Al Centro per il rimpatro (CPR) non entrano le ambulanze ma entrano persone malate di cancro o di Aids a cui vengono sospese le cure
Torniamo a parlare della sanità interna del Cpr. Quella che fa da legante in ogni Cpr per incuria e menefreghismo. Da chi arriva malato a chi si fa male, da chi viene picchiato a chi tenta la fuga per liberarsi, fino agli autolesionismi delle bocche cucite e di chi inghiotte detersivi!
Solo che oggi la storia sarà condita da “se” e “forse” continui. Perché, mi chiedete?
Perché da un anno a questa parte, con le denunce di abbandono sanitario che si moltiplicavano, altri attori hanno preso parola sulla vicenda. I “ma”, i “se” ed i “forse” sono d’ obbligo, visto che le informazioni che si hanno, non trovano conferma se non in un susseguirsi di voci di corridoio. Il problema è il metodo di discussione messo in campo: istituti di potere si parlano certo, in un sistema dichiaratosi democratico (?) , i poteri si parlano tra loro e nessuno deve intromettersi, sapere. Proprio IN QUESTA segretezza dell’incontro tra poteri vi è l’unica garanzia che le cose discusse possano andare a buon fine! Buon fine per loro, ovviamente.
E chi se ne frega se questo è il metodo con cui il potere esprime il proprio assunto di indiscutibilità, in cui i poteri che si parlano preserveranno solo sé stessi sempre e comunque.
Ma di che stiamo parlando, chiederete?
Partiamo dal novembre del 2019. Si inizia a vociferare, “nel mondo di fuori”che un cpr gestito privatamente, in mano ad un medico privato (il dottor Pitanti), in cui c’è continuità tra guadagno e mancanza di diritti, non va bene.
Sembra che anche l’Ordine dei Medici si ponga qualche domanda a riguardo. Sembra che inizi un tavolo di trattativa dove siedono Ordine dei Medici, cpr, prefettura.
Sembra che al cpr non stia bene (ma mrs Gepsa, la direttora, non vuole dover fornire spiegazioni) tutto questo interesse “del mondo di fuori”, perché spetta al CPR l’ ultima parola.
L ‘Ordine dei Medici intanto si nasconde dai radar: non è l’Ordine dei Medici a parlare, ma “alcuni” medici dell’Ordine anzi no, solo medici. Medici Batman!
Parole, tavoli, discussioni mentre il CPR dichiara di non avere soldi per acquisire nuovi medici. Come? Perché le rivolte hanno distrutto diversi moduli e bisogna intanto “salvare” la struttura, più importante della salute delle persone recluse.
Cosa pensa di fare allora “il mondo di fuori”?
In questo pasticcio di comparse e scomparse, soprattutto, si arriva a pensare che la soluzione potrebbe arrivare da medici volontari, peccato che l’ arrivo del Covid mostri l’ insensatezza di questa proposta. L’ emergenza è fuori il cpr e ci si può dimenticare delle persone recluse.
Nessun tempo per loro.
Si arriva ad oggi quindi , con le stesse segnalazioni di incuria ed abbandono sanitario di sempre, quello sì senza tempo.
Eppure al cpr viene assunto un nuovo medico. La novità è che arriva dall’ambiente cosiddetto umanitario: ha salvato vite in ogni dove. Eppure, in terra italiana accetta di firmare un patto di non divulgazione di ciò che avviene al cpr.
Patto utile solo a rafforzare la catena di comando, visto che la segretezza medico paziente è già salvaguardata, tra donne di potere del cpr ed uomini di potere della Prefettura. Un patto a luci rosse, di vergogna.
Le condizioni interne non cambiano. Anzi, diventa ancora più difficile riuscire ad avere informazioni di cosa avviene dentro il cpr. Come prima la gente nel cpr è abbandonata a sé stessa ma i medici umanisti guardano solo il lato sanitario non quello più ampio dell’ essere persona malata: Una persona si cuce la bocca? Il medico umanista risponde “non è che se le è cucita. Non pensare ad una rolatina, cucita con il filo. Si passano le clip da sotto a sopra e cosi chiudono la bocca”. Ah! “Non possiamo mica toglierle con la forza”. Soprattutto non diciamolo troppo in giro… No, certo che NO.
QUELLO SI CUCE COME ESTREMO SIMBOLO DEL SUO STATO DI ABBANDONO!!!! In protesta contro una detenzione ingiusta e noi dobbiamo stare zitti zitti?
Perché il cpr resta un territorio di confine, da accettare come è ed i nuovi medici umanisti non possono denunciare.. No. Certo che no. Solo curare le ferite e di nuovo silenzio! Zitti zitti!
A noi invece sembra che oggi ha anche più senso rompere, disturbare, dare voce e porre domande scomode :
La Sanità al cpr è privata. Il “sistema sanitario pubblico” dentro non può agire. E quindi cosa fa? Entra non per denunciare ma per farsi complice silenzioso.
È l’incuria? di chi è la colpa dell’incuria? Di chi è la colpa delle cartelle mediche MAI consegnate ai reclusi rilasciati per problemi medici? Perché chi entra non fa chiarezza sul luogo che produce autolesionismo continuamente?
Che cosa manca in termini di volontà e coraggio per dire che un luogo che nasce su una distorsione civico/mentale non può che produrre danno, comunque si muova?
Il fatto è che il cpr non è migliorabile perché l’idea su cui si basa è troppo feroce e distorta. E voi medici che entrate, quanti paraocchi indossate per non vedere?
Oppure pensate che suturare le ferite di chi si strappa le carni per rabbia e disperazione, sia tutto ciò che potete fare? Pensate che sia meglio “salvare” (?) qualcuno è abbandonare poi lui e tutti, rintanandovi nel silenzio?
Accettate insomma, di “sommergere i salvati” ?
Le domande non possono che essere poste ai tre medici che ci risultano essere assunti dal cpr:
il dottor Pitanti.
Il dottor Jissi
il dottor Donegani.
Le cose vanno chiarite. A tutti coloro che pensano che accettare continui compromessi, che le discussioni avvengano sempre su un piano a metà tra il formale e i fatto propri, forse va ricordato che le intenzioni non possono essere lontane dai metodi. E quello di trattare la reclusione di centinaia di persone ree solo di non aver documenti, come qualcosa di cui non parlare, è omertà .
Noi vi accusiamo
Pitanti.
Jissi.
Donegani.
Avete saltato il guado. Chi non denuncia è complice. E VOI, con la vostra presenza non solo non siete di supporto ai migranti ma addirittura potreste essere un bel paravento per le accuse che da anni vengono mosse contro quel luogo di infamia.
Noi vi accusiamo.
Alda Re e Yasmine Accardo