«Non potete fermare il vento gli fate solo perdere tempo» Lettera di Eugenio dai domiciliari
- luglio 31, 2020
- in antifascismo
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La lettera di Eugenio, uno dei 19 student* che da giovedì si vedono privati della libertà per essersi opposti a chi tentava di propagandare odio, fascismo e revisionismo storico in Università.
Eugenio libero!
Liber* tutt*
“Da sei giorni mi trovo agli arresti domiciliari per aver contestato la presenza dei fascisti del Fuan in Università a Febbraio. A cinque mesi di distanza dai fatti è arrivata in grande stile l’operazione della procura e digos torinese che ha portato 19 student* ad essere sottoposti a misure cautelari di vario genere: domiciliari, divieto di dimora, obbligo di firma quotidiano in commissariato.
Leggendo le carte della procura ci sarebbe da ridere se non si stesse parlando della vita e della possibilità di studiare per 19 studenti e studentesse. Le bellissime giornate di mobilitazione antifascista in università del febbraio scorso vengono trasformate dalla procura (abbastanza maldestramente) in “azioni di un medesimo disegno criminoso” in cui ognuno avrebbe svolto azioni precise e premeditate con tanto di coordinatori, esecutori e sostenitori. In cui, giusto per rendere l’idea, un coro del tipo “via via fascisti e polizia” viene trasformato in una terribile minaccia degna della configurazione legale di violenza privata. Non vengono nemmeno risparmiate valutazioni politiche su cosa sia l’antifascismo e come lo stesso debba essere praticato; già solo questo fatto basterebbe a far perdere qualsiasi credibilità ad una procura che negli anni si è sempre più sostituita alla politica con l’effetto di trasformare qualsiasi istanza politica e sociale in una questione di ordine pubblico.
Vista la situazione sento il bisogno personale di riavvolgere il nastro a quelle giornate di mobilitazione, con l’obiettivo di ridare la dignità e il valore che quelle giornate meritano.
Ricordo con piacere la spontaneità e la determinazione con cui tutt* insieme ci siamo opposti alla presenza del Fuan aka nipotini di Roberto Rosso (assessore regionale di Fratelli d’Italia) allora appena arrestato per ‘ndrangheta.
Non era possibile accettare la provocazione di un loro volantinaggio revisionista proprio in concomitanza con l’incontro FASCISMO-COLONIALISMO-FOIBE organizzato tra gli altri da diverse sezioni Anpi. In quel contesto tant* student* hanno dimostrato che antifascismo significa una cosa molto semplice: opporsi alla presenza dei fascisti in ogni luogo, non consentire agibilità politica a chi ha come unico scopo propagandare schifezze xenofobe, razziste e sessiste.
Credo che ognuno dei partecipanti a partire dalla propria condizione soggettiva possa rintracciare i motivi che lo hanno spinto ad opporsi alla presenza di quei quattro fascistelli – io ad esempio ho fin da bambino avuto la tessera dell’Anpi e sono cresciuto con i racconti della resistenza dei miei nonni partigiani – ma quello che ci ha accomunato in quei giorni non è stato uno sguardo al passato bensì la volontà di combattere le contraddizioni del presente che vedono noi student* ultima ruota di un meccanismo universitario che riproduce solo precarietà ed ansia, svuotato di qualsiasi tensione verso un’elaborazione critica delle condizioni in cui viviamo e in cui il Fuan non rappresenta altro che un ostacolo alla creazione di un’università realmente adatta ai bisogni di chi la vive.
Con questa idea ci siamo mossi per dimostrare che il Fuan in università non ha alcuna legittimità.
Ricordo come tante persone che passavano casualmente per il campus durante la presenza del Fuan si siano unite al “presidio” antifascista mosse da sana rabbia e indignazione, prendendo a più riprese in giro i coraggiosissimi fascisti in fasce protetti da mezza questura torinese.
Ricordo la presenza dei vertici del campus ( Ottoz e Consani) assistere impassibili mentre la polizia faceva il bello e il brutto tempo agendo in Università come fosse un cortile di proprietà della questura, cimentandosi in inseguimenti stile Rambo e arresti arbitrari degli student*.
Un elemento che mi sembra importante ricordare è il totale silenzio del rettore Geuna interrotto solo dopo diverso tempo da una generica condanna della violenza: non una parola sulla presenza del Fuan scortato dalla celere autorizzata ad entrare in università dallo stesso rettore.
Si sono poi sprecate le prese di posizione e di condanna della Lega sia in consiglio regionale sia per bocca del direttore Edisu Sciretti. Proprio lui, lo stesso che circa un anno fa invocava “un po’ di scuola Diaz”, si è subito prodigato per chiedere la revoca della borsa di studio per gli antifascist*.
È vergognoso che con l’emergenza Covid-19 ancora in atto Sciretti, l’assessora all’istruzione Chiorino e compagnia, anziché preoccuparsi di ampliare i criteri per l’accesso alle borse di studio, così da rendere effettivo il diritto allo studio al tempo dell’emergenza sanitaria, fossero impegnati in estenuanti discussioni per strappare la vittoria tutta politica di revoca della borsa di studio agli student* che nei mesi passati avevano fatto dell’antifascismo non una semplice bandiera da sventolare per opportunismo ma una pratica semplice, concreta e quotidiana.
È vergognoso vedere come, nei fatti, l’intera operazione della procura torinese, altro non sia che l’esecuzione precisa delle volontà politiche espresse dalla Lega e da Fratelli d’Italia che infatti chiedevano, tra le altre cose, il sequestro dell’aula occupata C1; sequestro che si è verificato nella stessa giornata degli arresti.
Per me e credo molt* altr* student* la C1 ha rappresentato in questi anni uno spazio in cui poter studiare, vista la strutturale carenza di spazi, incontrarsi e confrontarsi e nella quale sono nate centinaia di iniziative culturali e di informazioni aperte a tutta la comunità studentesca. Tutti questi elementi mi sembrano sufficienti per comprendere l’assurdità di un provvedimento di questo genere. Inoltre mi sembra assurdo che in un periodo in cui vi sono più interrogativi che risposte sulla riapertura dell’università a settembre e vista la necessità di disporre di più spazi per garantire le norme igieniche anti-Covid, le aule vengano chiuse anziché aumentate nel numero.
Per quanto mi riguarda sto bene e sono tranquillo. Sono sempre più convinto che ciò che ha dato fastidio di quelle giornate di mobilitazioni, in cui per un momento siamo riusciti a fermare la macchina universitaria volta solo alla produzione asettica di Cfu per confrontarci su quello che in quel momento ritenevamo importante, secondo i nostri tempi e metodi, sia stata la coerenza con cui tutto è stato fatto. In un periodo in cui a farla da padroni sono i politicanti voltafaccia, le banderuole che durano giusto il tempo di una campagna elettorale, la coerenza espressa in quelle giornate non può essere accettata da istituzioni e procura.
In questi giorni capisco realmente cosa significa la frase “non potete fermare il vento gli fate solo perdere tempo”. Unico mio rimpianto infatti è il non poter essere al presidio dei Mulini per portare il mio piccolo contributo alla resistenza No Tav che, tra l’altro, in quanto a coerenza è una delle massime espressioni in questo paese.
Un abbraccio a tutt* e grazie per la solidarietà che sto ricevendo!”
Eugenio