Non uccidete Alfredo Cospito. Basta leggi speciali
La rabbia di Massimo Cacciari. Il regime speciale per l’anarchico? «Non me lo spiego. Intervenga Nordio: lo faccia curare e lo metta nelle condizioni di difendersi. Non applicare il valore rieducativo della pena significa tradire la Costituzione»
intervista a cura di Aldo Torchiaro
“Nordio si faccia sentire, non intimorire”. È l’appello del filosofo Massimo Cacciari al ministro della giustizia. “Ponga fine alle grandi ipocrisie che ledono lo stato di diritto. Leggi transitorie che diventano definitive. L’ergastolo ostativo che diventa la negazione della finalità rieducativa della pena”.
Cacciari riflette sulla necessità di porre fine alle leggi speciali del 1992 e a guardare alla realtà di oggi: se è finita una stagione, se lo Stato non è più sotto scacco, perché mantiene inalterato il regime del carcere duro? E nel caso dell’anarchico Alfredo Cospito, cosa giustifica l’accanimento cui assistiamo, la sua condanna al 41bis? “Mai si è visto, davanti al terrorismo stragista, usare tanta durezza come quella rivolta a Cospito. Di cosa abbiamo paura?” stigmatizza il filosofo.
“Lo Stato non può agire per vendetta, facendo della Vendetta una pena accessoria”. Poi l’appello perché Cospito esca dal 41bis. Ogni giorno le sue condizioni peggiorano, come più volte denunciato dalla sua dottoressa Milia. Che giovedì è stata autorizzata a tornare in carcere ma con il divieto di rilasciare dichiarazioni a radio Onda d’urto. Una vera censura, mentre Cospito è “sull’orlo di un precipizio”.
Leggi transitorie che diventano definitive. Pene rieducative che portano all’ergastolo ostativo. Massimo Cacciari è indignato. Il filosofo, già sindaco di Venezia e senatore, nella sua triplice esperienza di accademico, amministratore e legislatore punta il dito contro la deriva dello stato di diritto.
E rivolge un appello a Carlo Nordio, con cui ha coabitato nella città lagunare, affinché limiti l’applicazione del 41bis, legge speciale che tradisce la Costituzione e che va, in prospettiva, eliminato.
Con la cattura di Messina Denaro si chiude un’epoca. Come possono rimanere appese le leggi simbolo di quella stagione?
Il 41bis nasce da una situazione del tutto particolare. E vi sono due considerazioni che è urgente fare. La prima riguarda il carattere stesso della pena è di natura straordinaria, perché è chiaro che vi è qualcosa che non funziona nello stabilire delle pene che presentano caratteri per cui è del tutto esclusa la possibilità della finalità rieducativa e riabilitativa. L’ergastolo ostativo dimostra di per sé la totale ipocrisia del presupposto costituzionale della pena rieducativa, perché prevede che i suoi condannati non vengano rieducati e men che meno riabilitati. E se si prevede di sbattere qualcuno in galera e buttare via la chiave, la Costituzione non ha più senso. Viene tradita. Vengono conclamati continuamente principi generali che continuamente vengono contraddetti. In questi casi l’ipocrisia diventa palese. Una lesione dello stato di diritto operata dal diritto penale, che come diceva Simone Weil “fa sentire da vicino la puzza dell’inferno”. Questo in senso generale.
Veniamo alla seconda considerazione? Il particolare.
Bisogna riflettere su un discorso specifico: questa pena del 41 bis nasce in una situazione molto particolare, mirava a colpire dei partecipanti a organizzazioni criminali molto ben strutturate, efficientissime, che controllavano i loro territori infinitamente meglio di come riuscivano a fare le autorità dello Stato. In questi casi specifici era stato dimostrato che i capi, messi in cella, riuscivano a continuare a svolgere le loro attività criminose. Per colpire queste organizzazioni criminali si è pensato a questo tipo di pena, come legge transitoria. Può darsi che si possano ripresentare situazioni come quelle descritte sopra, ma oggi non è più quello il caso. E allora anche nel caso specifico, il legislatore cosa dovrebbe fare? Riconoscere che la legge transitoria ha compiuto il suo iter, è servita quando doveva servire, e trentuno anni dopo essere stata promulgato, il 41bis dovrebbe vedere la fine della sua funzione. Per fortuna.
Magari si potrebbe iniziare ad applicarlo con misura.
Ecco: volendo anche lasciare impregiudicato il fatto che sia da dismettere o non dismettere, è evidente che questa pena, la legge speciale sul regime carcerario duro, contraddicendo i principi generali della Costituzione, va applicata comunque con estremo raziocinio. Deve essere dimostrato che dal carcere ci sono dei capimafia stragisti che possono continuare a guidare l’organizzazione malavitosa. Se si decide di mantenere il 41bis, deve essere una extrema ratio, da centellinare e riservare solo ai casi più pericolosi, con comprovate reti di collegamento nella criminalità operativa, dove ci sono boss capaci di tornare a uccidere.
E invece viene applicato anche per Cospito.
Un caso che con la mafia non c’entra niente. Niente. Un elemento che per carità, avrà sbagliato, si sarà macchiato di reati, ma non ha mai ucciso nessuno e non è a capo di una rete criminale stragista. Se non sbaglio, Cospito è in carcere per aver messo una bomba carta che è esplosa una sera, senza fare danni né feriti. E lo mettiamo al 41bis? Ma dico, stiamo scherzando? Un uomo che sarà pure un militante anarchico, ma cosa vuol dire? È uno di cui possiamo non condividere le idee politiche ma che con la malavita organizzata non ha nulla a che fare. Se siamo in presenza dell’applicazione delle norme in maniera così spregiudicata, per carità, si abolisca il 41bis. Vuol dire che non sappiamo applicare le leggi con la giusta misura, e allora meglio non ricorrervi. È evidente. Aboliamo la norma immediatamente.
Lo Stato dimostra di aver paura di Cospito?
È una cosa assolutamente irragionevole. Una cosa pazzesca. E per questo mi sono rivolto al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che conosco da anni e che è tutt’altro che un giustizialista. È un giurista che ha espresso ancora da tempo i suoi dubbi sulla normativa d’emergenza.
Lei conosce bene Nordio, siete stati Sindaco e Procuratore di Venezia negli stessi anni…
Sì, ci conosciamo bene. Un rapporto di stima reciproca, avendo appunto operato nella stessa città per tanti anni. È una persona con cui si ragiona, un giurista garantista privo di qualunque pregiudizio. Adesso dia la prova di esserlo.
Qual è il suo appello a Nordio?
Il mio appello è semplice: Nordio sia orgogliosamente se stesso. Si faccia valere nel governo. Non tema nessuno. Batta i pugni sul tavolo. Prenda di petto il tema di quelle norme che dovevano essere transitorie e di emergenza e poi, come mille altre cose in Italia, diventano per prassi definitive. Se non può rimuovere il 41bis, lo faccia applicare con l’attenzione dovuta. Deve almeno riuscire a verificare che le norme vengano applicate solo in casi di straordinaria emergenza. Altrimenti non solo si contraddicono i principi costituzionali ma si cade in aberrazioni del diritto come mai ne abbiamo incontrati prima, neanche in caso di terrorismo.
Come si spiega tanta protervia nel punire Cospito?
Non me lo spiego. Non può essere trattato come un pericoloso mafioso stragista. Cosa si teme? Che organizzi la rivoluzione anarchica in Italia? Ma vogliamo ridere? Piuttosto che curino questo poveretto. E che lo mettano in condizione di difendersi: il suo reato è da ergastolo? Io davvero non me lo spiego.
Anche su Messina Denaro, con il rifiuto della poltrona per la chemioterapia, mi sembra si inizi a andare oltre…
Una cosa un po’ strana, in effetti. Guardiamo al tema in sé: pensiamo davvero che Messina Denaro dal carcere riorganizzi Cosa Nostra, lui che è malato terminale? È abbastanza evidente che le cose sono state sin troppo semplici, per prenderlo.
È tra coloro che dicono che Messina Denaro si è consegnato, di fatto?
Che si sia fatto trovare, che si sia consegnato, che ci sia stata una operazione di intelligence… non importa, certamente non c’è stata una grande operazione di cattura. È sotto gli occhi di tutti. E questo dimostra che la sua pericolosità è molto relativa. Mi pare che questi segnali di carcerazione dura abbiano più il sapore della vendetta, che di misure precauzionali vere, sensate e fondate. La situazione della mafia è del tutto diversa da quella delle bombe e delle stragi. Non è sparita del tutto, ma ha cambiato pelle. Se Messina Denaro, come pare, si è di fatto arreso; se lui, come è confermato, è malato terminale, allora dargli il 41bis significa consumare una vendetta, non applicare la giusta pena.
Una lesione allo stato di diritto, il 41bis così come l’ergastolo ostativo.
Sì, conclamata. Evidente. Tanto vale dircelo, senza ipocrisie: lo Stato ammette la Vendetta come pena, deve eseguire condanne esemplari sulla pubblica piazza. Scriviamolo pure: in certi casi la legge ammette che ci sia la Vendetta, come monito spaventoso erga omnes.
Ci vorrebbe umanità anche con Messina Denaro?
Ragionevolezza, prima che umanità. Se fossimo nel 1992, e avessimo catturato un boss in piena attività, ci vorrebbe il 41bis. Oggi nei confronti di un malato che si arrende, non è né ragionevole né sensato
da il Riformista
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