Ancora una volta siamo costretti a riferire di un’ ennesima aggressione di stampo fascista avvenuta a Napoli.
Questi i fatti: nel giorno dello sciopero selvaggio del trasporto urbano, un folto gruppo di ragazzi e ragazze (semplici studenti, militanti dei collettivi territoriali, di scuole e università etc) tornava a piedi dal presidio chiamato dal movimento contro la guerra questo pomeriggio a Capodichino.
Con evidente premeditazione, un gruppo di una trentina neofascisti ha prima compiuto una serie di ronde di “ricognizione” con i motorini, poi, aspettato il gruppo di attivisti all’altezza dell’orto botanico, li ha sorpresi con un’aggressione violenta: prima con un lancio di pietre dal marciapiede opposto, poi avvicinandosi brandendo anche caschi e mazze di ferro, italianissime, tricolori, addirittura lanciando un televisore.
Non ci sorprende la modalità dell’aggressione: premeditata, a freddo, rivolta contro persone “disarmate”; è questa la pratica politica a cui ci hanno abituato i gruppi neofascisti nella città partenopea.
In particolare in quella zona, storicamente “nera”, che negli anni ’70 ospitava la sezione missina Berta, i cui militanti sono stati coinvolti nelle pagine più nere della storia della nostra città e che ancora oggi fa da bacino di voti per la destra apparentata con la malavita organizzata; un zona spesso nota purtroppo alle cronache per episodi sempre più frequenti di questo tipo a danno di immigrati, senza tetto e compagni.
Share this: