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Per chi non si gira dall’altra parte

Sabato 9 luglio, il tribunale di Treviso ha condannato Juan, anarchico spagnolo che ha vissuto a lungo qui a Rovereto, a 28 anni di carcere (più tre anni di libertà vigilata) perché ritenuto responsabile di un attacco esplosivo contro la sede trevisana della Lega avvenuto nell’agosto del 2018.

Una condanna spropositata. Una delle pene più alte mai inflitte in Italia per un’azione che non ha provocato alcun ferito.

Tra gli infiniti esempi possibili, si può far notare che il militante fascista – nonché ex candidato della Lega – Luca Traini è stato condannato a 12 anni di carcere per aver sparato, ferendone sei, contro degli immigrati (e contro una sede del PD) a Macerata, sempre nel 2018.

Le aggravanti di «terrorismo» (che fanno aumentare a dismisura gli anni di carcere) evidentemente valgono solo per gli anarchici e i rivoluzionari.

Ci siamo già scordati l’indignazione che nel 2018 circolava in tanta parte della cosiddetta società civile di fronte al razzismo di Stato, agli immigrati segregati sulle navi nei porti o lasciati affogare in mezzo al mare, alle dichiarazioni del ministro degli Interni Salvini?

Su azioni come quella di Treviso ci sono tra noi idee anche molto diverse. Ma il punto non è questo. Il punto è che a pagare in questa società è sempre e solo chi si ribella all’ingiustizia, chi non si gira dall’altra parte, chi è disposto a perdere la propria libertà quando è in gioco quella di tutti.

Juan – già in carcere dal 2020 per aver partecipato attivamente alla mobilitazione contro il TAV in Valsusa – è sempre stato al nostro fianco nelle tante lotte di questi anni. L’idea di rivedere il suo sorriso quando avrà quasi settant’anni è per noi insopportabile.

Non possiamo lasciar passare una simile sentenza. Non lo lasceremo solo proprio ora.

Circolo Cabana