Fabio Vettorel finalmente è libero. Con l’udienza di questa mattina, lunedì 27 novembre, Fabio ha lasciato l’aula da uomo libero. La polizia penitenziaria che lo ha accompagnato in udienza dal carcere è uscita dall’aula del tribunale, dopo il giudice ha letto il dispositivo della scarcerazione.
Venerdi scorso, l’alta Corte tedesca si era pronunciata favorevolmente alla libertà per Fabio respingendo il ricorso della Corte d’Appello che voleva tenere Fabio ancora in galera.
I giudici hanno però posto due condizioni molto rigide: il pagamento di una cauzione da 10 mila euro, versata a nome del 18enne, e la nomina di una persona che abbia una procura ad Amburgo.
Fabio non potrà inoltre lasciare la città per tutta la durata del processo e dovrà risiedere dalla madre, Jamila Baroni, che ha preso appositamente un appartamento ad Amburgo. Fabio inoltre dovrà firmare tre volte alla settimana presso la polizia.
«L’attesa è finita – ha dichiarato Emily Laquer, portavoce della iL e della piattaforma StopG20 – L’ingiustizia commessa nei suoi confronti dovrebbe essere di monito per tutti noi. C’è una parola che dovremmo meglio apprendere: solidarietà».
Gli oltre 140 giorni trascorsi in carcere da Fabio Vettorel, la cui unica colpa è stata quella di essersi recato ad Amburgo per partecipare, insieme a decine di migliaia di altri, alle proteste contro il G20, sono apparsi fin dall’inizio una mirata vendetta di Stato nei confronti del significato e del successo di quelle mobilitazioni, capaci di denunciare il ruolo dei «potenti della Terra» nelle crescenti ingiustizie sociali, nella crisi ecologica, nello sfruttamento delle persone e dei beni comuni.
Una vendetta condotta con determinazione politica e accanimento giudiziario, in spregio a diversi principi e regole dello «stato di diritto». In Germania è stata denunciata da mobilitazioni di movimento, dai deputati della Linke e da numerose voci degli stessi media mainstream. In Italia ha visto la presentazione di svariate interrogazioni parlamentari, gli interventi dei Giuristi Democratici, Legal Team e di Amnesty, oltreché un tardivo interessamento della «grande stampa» e il vergognoso silenzio del Governo nazionale.
Tuttavia, come Fabio ha scritto nella coraggiosa dichiarazione spontanea pronunciata durante il processo, «nessun tribunale potrà fermare la nostra sete di libertà, la nostra volontà di costruire un mondo migliore».
L’intervista rilasciata a Radio Onda d’Urto da Jamila Baroni, mamma di Fabio, venerdi 24 novembre dopo la decisione dell’Alta Corte Ascolta o scarica qui
Da parte nostra possa giungere un forte abbraccio a Fabio con l’impegno che fintanto che non tornerà a casa continueremo a tenere alta l’attenzione su quanto sta accadendo ad Amburgo, vogliamo Fabio libero!