Nicoletta Dosio verso il carcere. Perchè liberare tutti vuol dire lottare ancora!
- novembre 11, 2019
- in lotte sociali, lotte territoriali, no tav
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Come preannunciato nei giorni scorsi Nicoletta Dosio, storica attivista No Tav andrà in carcere perché non ha richiesto le misure alternative ad esso a seguito di una condanna definitiva, quindi la macchina giudiziaria dovrebbe fare il suo corso tra pochi giorni.
Condannata definitivamente con altri 11 No Tav per una delle iniziative in valle del 2012, a seguito della caduta di Luca Abbà dal traliccio, Nicoletta in queste ultime settimane si è preparata insieme a tutti noi a questo gesto di coraggio e protesta. Per lei non richiedere le misure alternative significa denunciare l’ingiustizia che continua ad abbattersi sui No Tav, alimentata del Tribunale di Torino, dalla Questura e da tutti quei poteri amanti dell’amianto e del cemento che hanno fretta di chiudere la partita con un movimento irriducibile, che hanno provato prima ad ingannare, poi a comprare ed infine, fallendo, a dividere e distruggere.
Quella per cui è condannata Nicoletta ad 1 anno di detenzione e gli altri 11 (la metà a 2 anni) è una delle tante, sicuramente una delle non più significative, occupazioni dell’autostrada durata pochi minuti, senza feriti né tanti clamori. Nessuna attenuante per i condannati, solo aggravanti, anche ai giovani incensurati del procedimento: viene riconosciuta una generica pericolosità sociale a tutti loro in quanto No Tav, il che li rende “imperdonabili” agli occhi di questa falsa giustizia.
Per Nicoletta e per tutti gli altri non c’è nulla di cui scusarsi e la consapevolezza di avere di fronte un potere vendicativo che va ostacolato con tutti i mezzi necessari, con i nostri corpi sui sentieri di montagna, con le nostre scelte coraggiose ogni qualvolta abbiamo la possibilità di farle.
Il potere è lo stesso che pochi giorni fa ha messo Mattia e Giorgio agli arresti domiciliari per la bellissima manifestazione che durante il Festival Alta Felicità lo scorso luglio ha abbattuto i jersey messi da Salvini e raggiunto il cantiere per dimostrare come la partita qui da noi sia ancora tutta da giocare.
Lo stesso potere che fa affari con la mafia, che inquina i nostri territori, mette a rischio la salute e il futuro di tutti, che drena quantità di denaro enormi per alimentare un sistema di affari e speculazioni, lasciando i territori senza manutenzione e dimenticando le vere priorità del paese.
Il movimento No Tav e tutti coloro che in questi anni, dal nord al sud Italia l’hanno conosciuta, sosterranno la sua scelta e tutti i No Tav condannati ad anni di ingiusta galera attraverso iniziative di solidarietà ma anche di contrasto ai lavori e alla militarizzazione di questa valle, perché liberare tutte e tutti significa lottare ancora!
Libertà per Nicoletta, Stella, Dana, Francesca, Mattia, Luca, Giorgio, Mattia, Maurizio, Aurelio, Michele, Paolo, Massimo, Fabiola!
Avanti No Tav!
da notav.info
Radio Onda d’Urto ha raccolto Le voci della conferenza stampa che si è tenuta a Torino lunedi 11 novembre
Lele Rizzo, attivista notav. Ascolta o Scarica.
L’intervento di Nicoletta Dosio. Ascolta o Scarica.
Dana, compagna del csa Askatasuna. Ascolta o Scarica.
Nicoletta Dosio: Contro l’ingiustizia del potere la resistenza è un dovere
A questo principio si ispira ormai da trent’anni il movimento NO TAV e, da sempre, rispondono le lotte sociali e ambientali, in tante parti del paese e del mondo.
Contro tale resistenza, il sistema ha messo in campo leggi, eserciti, tribunali e carceri.
I territori, le persone, la natura sono più che mai materia bruta di sfruttamento da parte di un capitale che, nella sua arroganza dimentica di ogni limite, in nome del profitto infinito, accumula sulla propria strada morti e rovine, fino a mettere in discussione la sopravvivenza stessa del Pianeta. Anche in Valle di Susa l’opposizione popolare che, forte della memoria operaia e resistenziale, ha deciso di dire NO al TAV, grande, mala, inutile, costosissima opera, e al modello di vita che la produce, sta pagando tale resistenza ad un prezzo altissimo, a livello giudiziario, economico, esistenziale, con centinaia di condanne penali e civili, multe, fogli di via, revoche di permessi, militarizzazione del territorio. Il tutto con la complicità attiva dei governi passati e presenti, espressione istituzionale del partito trasversale degli affari, e con il supporto dei mass media di regime.
Per denunciare tutto questo e per ribadire la dignità di una lotta collettiva che non si piegherà, ho deciso di non chiedere sconti al potere invidioso e vendicativo che, con i tre gradi di giudizio dei suoi tribunali, ha condannato al carcere me e altri undici attivisti, per “ violenza privata e interruzione di pubblico servizio”.
Denuncio inoltre le storture e l’iniquità di un sistema poliziesco e giudiziario che, lungi dal garantire I diritti di tutti e soprattutto dei più deboli, si è piegato ad altri e diversi interessi, rendendosi complice del tentativo di silenziare con la violenza chi lotta per la giustizia sociale e ambientale.
Come me, sono state condannate ormai centinaia di persone e, in particolare, i nostri migliori giovani, che si sono visti infliggere pene abnormi per aver esercitato un diritto garantito dalla costituzione: condanne per cui essi oggi rischiano di perdere il lavoro, il diritto allo studio, la famiglia, la casa, il futuro.
Erano i primi giorni di marzo 2012, giornate di rabbia e di mobilitazione: la nostra piccola baita – presidio in Clarea occupata a suon di manganellate dalle “forze dell’ordine” dopo gli otto mesi di resistenza che seguirono alla presa della Libera repubblica della Maddalena e all’occupazione militare del territorio. Luca, uno di noi, in ospedale a lottare tra la vita e la morte dopo che un poliziotto l’aveva fatto cadere dal traliccio su cui si era arrampicato per sfuggire alle botte: Le dichiarazioni provocatorie del governo Monti a favore del TAV e contro la resistenza di un’intera popolazione al progetto.
Salimmo in manifestazione sull’autostrada con uno striscione su cui era scritto “ Oggi paga Monti” ed alzammo le barriere dei caselli, permettendo la libera circolazione su una delle strutture autostradali più devastanti e costose d’Italia.
Non me ne pento e sarei pronta a rifarlo. Non chiedo per me misure alternative al carcere perché, per ottenerle, dovrei riconoscere il disvalore della mia condotta: non sono disponibile ed esercito così, ancora una volta, la mia libertà.
So di avere con me il sostegno delle mie sorelle e dei miei fratelli di una lotta bella e irriducibile, perché porta nelle sue mani la memoria del passato, l’indignazione per la precarietà presente, la necessità di un futuro più giusto e vivibile per tutti.
Se andrò in carcere, non me ne pentirò, perché, come scrisse Rosa Luxemburg, dalla cella dove scontava la sua ferma opposizione alla guerra, “mi sento a casa mia in tutto il mondo, ovunque ci siano nubi, e uccelli, e lacrime umane”.
Nicoletta Dosio
Da notav.info