Mondiali di calcio 2022: viaggio dell’orrore tra i migranti sfruttati per costruire gli stadi in Qatar
Il prossimo 21 novembre saranno inaugurati i Mondiali di Calcio in Qatar. Un evento mastodontico e attesissimo da tanti appassionati, che però molte persone stanno già pagando a caro prezzo, con la loro vita. Una recente inchiesta condotta dal Guardian ha svelato che oltre 6mila lavoratori sono morti nell’ultimo decennio in Qatar, nel corso dei lavori di costruzione di 7 nuovi stadi e di altre infrastrutture in vista della Coppa del Mondo. Una cifra che fa rabbrividire. A morire, stremati dagli sforzi e dal caldo eccessivo, principalmente migranti provenienti da Paesi come India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka.
di Rosita Cipolla
Il vaso di Pandora è stato scoperchiato ormai da tempo e sono numerose le testimonianze raccolte da chi ha vissuto sulla propria pelle tutto l’orrore dello sfruttamento, ma la situazione non è cambiata e gran parte del mondo preferisce non vedere per agire (fermando l’enorme macchina organizzativa dei Mondiali.
Turni di lavoro massacranti, caldo infernale e zero tutele
Oggi, mentre la FIFA è destinata a generare enormi entrate dalla Coppa del Mondo, i lavoratori migranti stanno ancora soffrendo per far sì che i mondiali abbiano luogo – denuncia l’organizzazione Amensty International – Le recenti riforme del Qatar non vengono correttamente attuate o applicate, il che significa che molte aziende non pagano ancora adeguatamente i propri dipendenti o non li trattano in modo equo. I datori di lavoro hanno ancora un controllo eccessivo sulla vita dei loro lavoratori: possono costringerli a lavorare un numero di ore eccessive o impedire loro di cambiare lavoro. Quando i lavoratori migranti vengono sfruttati, è molto difficile per loro ottenere giustizia o risarcimenti. Non possono aderire ai sindacati, quindi non possono lottare collettivamente per migliori condizioni di lavoro.
Gran parte dei lavoratori migranti deceduti erano molto giovani, godevano di ottima salute e avevano superato gli esami medici obbligatori prima di partire per il Qatar.
Manjur Kha Pathan, 40 anni, era alla guida del camion per 12-13 ore al giorno. – racconta Amnesty International che sta esaminando in dettaglio le storie dei lavoratori morti a causa dello sfruttamento – Si era lamentato perché l’impianto di aria condizionata non funzionava più. Il 9 febbraio 2021 si è sentito male nel suo alloggio ed è morto prima che arrivasse l’ambulanza.
La stessa sorte è toccata a Sujan Miah, un tubista di 32 anni impegnato in un progetto nel deserto. È stato trovato morto nel suo letto la mattina del 24 settembre 2020. Nei quattro giorni precedenti la temperatura aveva superato i 40 gradi. Tul Bahadur Gharti, invece, era un operaio edile, morto nel sonno il 28 maggio 2020 dopo aver lavorato per circa dieci ore con una temperatura che aveva raggiunto i 39 gradi.
Ma queste sono soltanto alcune delle terribili vicende che giungono dal Qatar. Uno dei principali rischi per la salute dei lavoratori migranti in Qatar, ampiamente documentato quanto prevedibile, è legato all’esposizione a temperature estreme e a tassi elevati di umidità.
Nel 2019 il Governo del Qatar ha commissionato uno studio al laboratorio greco FAME, dal quale è emerso che i lavoratori che avevano soltanto le protezioni minime previste dalla legge rischiavano assai di più di avere un colpo di calore rispetto a un gruppo di lavoratori impiegati nei progetti per i mondiali di calcio del 2022, che hanno generalmente standard più elevati di protezione. Sempre nel 2019 uno studio condotto dalla rivista “Cardiology” ha trovato una correlazione tra caldo e decessi di lavoratori nepalesi in Qatar, concludendo che “almeno 200 dei 571 decessi per problemi cardiovascolari dal 2009 al 2017 avrebbero potuto essere evitati”.
Le responsabilità della FIFA
Insomma, i rischi corsi dai lavoratori in Qatar non sono affatto nuovi, ma sono noti da tempo. E Amnesty International punta il dito contro la stessa FIFA, complice di questo sfruttamento selvaggio.
Quando la FIFA ha deciso di far svolgere le gare della Coppa del Mondo in Qatar sapeva – o avrebbe dovuto sapere – dei rischi intrinseci nell’ospitare il torneo lì, a causa della forte dipendenza del paese dai lavoratori migranti e del grave sfruttamento che essi devono affrontare. – denuncia l’organizzazione impegnata nella difesa dei diritti umani – La FIFA ha la chiara responsabilità di agire quando i lavoratori dei progetti connessi allo svolgimento della Coppa del Mondo sono a rischio di sfruttamento sul lavoro e deve usare la sua influenza per sollecitare il Qatar a proteggere adeguatamente tutti i lavoratori migranti. Sebbene siano stati compiuti progressi sui diritti dei lavoratori, gli abusi in corso mostrano che Qatar e FIFA devono fare molto di più affinché la Coppa del Mondo lasci un’eredità positiva.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto sta accadendo in Qatar e spingere la FIFA a intervenire e denunciare i casi di sfruttamento, Amnesty International ha lanciato una petizione online, a cui hanno già aderito 15mila persone.
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Fonti: Amnesty International/The Guardian
da Greenme