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È morto Claudio Renne, uno dei detenuti che denunciò le torture al carcere Asti

Lo scorso 11 gennaio è morto Claudio Renne, uno dei detenuti che denunciò le torture subite nel carcere di Asti. A darne la notizia è stata l’esponente radicale Rita Bernadini su facebook: «È morto uno dei detenuti torturati nel carcere di Asti più di cinque anni fa. Mi ha dato la triste notizia il Garante dei detenuti del Piemonte, Bruno Mellano. Claudio era ricoverato alle Molinette dal 27 dicembre, giorno in cui Bruno Mellano lo aveva ancora visto in carcere, perché rifiutava di andare in ospedale, ma nella stessa giornata si era convinto e lo avevano trasferito; stava molto male. Con la Garante comunale Gallo e l’avvocato Mellano sta seguendo la vicenda del risarcimento legato alla detenzione di Asti dove furono accertati episodi di maltrattamento e tortura».

La storia ha dell’incredibile, anche se non è l’unica. Il 10 dicembre del 2004, Claudio Renne, all’epoca 30enne, di Novara, e Andrea Cirino, oggi 37enne, di Torino, reclusi nella casa circondariale di Quarto per reati contro il patrimonio, hanno avuto un diverbio con un agente della polizia penitenziaria. Tornato dai colleghi la guardia ha raccontato di aver subito un’aggressione da parte dei due detenuti. A quel punto è partita una spedizione punitiva contro Renne e Cirino, portati da un gruppo di agenti nella sezione isolamento, dove sono stati denudati e tenuti in celle prive di vetri nonostante il freddo. I due detenuti sono stati quotidianamente picchiati, insultati, privati del sonno e della possibilità di lavarsi, tenuti senza materassi, lenzuola, coperte e con il cibo razionato. Un agente ha schiacciato la testa di uno dei due con i piedi. «Non mi facevano dormire. Faceva così freddo che ero costretto a stare tutta la notte per terra, attaccato a un piccolo termosifone. Non appena mi addormentavo, alzano lo spioncino e gridavano: ‘ Stai sveglio, bastardo! ‘. Poi sentivo i passi con gli anfibi e allora capivo: mi rannicchiavo. Loro entravano in sette od otto nella stanza e partivano calci, pugni, schiaffi. Speravo solo che la raffica finisse, ma non finiva mai», ha raccontato anni dopo Cirino. Il 23 novembre del 2014 la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva dichiarato ammissibile il ricorso di due detenuti sottoposti a torture e il ministero della Giustizia aveva offerto un risarcimento di circa 40mila euro ciascuno ai due detenuti per revocare la causa davanti alla Cedu. L’indagine giudiziaria sui fatti di Asti iniziò nel 2005 in seguito a due intercettazioni del 19 febbraio 2005 nei confronti di alcuni operatori di polizia penitenziaria sottoposti a indagine per altri fatti.

C’è uno stralcio delle intercettazioni che rende chiara l’idea. Si tratta di un dialogo tra due agenti, P e B:

P … Invece da noi non è così… a parte il fatto che… da noi tutta la maggior parte che sono… è tutta gentaglia… è tutta gente che prima… e poi scappa… Poi vengono solo… quando sono in quattro cinque… così è facile picchiare le persone

B. E bello…

P. Ma che uomo sei… devi avere pure le palle… lo devi picchiare… lo becchi da solo e lo picchi… io la maggior parte che ho picchiato li ho picchiati da solo

B Si… sì

P. Ma perché comunque non c’hai grattacapi… non c’hai niente… perché con sta gente di merda… hai capito… perché qua… oramai… sono tutti bastardi… oramai c’abbiamo il grande Puffo… che deve fare le indagini… hai capito?

B. Chi?

P. Ha rotto i coglioni… mo dice che ha mandato la cosa di S… in Procura…

B. Quale S? S… dice che ha picchiato non so a chi… là ha mandato tutto in Procura… ha preso a testimoniare un detenuto… cioè noi dobbiamo stare attenti pure su… se c’è un… pure con le mani bisogna stare attenti. Eh, anche perché rovinarti per uno così a me l’altra volta che io e D. picchiammo…

La Corte di Cassazione, il 27 luglio del 2012, confermò quello che accadde all’interno del carcere piemontese. La sentenza del giudice aveva stabilito che i fatti “potrebbero essere agevolmente qualificati come tortura”.

Ma il reato di tortura, in Italia, non esiste. Il giudice ha dovuto procedere per reati più lievi, arrivando ad assoluzioni e prescrizioni.

Damiano Aliprandi da il dubbio