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Nasce l’ Alarm Phone per salvare le vite dei migranti nel Mediterraneo

Un numero contro la Fortezza Europa, un numero per evitare ancora morti nel Mediterraneo.

Da ottobre è operativo l’alarm phone + 334 86 51 71 61 attivato dalla rete internazionale Borderline Europe e da Watch The Med, un progetto avviato nel 2012 all’interno della campagna “Boats4people” e che coinvolge ad oggi numerose organizzazioni, attivisti e ricercatori.

Un numero di emergenza che nasce dalla volontà di fare qualcosa di concreto per salvare le vite dei migranti. Dal 2000 ad oggi almeno 40000 persone sono morte cercando di attraversare il Mediterraneo (più di 3000 solo nel 2014).
Nonostante i numerosi appelli per l’apertura di canali umanitari e percorsi di arrivo protetti, l’Unione Europea non ha fatto nulla per evitare queste continue stragi scegliendo al contrario di incrementare la militarizzazione e i controlli sia alle frontiere che all’interno dei Paesi membri come dimostrano le recenti operazioni Mos Maiorum e Triton e, in generale, tutte le operazioni dell’agenzia Frontex.

Contro la violenza e l’indifferenza delle istituzioni europee, 50 attivisti dei diritti umani in tutta Europa hanno aperto questa linea telefonica di emergenza che è attiva da ottobre 24 ore su 24 con una squadra pronta a rispondere in più lingue. Il telefono coprirà chiamate provenienti dalle rotte migratorie nel Mediterraneo Centrale, nel Mar Egeo e tra il Marocco e la Spagna.
Il progetto avviato non potrà condurre direttamente operazioni di salvataggio ma avrà l’obiettivo di sollecitare tali operazioni e di far scattare l’allarme nel caso in cui i soccorsi dovessero tardare o non dovessero essere attuati. Inoltre avrà lo scopo di monitorare e denunciare casi di respingimenti da parte di paesi europei, respingimenti di cui è stato vittima nel Mar Egeo anche Karim, un rifugiato siriano che ha deciso adesso da Amburgo di unirsi all’èquipe di operatori dell’Alarm Phone. “Sappiamo bene quanto è pericoloso attraversare il Mediterraneo, con questo sistema in caso di emergenza i migranti potranno chiamarci. Noi gireremo le segnalazioni ai soccorritori e faremo pressione su di loro”, spiega l’attivista di Borderline Judith Gleitze.

Uno dei tantissimi esempi di tragedie che si sarebbero potute evitare è quello dell’11 ottobre 2013, proprio pochi giorni dopo quel terribile 3 ottobre. Quel giorno i migranti, la cui imbarcazione stava affondando, chiamarono più volte le autorità italiane e maltesi ma il loro SOS non fu ascoltato. I soccorsi arrivarono molte ore dopo l’allarme lanciato dall’imbarcazione quando quest’ultima era già affondata. Delle più di 400 persone sul barcone solo 212 riuscirono a sopravvivere.
“E se i migranti avessero potuto effettuare una seconda chiamata ad un telefono di emergenza indipendente così da attivare la società civile e far pressione sulle autorità affinché attivassero immediatamente i soccorsi in mare?” si chiedono i promotori dell’Alarm Phone nel loro appello.
Probabilmente sarebbe andata diversamente, in questo come in molti altri casi di mancati soccorsi o respingimenti in tutto il Mediterraneo.

Per questo è di estrema importanza diffondere il più possibile il progetto e in particolare il numero di emergenza così da sviluppare una rete internazionale di attivisti e organizzazioni in grado di collaborare tanto a livello operativo sollecitando i soccorsi quanto a livello politico denunciando i frequenti casi di respingimenti e mancati salvataggi in mare.

Clicca qui per le informazioni sull’Alarm Phone, per scaricare l’appello per il telefono d’allarme in sette lingue (italiano, inglese, francese, arabo, greco, spagnolo, tedesco), per vedere la lista di tutti i firmatari e per avere informazioni aggiornate e report sul sito.
A questo link è possibile inviare segnalazioni e report al sito Watch the Med.

 

da Meltingpot