Napoli: Polizia carica attivisti antirazzisti. Tra i picchiati pure padre Zanotelli
I rifugiati scesi dalla “Vera D” nel porto di Napoli grazie alla mobilitazione antirazzista erano uno dei primi casi quest’anno rispetto alla linea dei respingimenti in mare, che viola in maniera grave e sostanziale il diritto d’asilo.
Sarà per questo che malgrado la disponibilità esplicita di un progetto di accoglienza degli stessi rifugiati all’interno dello Sprar da parte del Comune di Napoli, la Questura, dopo lungo tracheggiare e tanta ipocrisia, ha preferito accodarsi pavidamente alla linea della Lega e di Maroni e deportare tutti nel CIE di Brindisi in attesa dell’audizione della commissione rifugiati! Un segnale ottuso e ideologico a fronte di una società che in tanta parte si era attivata lanciando un’importante messaggio solidale.
Un provvedimento grave e illeggitimo a maggior ragione perchè tra i deportati ci sono sei minorenni, alcuni davvero piccoli e ridicolmente indicati come maggiorenni dal discutibilissimo test biometrico del polso che ormai sopravvive solo in Italia. Ma che per alcuni dei casi cozzava così tanto con l’evidenza degli occhi (e delle foto..) e col diritto di tutela dei minori, che è inquietante la gestione della Questura! Come del resto per l’escamotage del respingimento formulato senza traduttori e forse non notificato, ma soprattutto decretato prima di comunicare loro il diritto e chiedere protezione: una pratica diffusa al solo fine di giustificare il successivo trattenimento nei CIE ed aspramente criticata sul piano internaizonale anche dall’ONU. Tutti provvedimenti che saranno impugnati così come il trattenimento nei CIE, ma che oggi hanno rappresentato una scelta triste e violenta sul piano del diritto internazionale di ragazzi che vengono già da settimane nei containers e subiranno altra galera!
Rete Antirazzista Napoletana
“Sono bambini. Li state mandando in un lager. Dovete passare su di me”. Ma la furia di chi obbedisce al governo e alla legge che punisce gli immigrati non risparmia neanche un uomo di chiesa, padre Alex Zanotelli. Pur di far partire in fretta in una camionetta i nove africani della “Vera D.”, pur di chiudere la questione che ha agitato il porto di Napoli e le coscienze nell’ultima settimana, senza il minimo rispetto hanno buttato a terra persino il sacerdote che difende i diritti civili e si prodiga per l’umanità. Sta bene, il paladino di chi non ha voce e lotta per sopravvivere, ma è tornato a casa addolorato, come chi ha sostenuto una battaglia persa.
Intorno alle 21 la protesta era davanti ai garage della questura in via dei Fiorentini: “Siamo tutti clandestini” gridavano i manifestanti. Organizzazioni umanitarie, centri sociali, la Cgil con Jamal Quoddorack che hanno seguito dall’inizio la vicenda. L’assessore Giulio Riccio e il sindaco Iervolino vanno via aprendo le braccia: “Non c’è niente da fare”. Ma Zanotelli resta, con i suoi collaboratori, tra i quali Felicetta Parisi, che è in lacrime. “Li abbiamo visti, li abbiamo visti bene, erano vicino a noi – piange – non c’è alcun dubbio che sono minorenni”, riferendosi alla querelle sull’età dei cinque clandestini più giovani, tre dei quali erano stati giudicati maggiorenni dall’ospedale dove erano stati visitati. “Anche secondo il parere dei medici ospedalieri l’età scheletrica era intorno ai 18 anni – dice ancora Parisi – ma ci sono due anni di scarto in quell’analisi. Me ne assumo io la responsabilità. Sono un medico, un pediatra: erano minori. Li hanno spediti in un lager. Questa è una ignominia, una vergogna, viviamo l’epoca della disumanità”.
Padre Zanotelli ha salito le scale della questura ed è tornato indietro poco dopo amareggiato: “Non c’è niente da fare, li portano via”. Intanto i celerini si radunavano sotto il palazzo. “Dopo ore di trattative, di promesse, all’improvviso è arrivata la celere e abbiamo capito che li avrebbero portati a Brindisi – dice il sacerdote – Eppure c’era la richiesta di asilo politico, il Comune aveva trovato per loro una sistemazione”. Zanotelli viene accompagnato dai collaboratori, a proseguire nel racconto è Felicetta Parisi: “Quando Alex è sceso noi ci siamo messi davanti al garage da dove doveva uscire la camionetta – dice – Zanotelli voleva stendersi per terra, voleva protestare contro questo sopruso. E ha detto ai poliziotti: “Nessuno ha chiesto a questa gente che cosa ha fatto nell’ultimo mese, come ha vissuto, di che cosa ha bisogno. È una vergogna. Per me potete passare sul mio corpo, prima di prenderli”. Allora è scoppiato un tafferuglio, i poliziotti si sono lanciati verso di noi e Alex è stato scaraventato per terra”.
I collaboratori del sacerdote, indignati, denunciano: “Per ore la questura ha portato avanti quello che sembrava un dialogo. Era falso. Per la prima volta Napoli, la città dell’accoglienza e dell’umanità, si è macchiata della strage degli innocenti. Lo sanno tutti i Cie sono dei lager”.