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Morte di Stefano Frapporti: Archiviato il caso

Stefano Frapporti si è impiccato nella cella numero 5 del carcere di via Prati per “autonoma e libera scelta, verosimilmente favorita dalle condizioni stressanti che un arresto inevitabilmente comporta”, ma le motivazioni profonde del gesto restano – secondo il gip Riccardo Dies che firma il decreto di archiviazione depositato alcuni giorni fa – “imperscrutabili” e “non emergono in alcun modo elementi idonei a configurare una penale responsabilità a carico di terzi per quanto avvenuto”.
Le tre pagine abbondanti di motivazione sono uno scrupolo piuttosto raro nelle procedure di archiviazione, che di norma si limitano al semplice dispositivo: poche righe per dire che gli atti sono destinati all’archivio. Con ogni evidenza, il gip Dies intendeva dimostrare di non aver preso la vicenda sottogamba e il documento affronta ogni singolo elemento sollevato dal legale della famiglia Frapporti, l’avvocato trentino Giampietro Mattei.
Innanzi tutto, Dies sostiene che per quanto l’assunzione di cannabis comprovata dai modesti quantitativi di Thc trovato nel corpo di Frapporti possa “aver favorito” un effetto depressivo, non è qui che va cercata la causa della decisione di togliersi la vita. Il gip scrive che non si possono rimproverare gli agenti della polizia penitenziaria, poiché Frapporti, dal suo ingresso in carcere (ore 23.15) fino a quando è stato trovato senza vita (ore 00.05) non aveva manifestato “un tono dall’umore depresso”, “intrattenendo una conversazione col personale del carcere del tutto serena”. La decisione di togliersi la vita appare “un evento del tutto imprevedibile e inevitabile”.
L’ultimo controllo alla cella numero 5 è stato eseguito alle 23.35 “senza che fosse rilevato segno di anomalia”. Infondati poi, secondo il giudice, i rimproveri per il mancato controllo del detenuto, il mancato sequestro del laccio dei pantaloni della tuta e la tempestività nei tentativi di rianimazione. Secondo il referto medico legale, l'”impiccamento atipico”, con il nodo scorsoio in posizione laterale sinistra, conduce in soli dieci secondi alla perdita di conoscenza e alla morte per anossia dell’encefalo. Il laccio inoltre non era visibile e comunque sarebbe stato valutato non idoneo “per ottenere un effetto tanto devastante”. Quanto ai due buchi rilevati sul braccio e di cui la famiglia chiede conto risalirebbero a “48 ore prima del decesso”, quando Frapporti era ancora libero. Infine l’arresto: obbligatorio perché con oltre 100 grammi di hashish in casa non era ipotizzabile l’uso personale. Mentre l’ipotesi di formazione di prove false da parte dei carabinieri è “al limite della calunnia”.

Fonte: Il Trentino

Comments ( 2 )

  • L’Italia è diventata il paese delle archiviazioni…molto comodo per tutti..non scoprire la verità!!!!!!!!!!!

  • Anonymous

    porci mailali giornalisti
    cani infami lontani dalle responsabilita delle vostre parole
    bugie a scopo giornalistico
    che smettano di nascere le cagne che vi cagano.
    Sfigati bastardi
    peggo di politici e sbirri e fasci