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Mos Maiorum, in carcere 19mila migranti innocenti

Ora abbiamo i numeri. L’operazione Mos Maiorum è stata una terribile, e senza precedenti, maxi retata nei confronti degli immigrati. La vasta operazione poliziesca europea capitanata dall’Italia, avvenuta nelle due settimane dell’ottobre scorso, ha provocato ben 19000 arresti.

La maggior parte degli arrestati sono immigrati clandestini che non hanno commesso nessun reato. A denunciarlo è stata l’associazione umanitaria londinese Statewatch. Secondo l’associazione, che ha messo a confronto i report finali delle ultime operazioni, il numero dei fermati è raddoppiato rispetto alla precedente operazione Perkunas (10.459 fermi in due settimane), e addirittura quadruplicato in confronto all’operazione del 2012, Aphrodite (5.298 fermi in due settimane).

Proprio nel report finale dell’operazione Mos Maiorum, redatto dal Consiglio d’Europa, si evidenzia che «i cittadini siriani sono stati quelli maggiormente identificati (5088 persone), seguiti da afghani (1466 persone), serbi (in particolare kosovari, 1196) ed eritrei».

Poco più di 11mila le richieste di protezione internazionale presentate dopo l’intercettazione dagli stranieri controllati. Il report non esplicita invece, esattamente come i documenti relativi alle precedenti operazioni, il numero degli agenti coinvolti. Piuttosto, sottolinea che «per motivi sconosciuti Mos Maiorum ha catturato l’attenzione dei mass media, che hanno etichettato l’operazione come un’azione finalizzata all’arresto dei migranti, nonostante gli obiettivi fossero l’individuazione di reti criminali coinvolte nel favoreggiamento dell’immigrazione irregolare e il monitoraggio dei percorsi usati dai trafficanti.  Un obiettivo raggiunto, visto che sono stati fermati 257 trafficanti», si legge sempre nel report.

Il dato parla da solo: sui 19000 arrestati, chi ha commesso reati sono solo 257. Del resto, lo stesso Statewatch sottolinea che nel documento di avvio dell’operazione di polizia uno degli obiettivi dichiarati era proprio «arrestare i migranti irregolari». Inoltre, un’altra critica mossa dai media all’avvio di Mos Maiorum  riguardava il rischio di incorrere in quello che in inglese viene definito racial profiling, di fatto una schedatura su base etnica.

Un rischio che almeno sulla carta si era cercato di evitare: con l’avvio dell’operazione si raccomandava agli Stati partecipanti – tutti i membri dell’Unione Europea, ad eccezione di Croazia, Grecia e Irlanda – di «portare avanti le attività nel pieno rispetto della dignità umana, mantenendo i più alti standard di professionalità e rispetto dei diritti umani, evitando ogni trattamento discriminatorio e avendo cura dei bisogni speciali dei gruppi vulnerabili».

Raccomandazioni che, stando a quanto riportato da Statewatch, non sembrano essere particolarmente servite: riprendendo alcune delle segnalazioni raccolte tramite la campagna Map Mos Maiorum, l’associazione evidenzia che nelle operazioni di controllo e fermo ci sarebbe stata una forte presenza, da parte delle forze dell’ordine, di comportamenti discriminatori e stigmatizzanti.

Un gruppo di europarlamentari, tra cui l’italiana Barbara Spinelli, ha scritto una lettera aperta criticando «lo scaricamento di responsabilità messo in atto dal Consiglio d’Europa»: alle richieste di chiarimento su Mos Maiorum, il Consiglio avrebbe risposto che l’operazione è stata condotta sotto la responsabilità del governo italiano. In realtà, come ricordato dagli europarlamentari, l’operazione di polizia europea fu lanciata a ottobre dalla presidenza italiana, allora a capo del semestre di presidenza del Consiglio d’Europa, e l’operazione Mos Maiorum fu concordata durante la definizione del programma di lavoro del Consiglio.

 Infine, come sottolineato anche da Asgi – che definì l’operazione «un’azione miope e disumana» – secondo quanto contenuto nella proposta trapelata lo scorso 10 luglio gli Stati membri dovevano confermare la propria partecipazione anche al Segretariato generale del Consiglio: un aspetto che conferma il coinvolgimento dell’istituzione europea in questa operazione.

Ricordiamo che sempre la Spinelli della Sinistra unitaria europea, aveva denunciato in particolare che Mos Maiorum si trattava di un’operazione in cui vengono “profilati” gli immigrati irregolari procedendo alla loro identificazione «con l’autorizzazione anche a usare la violenza se necessario», secondo documenti della polizia di cui l’europarlamentare ha detto di essere in possesso. «È difficile non chiamarla per quello che è, una retata». E la denuncia dell’associazione Statewatch lo ha confermato: si è trattato di una vera e propria retata.

Ricordiamo che dopo questa operazione, a novembre si è dato il via ad una nuova missione europea, sempre sotto la guida italiana, con effetti disastrosi. Si chiama ”Triton”, altro nome calssicheggiante per dare vita al controllo delle frontiere e la lotta all’immigrazione irregolare. L’operazione Triton, attualmente operativa, è ben spiegata da un documento visionabile dove delinea ”Triton” come un rinforzo di Hermes, dispositivo lanciato il 1 marzo 2014 finalizzato a controllare e combattere l’immigrazione irregolare proveniente da Algeria, Egitto,Grecia, Libia e Tunisia. Nel concreto, il “rinforzo” è costituito da due aerei, un elicottero, due motonavi, due imbarcazioni leggere, sette team di esperti dell’agenzia europea, per un totale di 2.300.000 euro al mese. A

La preoccupazione espressa da vari organismi umanitari, compresa Amnesty International, è quella della sostituzione di Mare Nostrum con l’operazione Triton. L’Europa non sembra dunque intenzionata a portare avanti «l’immenso lavoro fatto dall’Italia con l’operazione Mare Nostrum salvando migliaia di persone», come dichiarava la commissaria Ue Cecilia Malmstrom. Anzi: il documento dell’operazione Triton sottolinea come le navi dell’operazione Mare Nostrum abbiano potuto incoraggiare l’arrivo di migranti.

La soluzione? Secondo le linee guida del documento, consisterebbe nel limitare l’aria di intervento dell’Unione: i mezzi navali di Triton si fermeranno a 30 miglia dalle coste italiane, cioè oltre 100-140 miglia più a nord dell’attuale pattugliamento condotto da Mare Nostrum. Solo i mezzi aerei si spingeranno più a sud, potendo così fornire informazioni sulle barche eventualmente avvistate. A chi? Ai mezzi di Mare Nostrum che non ci sono più. Ed ecco spiegata la tragedia del mare che ha provocato oltre 300 morti. Non a caso numerose associazioni umanitarie evocano il ripristino dell’unica operazione europea positiva: quella del Mare Nostrum.

Damiano Aliprandi da il Garantista