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No Tav: Ancora una giornata di resistenza popolare. Cariche e lanci di lacrimogeni da parte della polizia

Scontri, feriti, arresti in Val Susa. La giornata celebrativa di quella che fu la liberazione di Venaus nel 2005, si conclude con un bilancio non previsto ad inizio giornata. Tre cortei hanno raggiunto rispettivamente il cantiere di Chiomonte e l’autoporto di Susa, e tutti hanno avuto problemi quasi come se da parte di chi doveva gestire la piazza fosse presente la volontà di esasperare il conflitto. Intorno alle reti che proteggono lavori inesistenti, si sono radunate così circa 3000 persone. La giornata non lasciava prevedere momenti di tensione, ma una gestione dell’ordine molto nervosa da parte delle forze dell’ordine schierate in massa a difesa del cantiere ha portato a momenti di estrema confusione e pericolo.

Alle due del pomeriggio 500 manifestanti hanno circondato le reti del cantiere ma non hanno mai rappresentato un serio pericolo né per i macchinari né per gli uomini. Di fronte all’avvicinarsi di alcune decine di no tav protetti da maschere anti gas, carabinieri e poliziotti hanno risposto con un fitto lancio di lacrimogeni che sono piovuti non solo addosso a chi voleva scuotere le protezioni ma anche tra coloro che erano ben lontani dal luogo degli scontri. Quattro ragazzi sono stati feriti perché centrati al volto dalle decine di candelotti che piovevano dal cielo. È stato necessario l’intervento di alcune ambulanze che si sono fatte strada tra impervie strade di montagna. I ragazzi sono stati portati agli ospedali di Susa e Torino dove sono stati riscontrati loro traumi cranici e gravi tumefazioni agli occhi.
Alle 5 del pomeriggio l’ultimo attacco della polizia è stato decisivo. Usciti dal cantiere in massa (erano presenti oltre 1000 uomini tra carabinieri, polizia, guardia di finanza e alpini), hanno sbaragliato ogni resistenza, costringendo i manifestanti ad indietreggiare in maniera scomposta. La baita presidio situata a ridosso del cantiere è stata occupata per breve tempo dalle forze dell’ordine, che in serata sono nuovamente rientrate alla base.
L’attacco è stato molto violento e non ha fatto distinzioni tra chi era fermo alla baita e chi si era invece avvicinato alle reti. Gli oltre 3000 manifestanti non hanno potuto fare altro che abbandonare il presidio in mano alle forze dell’ordine che lo hanno devastato. Il timore è che ora l’ultimo avamposto no tav possa essere sgomberato ed occupato dai militari. Si tratterebbe di una grave perdita strategica perché ricaccerebbe il popolo che si oppone all’alta velocità ad almeno tre km di distanza dal cuore della lotta. Non per nulla alcuni storici esponenti del movimento polemizzavano ieri sera con chi aveva deciso di attuare una pressione poco più che simbolica alle reti.
Mentre nei boschi della Val Susa infuriava la battaglia a Susa circa 10.000 manifestanti occupavano l’autostrada. Respinti all’imbocco dell’autoporto, i no tav decidevano così per un’azione molto più incisiva. Di fatto il gruppo meno battagliero era costretto ad entrare dentro l’autostrada che veniva così chiusa al traffico. Lungo la carreggiata veniva allestito un palco su cui si succedevano diversi gruppi musicali fino a tarda serata. I manifestanti provenienti da Giaglione e Chiomonte venivano invitati ad occupare anch’essi l’autostrada cosa che è puntualmente avvenuta.
La manifestazione, meno corposa che in passato, ha comunque visto la partecipazione di 20.000 persone, la maggior parte valsusini. Erano però presenti gruppi provenienti da tutta Italia, in particolare dal Veneto. E se dai vertici del Pd è un coro contro i manifestanti e a favore della Tav, Paolo Ferrero (presente ai cortei) ancora una volta difende le ragioni della protesta. «Queste persone hanno ragione a manifestare contro un’opera inutile e dannosa. Tanto più se non ci sono i soldi per le pensioni! Usino il denaro previsto per la Tav, ben 17 miliardi, per il riassetto idrogeologico del territorio. Basta con la militarizzazione della Val di Susa».

Maurizio Pagliassotti

Da segnalare l’ennesima vergognosa ricostruzione da parte dei media che accusano i no tav di aver appiccato gli incendi
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