Morì d’infarto dopo le manette, indagini riaperte per il caso di Marinelli
- febbraio 25, 2013
- in malapolizia, violenze e soprusi
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Si riapre il caso di Luigi Federico Marinelli, il 49enne dell’Eur, morto il 5 settembre 2011 subito dopo essere stato ammanettato e immobilizzato dalla polizia intervenuta per una lite in famiglia. Il gip Giacomo Ebner ha disposto il proseguimento delle indagini per omicidio colposo a carico dei quattro agenti inviati quella sera dal 113 in via De Vico, rigettando così la richiesta di archiviazione arrivata dalla procura.
Nel provvedimento, il giudice ha invece scagionato definitivamente i due infermieri del 118 accorsi nell’appartamento «visto che non hanno potuto far altro che constatare il decesso».
LA NUOVA PERIZIA
«La consulenza tecnica del pm non ritiene collegabile alla condotta degli agenti la morte di Marinelli», ha premesso il magistrato, «al contrario la consulenza di parte ritiene che la costrizione fisica operata dagli agenti, in particolare l’ammanettamento e il successivo capovolgimento in terra del Marinelli, sia possibile causa dell’arresto cardiocircolatorio». Quindi la conclusione: «Deve essere ben chiarito il ruolo che ciascun indagato ha avuto nella vicenda». Di qui la restituzione degli atti al pm titolare dell’inchiesta che entro il 10 marzo dovrà conferire una nuova consulenza tecnica. «La decisione ci conforta», ha spiegato l’avvocato di parte civile Giuseppe Iannotta, «Siamo sicuri che se non l’avessero ammanettato, non sarebbe morto. L’arresto cardiaco è secondario a un forte trauma toracico».
LE COSTOLE FRATTURATE
«Quando è morto non trovavano neppure le chiavi delle manette per liberarlo», ha aggiunto Vittorio Marinelli, fratello della vittima e anche lui avvocato. La madre, un’ex funzionaria ministeriale, non si rassegna: «Luigi quella sera voleva 10mila euro e abbiamo discusso, erano soldi suoi che temevo potesse sperperare, allora ho chiamato la polizia per incutergli timore, ma anche come supporto per un eventuale Tso, vista la sua instabilità psicologica», ha raccontato. «Alla fine ho ceduto – ha spiegato – e ho firmato l’assegno davanti agli agenti. Lui a quel punto voleva uscire, aveva la fidanzata che lo aspettava al bar, ma i poliziotti, chiusa la porta, lo hanno preso e ammanettato, saltandogli addosso per bloccarlo con le mani dietro la schiena. Ho visto mio figlio irrigidirsi, un incubo». Per la procura, invece, l’infarto che ha ucciso Marinelli potrebbe essere ricollegato a un eventuale uso di stupefacenti. E le fratture su dodici costole causate dalle manovre di rianimazione. Nella richiesta di archiviazione il pm aveva scritto: «Sono state osservate unicamente le seguenti fratture costali: in emitorace destro: 6 coste fratturate; in emitorace sinistro: 6 coste fratturate».
fonte: il messaggero
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