No Tav: Convalidati gli arresti per i fermati domenica 3 luglio in Val di Susa
- luglio 07, 2011
- in lotte sociali
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La notizia della convalida degli arresti con la disposizione della misura cautelare in carcere per tutti e quattro i compagni fermati, è giunta nella tarda mattinata. Il Giudice per le indagini preliminari ha così accolto la richiesta del pubblico ministero, decidendo per il dispositivo peggiore di tutti quelli, elencati nelle richieste della difesa, possibili. Niente arresti domiciliari, o misure alternative alla segregazione carceraria: secondo le motivazioni addotte dal magistrato, di fatti “troppo gravi” si tratta. A ben vedere i fatti della Val Susa, effettivamente, sono gravissimi. Un’intera popolazione, in virtù di quella logica che antepone gli interessi e i profitti di pochi affaristi a capo di oligarchie industriali e finanziarie che arrivano fino ai vertici dei partiti maggiori rappresentati in Parlamento, è stata attaccata militarmente, brutalizzata, privata di ogni diritto costituzionale e democratico. L’Alta Velocità che devasta la Valle, definita persino dall’ex ministro Burlando del Pd ‘un’opera inutile e dannosa, che non si porterà mai a termine”, è in realtà una “Grande Tangente”. Come lo sono tutte quelle faraoniche imprese di dubbia utilità sociale, ma di indiscussa capacità di drenare soldi pubblici verso conti correnti privati. Gianluca Ferrari, attivista del centro sociale Rivolta, come gli altri tre manifestanti detenuti, ha avuto la sfortuna di cadere nelle mani di quelle civilissime persone che con manganelli, lacrimogeni e altri corpi contundenti, hanno dato prova già altre volte del loro coraggio: quanto fegato ci vuole per sparare gas addosso a famiglie intere, compresi bambini, che abitano quelle terre? Quanta etica e moralità traspare dal torturare persone ferite, sottoponendole come nel caso di Fabiano Di Berardino, preso anche lui come ostaggio durante la manifestazione, a ore di pestaggio, a getti di urina, allo sfondamento con un tubo di ferro del setto nasale? Quanto “Stato” e quanto “Diritto” alberga in pubblici ufficiali che mirano ragazze che hanno le mani alzate per colpire con granate da mezzo chilo piene di gas venefici? O per cercare di uccidere con uno di questi colpi sparando da un metro al torace di uno studente di ventanni, come Jacopo Povelato di Mestre? Ce lo dica il Presidente Napolitano se è questa la “legalità” che si dovrebbe rispettare. Gianluca è ora rinchiuso nel carcere delle Vallette di Torino. Nonostante le prove a suo carico dimostrino al massimo la sua presenza sul posto, come uno di quei settantamila che hanno voluto esserci, è stato deciso da questa “legge” che non bastano le vessazioni e i soprusi esercitati su un’intero popolo, ma bisogna anche accanirsi sui singoli per impartire lezioni a tutti. Non si tratta di “capro espiatorio”, logica spesso applicata quando bisogna trovare colpevoli di crimini commessi da mani nascoste. Qui tutti i valsusini l’hanno detto e ripetuto: l’assedio al cantiere del 3 luglio è stato fatto da tutti e tutte, è stata la legittima risposta di un popolo violentato in nome di qualcosa che è fuori dalle regole e deciso attraverso procedure non democratiche. Credete che a qualcuno verrà mai in mente di sottoporre a referendum tra gli abitanti della Valle, ciò che dovrebbe cambiare per sempre la loro terra e le loro vite? Credete che quei 20 miliardi di euro che l’Alta Velocità si mangia dalle tasche di tutti gli italiani e gli europei, non avrebbero, proprio in tempi di crisi come questi, miglior destinazione? No, non sono capri espiatori i compagni e la compagna in arresto. Sono “prigionieri di guerra”, vittime della logica della rappresaglia che anima gli atti militari dell’occupazione di terre da ricondurre al dominio. E’ una guerra, quella contro la Val di Susa, che hanno deciso a Roma e portato avanti contro i civili. E come in tutte le sporche guerre che non hanno ragioni dalla loro parte, bisogna creare una legittimazione degli atti più infami, come appunto le violenze contro le persone. E allora ecco la cmpagna mediatica contro Gianluca e gli altri, contro i “Black Block” che oggi suona come quell’antico “Banditen” con il quale il nazifascismo bollava i partigiani che hanno costruito la Repubblica. Gianluca è in una galera sovraffollata, sporca, come lo sono quelle che i direttori degli istituti di pena chiamano le “discariche sociali”. Dobbiamo e vogliamo tirare fuori lui e tutti gli altri. Gli avvocati hanno già depositato la richiesta di riesame al Tribunale, e questo significa che al massimo tra quindici giorni ci sarà un’altra possibilità. Mentre i ricconi della casta compiono i crimini che più gli piacciono godendo dell’impunità, mentre i capi e i gregari della stessa polizia che macella la Val di Susa hanno già fatto quello che hanno fatto a Genova dieci anni fa, e mai nessuno si è sognato nemmeno di sospenderli anche dopo le condanne per torture, violenze e costruzione di prove false, Gianluca è lì. Attorno ha tutti noi, ha le migliaia e migliaia di persone che hanno deciso, tramite la rete, di informarsi da sole su ciò che era accaduto, ha soprattutto un’intero popolo della Val di Susa, che lo abbraccia. La vergogna delle loro azioni, invece, li porterà ad una solitudine schiacciante, a loro e a chi li usa, e non potranno mai raccontare a testa alta cosa hanno fatto. Gianluca, e tutti noi, invece si.
LIBERTA’ PER GIANLUCA FERRARI E PER TUTTI GLI ARRESTATI/E
LIBERTA’ PER LA VAL DI SUSA
PER LA RICONQUISTA DEI BENI COMUNI, NO TAV!
Centro sociale Rivolta – Marghera
Laboratorio Morion – Venezia
Sale Docks – Venezia
Per inviare messaggi di solidarietà agli arrestati l’indirizzo è:
Casa Circondariale di Torino Lorusso e Cutugno, Via Pianezza, 300, Torino
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