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In Lettonia rifugiati e migranti sono sottoposti ad arresti arbitrari, torture e deportazioni

La denuncia in un dettagliato rapporto di Amnesty International

Amnesty International ha pubblicato il 12 ottobre un rapporto sulla Lettonia in cui denuncia violenti respingimenti di migranti e rifugiati al confine con la Bielorussia e gravi violazioni dei diritti umani commesse nei loro confronti, tra cui detenzioni segrete e persino la tortura. Il paese, al pari di Lituania e Polonia, Stati membri dell’Unione europea che confinano con la Bielorussia, era già stato messo sotto osservazione da tempo e accusato di respingimenti di massa dall’agosto 2021.

Il nuovo dettagliato rapporto di Amesty, intitolato “O tornerai a casa tua o non lascerai mai la foresta”, conferma le violazioni fornendo ulteriori prove del brutale trattamento di migranti e rifugiati, bambini compresi, che sono trattenuti arbitrariamente in strutture segrete all’interno della foresta e costretti illegalmente e con la violenza a tornare in Bielorussia. Molti di loro sono stati picchiati e sottoposti a scariche elettriche con le pistole taser, anche sui genitali. Alcuni sono stati obbligati a tornare “volontariamente” nei paesi di origine.

“La Lettonia ha dato ai migranti e ai rifugiati un crudele ultimatum: accettare di tornare ‘volontariamente’ nei loro paesi oppure rimanere lasciati a sé stessi lungo il confine, rischiando la detenzione, i rimpatri illegali e la tortura. Alcuni sono stati sottoposti a detenzione arbitraria con modalità equiparabili a sparizione forzata”ha dichiarato Eve Geddie, direttrice dell’Ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee.

“Le autorità lettoni hanno lasciato uomini, donne e bambini soli a difendersi dal gelo, spesso abbandonati nella foresta o bloccati nelle tende al confine. Sono stati violentemente respinti in Bielorussia, dove ora non hanno alcuna possibilità di chiedere protezione. Queste azioni non hanno niente a che fare con la protezione delle frontiere e violano clamorosamente il diritto internazionale e dell’Unione europea”, ha aggiunto Geddie.

Amnesty nelle oltre 60 pagine ricostruisce anche il contesto in cui si inseriscono queste gravissime violazioni che a Bruxelles qualche rappresentante istituzionale ha avuto il coraggio di definire “minacce ibride” o “guerra ibrida“, chiudendo così gli occhi di fronte a quelle che sono strategie violente ed illegali della “guerra asimmetrica” contro le persone in movimento e in cerca di protezione, portata avanti dagli Stati e dall’Ue in modo sempre più unitario e coerente su i confini esterni e interni.

Il 10 agosto 2021, scrive l’organizzazione internazionale per i diritti umani, a seguito dell’aumento del numero di migranti e rifugiati incoraggiati dalla Bielorussia ad arrivare al confine, in Lettonia è entrato in vigore lo stato d’emergenzache ha sospeso il diritto di chiedere asilo in quattro zone di confine. Questa norma ha privato persone in cerca di rifugio dei loro diritti, sanciti dal diritto internazionale e da quello dell’Unione europea, consentendo alle autorità di rimandarle in Bielorussia in modo sommario e forzato, in violazione del principio di non respingimento.

Le autorità lettoni hanno ripetutamente prorogato lo stato d’emergenza, attualmente in vigore fino al novembre 2022, nonostante la diminuzione degli arrivi alla frontiera e la loro stessa ammissione che il numero dei tentativi d’ingresso era il risultato di attraversamenti multipli da parte delle medesime persone.

Così, decine e decine di migranti e rifugiati sono stati arrestati arbitrariamente e trattenuti in condizioni insalubri. A una piccola percentuale di loro è stato consentito l’ingresso in Lettonia, mentre la maggior parte è stata posta in centri di detenzione con scarsa o nulla possibilità di accedere alla procedura d’asilo, all’assistenza legale e a una supervisione indipendente.

Respingimenti violenti, detenzioni arbitrarie e possibili sparizioni forzate

In base allo stato d’emergenza le guardie di frontiera, assistite da “commandos” non meglio identificati, dall’esercito e dalle forze di polizia, hanno ripetutamente eseguito rimpatri forzati in modo sommario, illegale e arbitrario. Dall’altro lato della frontiera, le autorità bielorusse hanno rimandato sistematicamente indietro queste persone in Lettonia.

Zakiun iracheno rimasto nella zona di frontiera tra Bielorussia e Lettonia per tre mesi, ha raccontato ad Amnesty International di essere stato respinto oltre 150 volte, talora per otto volte nell’arco di una sola giornata.

Hassan, a sua volta proveniente dall’Iraq, ha trascorso cinque mesi nei pressi della frontiera:

“Ci costringevano a rimanere nudi, a volte ci picchiavano e poi ci obbligavano a tornare indietro in Bielorussia, in alcuni casi anche attraversando un fiume la cui acqua era molto fredda. Ci dicevano che ci avrebbero sparato se non avessimo attraversato il confine”.

Tra un respingimento e l’altro, migranti e rifugiati sono stati abbandonati nella zona di frontiera o trattenuti in tende erette dalle autorità in aree isolate della foresta. Le autorità lettoni hanno sin qui negato di aver allestito tende se non per fornire “assistenza umanitaria”, ma Amnesty International ha verificato che quelle tende, massicciamente sorvegliate, erano usate per trattenere arbitrariamente migranti e rifugiati per poi rimandarli illegalmente indietro.

Chi non stava nelle tende era costretto a rimanere all’addiaccio, con temperature fino a -20 °C.

Adil, un altro iracheno che ha trascorso mesi nella foresta, ha raccontato“Dormivamo nella foresta, sotto la neve. Accendevamo dei fuochi per riscaldarci. C’erano lupi e orsi”.

Nei punti di confine così come nelle tende, le autorità lettoni confiscavano i telefoni cellulari per impedire ogni contatto col mondo esterno. Alcune famiglie si sono messe alla ricerca dei loro parenti, avendoli sentiti l’ultima volta quando erano in Lettonia, ma senza esito, Un’organizzazione non governativa lettone ha dichiarato di essere stata contattata, tra agosto e novembre del 2021, dai familiari di oltre 30 migranti e rifugiati con cui non c’erano più contatti.

Trattenere migranti e rifugiati in località segrete o lasciarli abbandonati a sé stessi lungo la frontiera, senza poter comunicare con altri e senza poter usufruire di percorsi alternativi sicuri all’essere continuamente mandati avanti e indietro tra Lettonia e Bielorussia costituisce una forma di detenzione segreta e può rappresentare una sparizione forzata.

Ritorni forzati, violenze e torture

Non potendo accedere a procedure d’asilo, le persone arrestate arbitrariamente lungo la frontiera sono state costrette dalle autorità lettoni ad accettare, con la violenza o con l’inganno, di tornare “volontariamente” nei luoghi di origine: era l’unico modo per essere portati via dalla foresta. Altri sono stati costretti, con la forza o con l’inganno, a fare lo stesso mentre si trovavano nei centri di detenzione o nelle stazioni di polizia.

Hassan, proveniente dall’Iraq, ha raccontato di aver cercato di spiegare che, in caso di rimpatrio, la sua vita sarebbe stata in pericolo. Gli è stato risposto “Ma anche qui puoi morire”.

Un altro iracheno, Omar, ha raccontato in che modo ha accettato il ritorno “volontario”:

“Un agente mi ha preso la mano, mi ha imposto di mettere la firma e mi ha fatto firmare con la forza”.

In alcuni casi, i rappresentanti per la Lettonia dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni hanno ignorato le prove che le persone trasferite “volontariamente” non avevano dato il loro genuino consenso.

Lettonia, Lituania e Polonia, col pretesto di essere sotto un ‘attacco ibrido’ da parte della Bielorussia, stanno commettendo gravi violazioni dei diritti umani. L’inverno si avvicina e i movimenti lungo la frontiera stanno riprendendo, mentre lo stato d’emergenza continua a permettere alle autorità lettoni di rimandare illegalmente persone in Bielorussia. Così, molte altre persone potranno subire violenza, detenzioni arbitrarie ulteriori violazioni dei diritti umani senza alcun monitoraggio indipendente”, ha sottolineato Geddie.

“Il vergognoso trattamento da parte della Lettonia delle persone che arrivano alla sua frontiera rappresenta un test fondamentale per le istituzioni europee, cui chiediamo di prendere misure urgenti per assicurare che le autorità lettoni abroghino lo stato d’emergenza e ripristino il diritto d’asilo per chiunque cerchi riparo, a prescindere dall’origine e dal modo in cui ha attraversato il confine”, ha concluso Geddie.

Ulteriori informazioni

In un periodo in cui i respingimenti alla frontiera della Bielorussia con Lettonia, Lituania e Polonia si stanno nuovamente intensificando, Amnesty spiega che il Consiglio dell’Unione europea sta dando priorità all’adozione di un Regolamento sulla “strumentalizzazione” dei migranti e dei richiedenti asilo. Questa normativa consentirebbe agli Stati membri che stanno affrontando situazioni di “strumentalizzazione”, come la Lettonia, di derogare agli obblighi previsti dalle norme europee e dal diritto internazionale in materia d’immigrazione.

Tale proposta avrebbe un impatto sproporzionato sui diritti dei migranti e dei richiedenti asilo e rischierebbe di pregiudicare l’applicazione uniforme delle norme europee sul diritto d’asilo.

A giugno la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che la legislazione della Lituania in materia d’immigrazione e d’asilo, che limitava le possibilità di chiedere asilo durante lo stato d’emergenza e prevedeva la detenzione automatica dei richiedenti asilo, era incompatibile con la normativa dell’Unione europea.

Le analisi e le conclusioni della Corte dovrebbero essere direttamente applicate alla situazione in Lettonia dove, dall’agosto 2021, lo stato d’emergenza impedisce alla maggior parte delle persone che entrano o cercano di entrare “irregolarmente” nel paese di accedere alle procedure d’asilo.