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Napoli: scontri al corteo antirazzista. Aggredito un immigrato

Momenti di tensione nel quartiere napoletano di Pianura, dove questa mattina si è svolto un corteo antirazzista organizzato dagli immigrati. Alcuni abitanti del quartiere hanno cercato di impedire agli extracomunitari di rientrare nei loro alloggi: un giornalista è stato malmenato, uno dei manifestanti è stato spinto a terra da un gruppo di persone del posto, che ha provato ad aggredirlo. L’uomo è stato salvato da un carabiniere; uno degli aggressori è stato fermato.

L’immigrato finito a terra ha un regolare permesso di soggiorno, ottenuto per motivi di salute: “Kasmir è stato portato in ospedale da un’ambulanza – racconta il portavoce degli organizzatori della manifestazione, Aboubakar Soumahoro – quando lo hanno accerchiato stava andando a sottoporsi alla dialisi. Soffre di reni, e attende di poter fare un intervento di trapianto. E’ qui per questo”. Il giornalista picchiato si chiama Arnaldo Capezzuto, e lavora per il quotidiano Il Napoli.

Ancora una volta, a scaldare gli animi sono state soprattutto le donne di Pianura. Gridando “andatevene, andatevene”, un cordone umano di residenti ha organizzato un blocco stradale. Tentando di impedire agli immigrati di rientrare, in via dell’Avvenire, nel fabbricato da loro occupato, giudicato fatiscente e che avrebbe quindi dovuto essere sgomberato nei giorni scorsi. Spintoni e insulti nella calca, poi le forze dell’ordine sono riuscite ad aprire un varco e a far rientrare gli immigrati.

Uno di loro però è rimasto indietro: è su di lui che i contro-manifestanti hanno provato a infierire. “Vattene, vattene”, gli hanno gridato prima. L’uomo è stato poi accerchiato, buttato a terra, e salvato da un carabiniere. Sul posto anche un’ambulanza per una delle donne, che ha sostenuto di avere problemi di cuore.

“Ora abbiamo paura anche di andare a fare la spesa al supermercato – hanno commentato i partecipanti al corteo – non basta neanche il presidio delle forze dell’ordine in via dell’Avvenire: si devono identificare tutti i mandanti di questi episodi di violenza, perché hanno dei nomi e dei cognomi”.

Fonte: La Repubblica