Come avevamo scritto in occasione dei loro arresti l’operazione contro i No Tav in cui sono stati coinvolti si è rivelata un pacco. La solita grancassa mediatica a sirene spiegate, con tanto di conferenza stampa in questura, che finite le feste si scioglie come neve al sole.
Ricordiamo brevemente i fatti per chi se li fosse persi. Il 27 luglio, durante il Festival Alta Felicità, il movimento No Tav convoca una grande manifestazione partecipata da oltre 15mila persone per rispondere alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Conte che, dopo aver tergiversato per tempo e tradendo una promessa storica del suo schieramento, ha annunciato che i lavori per il tunnel della Torino-Lione sarebbero andati avanti. Il movimento aveva annunciato pubblicamente che sarebbe giunto fino in Clarea violando la zona rossa per mostrare ai partecipanti al festival e alla manifestazione la devastazione provocata dalla grande opera inutile. I No Tav hanno collettivamente mantenuto la promessa attraversando la zona rossa e abbattendo il cancello montato dalla polizia sul sentiero che impediva l’accesso alla Val Clarea.
Poco prima delle ferie di natale 16 attivisti No Tav vengono fermati, le loro case vengono perquisite e gli vengono affibbiate diverse misure cautelari (per lo più divieti di dimora dai comuni della valle e obblighi di firma). Giorgio e Mattia invece vengono trasferiti in carcere con l’accusa di essere i registi delle azioni della giornata. Accusa di per sé un po’ bislacca, dato che il movimento tutto nella sua collettività aveva dichiarato pubblicamente quali sarebbero stati gli obbiettivi della manifestazione. Ma non solo, la procura per provare a continuare la sua opera di persecuzione nei confronti di questi due compagni particolarmente attivi nella lotta No Tav e nelle lotte sociali a in città, ha appiccicato insieme un po’ di frasi decontestualizzate che qualunque partecipante a quel corteo avrebbe potuto dire per cercare di dimostrare la loro colpevolezza. Un fatto che sarebbe ridicolo di per sé, se non fosse che ha portato Mattia e Giorgio a passare quasi tre settimane in cella.
I giornali, sempre accondiscendenti con la questura quando si tratta di colpire i No Tav, hanno dato alla stampa i soliti titoloni parlando di “leaders”, di “capi” e dimostrando ancora una volta tutta la loro ignoranza rispetto al funzionamento del movimento.
Oggi tutto il castello di carte su cui si era montata questa fanfara ha subito un duro colpo. Il riesame ha ordinato la scarcerazione immediata. Nella conferenza stampa in questura in occasione degli arresti la polizia aveva annunciato che “non sarebbe finita qui” facendo supporre un secondo troncone dell’operazione probabilmente nella consapevolezza che questa prima parte si sarebbe certamente rivelata una fuffa. Ci chiediamo con quale credibilità ancora vengano concessi soldi dei contribuenti a questi personaggi per condurre indagini e operazioni che si rivelano molto spesso solo persecuzioni ad personam. Ma si sa, quando si parla di TAV i denari da spendere ci sono sempre…
Da notav.info