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No alla scuola delle telecamere e del sospetto

L’assenso del Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini a installare telecamere negli ambienti scolastici è un altro passo verso la militarizzazione della scuola e la creazione della scuola di polizia

Di fronte all’intensificarsi dei casi di violenza all’interno di asili e scuole pubbliche e private a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, arriva l’assenso del Ministro dell’Istruzione a installare telecamere negli ambienti scolastici. Non solo per prevenire i crescenti episodi di bullismo, ma anche per «controllare» i docenti e «rassicurare» i genitori degli studenti. Ecco la militarizzazione della scuola. Ecco la scuola di polizia.

Le parole del Ministro assomigliano a quelle del vescovo di Ravenna di circa un anno fa quando, di fronte a un caso di pedofilia in parrocchia, ha dichiarato di non voler lasciare più un adulto da solo insieme a dei bambini. Quale è il messaggio che si dà ai bambini e ai ragazzi, con affermazioni del genere? Semplice: che ogni adulto, compresi i propri docenti ma, perché no, magari anche i propri familiari, sono il lupo. Che non ci si deve fidare di loro. Ecco, questa trovata, che mina il patto educativo di fiducia tra docenti e genitori degli studenti, sempre più pericolosamente incrinato, rischia non solo di condannare definitivamente a morte la scuola, ma anche l’infanzia. È una resa. È una sconfitta. Di fronte ai bambini e ai ragazzi e di fronte a noi come adulti. Significa dire ai minori: non fidarti di me. Mentre bambini e studenti, specie in un’epoca come la nostra, hanno necessità proprio di trovare figure di cui fidarsi, credere, confrontarsi. Trovo gravissimo che, mi si dice, vi siano otto proposte di legge per mettere telecamere nelle scuole come deterrente della «cattiva scuola».

Trovo gravi e demagogiche le parole del ministro su questa delicata questione. Perché non dire la verità: cioè che l’insegnamento è forse il lavoro più bello del mondo ma è probabilmente uno dei più psicologicamente usuranti? E qui si parla di arrivare a docenti che hanno sessantasette e poi settant’anni? Che a livello di opinione pubblica si sta portando avanti l’idea che per educare i più piccoli bastino persone non professioniste e non sufficientemente preparate? Che il governo della buona scuola dice ai docenti ecco un buono di 500 euro di spesa e la formazione fatevela voi, come vi pare? Se si commette il peccato di far vivere bambini e ragazzi in una cultura del solo sospetto, quanto male si fa ai propri figli e ai propri studenti, nell’illusione di far loro del bene? Invece di fomentare la paura, occorre ricordare ai genitori che il bambino diventa più autonomo – cioè cresce, – solo se allontanato dalla madre e dalla famiglia per alcune ore al giorno e affidato a figure adulte di cui ci si fida. Se non si taglia questo cordone ombelicale, invece di proteggerlo, gli si fa del male.

Genitori italiani, invece delle telecamere, chiedete una scuola migliore per i vostri figli con maggiori investimenti, maggior formazione dei docenti. La buona scuola delle telecamere e del sospetto non è una buona scuola. I problemi si risolvono alla radice, se si vogliono veramente risolvere.

Giuseppe Caliceti da il manifesto