Rimangono in carcere due attivisti arrestati il 26 gennaio, mentre una scritta No Tav su un muro di Milano scatena la morbosa fantasia dei media, mentre il governo trucca i numeri sui comuni contrari alla Torino Lione. Le donne No Tav regalano al sindaco di Susa un mazzo di ‘mimose’ particolare.
Restano in carcere Gabriele Filippi e Matteo Grieco, due degli attivisti No Tav arrestati il 26 gennaio nella retata ordinata dal procuratore di Torino Caselli in merito agli scontri tra manifestanti e forze di occupazione durante il mese di luglio del 2011. L’ufficio dei giudici per le indagini preliminari ha respinto l’istanza di modifica della misura cautelare già in vigore. Filippi è detenuto a Genova nel carcere di Marassi mentre Grieco al «San Michele» di Alessandria. Continua, intanto, lo sciopero della fame di Tobia Imperato, l’esponente anarchico torinese arrestato il 26 gennaio e ora ai domiciliari. La sua è una protesta – che sta portando avanti da sei giorni – contro il divieto di colloquio con l’esterno che gli è stato imposto dalla magistratura. Da oggi, grazie alle istanze del suo avvocato difensore, un medico di sua fiducia può visitarlo tutti i giorni. Imperato sta anche scrivendo un diario.
Intanto esponenti politici e media locali stanno montando a Milano il caso – l’ennesimo allarme eversione fuori luogo, ingiustificato e strumentale alla repressione – a partire da una scritta tracciata durante la notte su un muro dell’Università Statale, in via Festa del Perdono. Con uno spray blu qualcuno ha scritto «Luca resiste, il conto lo pagate voi, deraglia la tav deraglia il debito, deraglia tutto. tifiamo rivolta». La firma ‘AR’ con una stella a 5 punte. Stella che secondo gli eruditi giornalisti richiamerebbe quella delle Brigate Rosse! Qualcuno gli dica che la stella a cinque punte è un simbolo del movimento operaio da qualche decennio prima che nascesse il ‘partito armato’.
La manipolazione è all’opera non soltanto nella descrizione degli oppositori. Stamattina un documento messo a punto dal governo sulla Torino Lione affermava che “Tutti gli 87 comuni francesi e la stragrande maggioranza di quelli italiani non si sono opposti all’opera. I comuni italiani contrari sono circa una dozzina ma, se si considerano quelli direttamente interessati dalla realizzazione di tratte in superficie e/o cantieri – prosegue la nota – sono solo due le amministrazioni esplicitamente contrarie (Chiusa San Michele e Sant’Ambrogio di Torino – 6.500 abitanti)”. Ai numeri sballati del governo ha risposto Sandro Plano, presidente della Comunità Montana Valli di Susa e Sangone. «I Comuni della Valle di Susa che hanno approvato una delibera contro la Tav sono 23, non due, e non ce ne sono che si siano espressi con delibere chiaramente a favore dell’opera – ha ricordato Plano che poi ha aggiunto -:Il numero di due si riferisce a quelli direttamente toccati dal cosiddetto progetto low cost ma in valle i Comuni che si sono dichiarati contrari alla Tav devono essere considerati 23».
Intanto questa mattina un’ottantina di donne No Tav hanno consegnato al Sindaco pro-Tav di Susa, Gemma Amprino, una “mimosa” fatta simbolicamente con i lacrimogeni sparati dalle forze di occupazione contro i manifestanti sull’A32 all’altezza di Chianocco, opportunamente dipinti di giallo. Insieme ad un altro mazzo, non di fiori ma di pezzi di filo spinato tagliati dal muro che protegge il fortino sui terreni a Chiomonte occupati alcuni mesi fa da LTF e forze di occupazione. La delegazione è stata ricevuta dal sindaco alla quale, racconta la portavoce del movimento Nicoletta Dosio, le donne hanno esposto per l’ennesima volta le loro ragioni contro la Tav. «Eravamo un centinaio – racconta invece Dana Lauriola – e abbiamo deciso di consegnare al sindaco quest’opera d’arte dicendole che è la mimosa della valle di Susa e che è quello che le donne No Tav ricevono da mesi dalle forze dell’ordine».
Marco Santopadre da Contropiano
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