ultimi giorni e solo per specularci sopra e creare allarmismo. Prima che la situazione degeneri anche la Digos deve chiedere a qualche troupe particolarmente insistente di allontanarsi. Tra cori e interventi al microfono, a un certo punto dal carcere escono alcune famiglie con bambini che guardano tra l’incredulo e lo spiazzato quella folla che urla contro il carcere. Era giorno di visite ieri al carcere di Opera, avevano appena incontrato qualcuno di caro dentro al penitenziario. Per qualche minuto quei due mondi si sfiorano.
A metà pomeriggio, poi, un gruppetto di anarchici si stacca e raggiunge dai campi la recinzione esterna del carcere. Cori, slogan, una battitura contro le reti, quando gli agenti oltre la cinta si avvicinano parte qualche sasso. Fin quando anarchici e polizia non indietreggiano, ciascuno verso il proprio fronte. Una ragazza della provincia di Pavia ci dice che lei il 41 bis per certi mafiosi lo terrebbe, ma la sua è una voce isolata. Qui tutti sono per l’abolizione del 41 bis e contro il carcere. Un sindacalista dei magazzini della logistica ci ricorda dalla repressione che subiscono i facchini: «Lì però i tuoi colleghi non li vedo a fare le interviste». Al tramonto partono i fuochi d’artificio e gli ultimi slogan: «Liberi tutti, fuoco alle galere», poi il presidio si scioglie. I prossimi saranno giorni di discussione e bilancio per chi sta portando avanti la campagna a sostegno di Alfredo Cospito. E certamente nuove mobilitazioni.
Radio Onda d’Urto da Milano la voce di un solidale. Ascolta o scarica
A Roma invece corteo partito verso le ore 16 da piazza Vittorio e partecipato da svariate centinaia di persone.
TRA I MILLE che hanno sfilato da piazza Vittorio a largo Preneste presenza di anarchici ma anche gli studenti che hanno occupato Lettera alla Sapienza, qualche militante dei centri sociali (a titolo personale), gente venuta a vedere, solidali di estrazione politica non identificabile. Le tensioni sono arrivate tutte con il calare delle tenebre: dopo un percorso abbastanza tranquillo, arrivati sulla Prenestina un gruppo di manifestanti ha fatto esplodere petardi, tentato di buttare bidoni dell’immondizia sulla strada, lanciato oggetti contro la polizia, dato fuoco a una centralina dell’elettricità, sfondato una fermata del pullman. Poi gli agenti hanno caricato. Risultato (parziale): tre fermati e due feriti tra i manifestanti. Durata dei tafferugli: meno di dieci minuti.
Il corteo, comunque, non ha rispettato il percorso annunciato nei giorni scorsi: doveva arrivare in piazza San Giovanni e invece si è diretto da subito verso Porta Maggiore e da lì fino al Pigneto, dove si è sciolto all’ora di cena. Lo Stato ha per così dire trattato in questo caso e ha accompagnato i manifestanti in un minuetto di avvicinamenti e allontanamenti: davanti alla concessionaria della Jeep all’incrocio tra via Manzoni e via di Porta Maggiore il dispiegamento di forze era ingente. Qualcuno ci ha pure provato a dare qualche mazzata alle vetrine, ma tutto si è risolto con qualche sguardo in cagnesco e poco più. Altra istantanea: al passaggio in piazzale Labicano lo schieramento di agenti in tenuta antisommossa è imponente, due file che sbarrano l’intero lato est. L’obiettivo sensibile da proteggere è il gabbiotto della polizia locale, peraltro recentemente decorato da graffiti approvati dal Comune.
Gli slogan dei manifestanti, per il resto, erano quelli attesi: «Fuori Alfredo dal 41 bis», «Fuori tutti dalle galere, dentro nessuno, solo macerie», «La nostra azione è più forte di ogni autorità».
IL DISCORSO di apertura l’ha fatto Lello Valitutti, «l’anarchico in carrozzina», unico testimone civile presente nella questura di Milano la notte che Pinelli cadde giù dalla finestra, recentemente tornato all’onore delle cronache per una sua intervista in cui annunciava che «se Alfredo morisse, gli verrà sparato addosso (a quelli che lui riterrebbe i responsabili, ndr)». Una minacciosa provocazione che ovviamente ha scatenato le ire di molti, ma in fondo sono decenni che Valitutti rilascia dichiarazioni incendiarie e molto al di là dei confini della ragionevolezza, attirandosi addosso critiche e denunce. E così, dopo aver addirittura parlato dei «partigiani che hanno fatto la Repubblica» contrapposta «agli assassini» di cui invece Giorgia Meloni e il suo governo sarebbero eredi, la chiusura dal megafono ha visto la riproposizione di uno slogan antico un bel po’: «Pagherete caro, pagherete tutto». Valitutti, poi, si è fatto tutto il percorso davanti allo striscione di apertura.
IN MEZZO AL CORTEO, la riproposizione del discorso che nell’area anarchica (e non solo) si fa sul caso Cospito: dotte disquisizioni in punta di diritto sui processi subiti dall’anarchico, citazioni della Corte sulla costituzionalità del 41 bis, passaggi sulla Cedu che lo definisce «tortura», racconti sulla durezza della vita in generale dietro le sbarre. Il tutto intervallato dagli slogan e dalla techno sparata dalle casse («Ci arresteranno per rave», dice un manifestante scherzando, ma solo fino a un certo punto). Immancabili, poi, le facce cattive per i giornalisti – «Infami», come da cartellone pure esposto sul camioncino che guidava la folla – e gli inviti non gentilissimi a evitare di fare foto e riprese: è questo il motivo per cui la nutrita pattuglia di cronisti, almeno un centinaio, ha preceduto il corteo alla sua testa, evitando di avvicinarsi troppo.
È finita con qualche tensione e la promessa che non è finita qui. La stessa fatta anche nelle altre città dove pure ieri si è manifestato contro il carcere duro e per Alfredo Cospito: da Milano alla Toscana, passando per L’Aquila, «città simbolo del 41 bis» secondo il volantino distribuito al presidio.
A sera, percorrendo a ritroso il percorso del corteo, sembra non essere successo niente: il traffico scorreva nella sua tipica non eccessiva confusione del sabato, sull’asfalto addirittura i segni di idropulitrici passate da poco, gente a passeggio, bar e pizzerie che cominciano ad affollarsi. E sotto alle insegne della Jeep di via Manzoni i senzatetto che si preparano ad affrontare la notte.
La corrispondenza dalla Capitale di Radio Onda d’Urto con Chiara, del collettivo FuoriLuogo dell’Università La Sapienza.Ascolta o scarica
Altre manifestazioni si sono svolte a Parma, Pisa, Napoli, L’ Aquila, Genova (carcere femminile di Pontedecimo), Rovereto, Cosenza, Palermo. Domenica invece appuntamenti a Cagliari, Sassari, Bergamo.
La Giornata di lotta contro il 41 bis dalle corrispondenze di Radio Onda Rossa
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