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Nuoro, 26 settembre 2012

Egregio Dr. Pontillo,
sicuramente le sarà nota la vicenda riguardante il trasferimento di diciotto ergastolani disposto dal DAP a fine luglio detenuti nel carcere di Spoleto e diraamti in altri carceri d’Italia.
Senza ombra di dubbio ritengo che la mia vicenda risalterà al Suo interesse, più delle altre, anto da farla rimanere attonito, dal momento che dal carcere umbro sono stato “sbattuto” addirittura in Sardegna.
Sebbene nel corso della mia lunga detenzione sia stato sempre una persona riservata, non ho mai cercato, ahimè, rendere pubblico all’esterno del carcere, o pubblicizzare, il mio encomiabile curriculum detentivo acquisito durante il percorso di riparazione e recupero intrapreso oramai da diversi anni. Ciò sicuramente mi ha penalizzato e la vicenza in questione ne è la prova.
Tutti i miei sacrifici, anni di studio, crescita intellettuale e preparazine giuridica, redazione di elaborati, ricerche, trattazioni sia giuridiche sia di attualità, due libri scritti etc, sono stati spazzati via dall’Amministrazione penitenziaria. Mi permetta lo sfogo.
Ritengo che sia giunto il momento di far conoscere la persona che oggi sono (come si suol dire in gergo “un detenuto modello”) e ritengo pure che “la quantità di pena espiata (i risultati conseguiti, la dimostrazione del rispetto della legge rientrando dal permesso) abbia assolto positivamente al suo fine rieducativo.
Come già sicuramente sapete Dr. Pontillo, alcuni di questi signori che sono al DAP si mostrano incuranti di fronte ad ogni condizione oggettiva e soggettiva del singolo detenuto e, credo, che non hanno paura della legge, perchè altrimenti non la violerebbero di continuo, ma, sono certo, che potrebbero aver paura della stampa, delle notizie che “evadono” fuori dal carcere e che rendono pubbliche le loro azioni lesive e criminogene, anziché farle rimanere “celate e prigioniere” all’interno del ‘mondo-carcere’; hanno paura della rete, delle associazioni riconosciute che gli interpellano sulle cause che hanno procurato la morte di qualche detenuto (sin troppi…), la cui motivazione data è sempre la medesima: “per cause sconosciute” (ma che noi detenuti ‘conosciamo‘ molto bene…); che gli interpellano sui suicidi nelle carceri che giorno dopo giorno aumentano e che si potrebbero evitare.
Per la commissione di questi crimini (perchè crimini sono!) i responsabili non sono certo le oramai ben note scusanti del sovraffollamento al quali si suole attribuire la primaria causa, ma è lo Stato che in questi luoghi è latitante o reo di questi accadimenti.
Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le nostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione” (Voltaire).
Ebbene il nostro Stato si dovrebbe solo vergognare della (in)civiltà in cui è caduto, per non parlare di quella parte di istituzioni che sanno solo ingozzarsi sperperando i fondi pubblici dei poveri contribuenti. Forse, qualcuno (di loro) mi potrebbe dire che ‘proprio io’ non potrei permettermi di fare la morale a nessuno perché ho commesso i peggiori crimini. Ebbene mi permetto eccome di fare loro la morale, perchè quantomento io ero cattivo e sono diventato migliore vivendo oggi all’insegna della legalità e della onestà, i miei crimini li sto pagando a caro prezzo con la mia stessa vita, sapndo di essere un ‘ergastolano ostativo’ e di essere un “vivo non vivo”. Loro però, non sono mai stati cattivi ma… credi che siano più affidabili?
Secondo me, sono certo che oggi la societ mi darebbe fiducia. Come scritto nel documento, alcuni mesi fa, dopo vent’anni di ininterrotta detenzione, sono uscito in permesso per 14 ore, libero e senza alcuna scorta. Ebbene, se fossi quel criminale di un tempo, non pensate che in 14 ore sarei potuto arrivare in Cina facendo perdere le mie tracce?
Ebbene Dr. Pontillo, la esorto cortesemente di Volersi interessare della mia vicenda, di renderla pubblica sulla carta stampata e sulla rete e denunciarne l’accaduto innanzi agli organi preposti.
Se vuole, pu rendere pubblica anche questa lettera.
Noltre, per come scritto nel documento, Le sarei grato se Lei personalmente si attivasse presso i vertici del DAP rendendoli edotti dell’irrazionale assegnazione disposta dalla Direz. Gen. Det. e Tratt. Proprio al carcere di Nuoro, per la contrastante corrispondenza al mio programma trattamentale ed ai progressi e risultati conseguiti durante il mio lungo percorso rieducativo
e di recupero. Spero che sovvenga quanto prima un pieno ripristino della legalità e che la Direzione Generale dei Detenuti e del Trattamento del DAP, disponga un mio celere trasferimento presso un carcere più adeguato al mio programma di trattamento e più vicino ai miei cari.
Avete, sin d’ora, il mio consenso sul trattamento dei miei dati personali secondo la Legge 31/12/1996 e succ. mod.
Tutta la documentazione probatoria, fotografia della tesi, laurea, Encomi, Attestati, Libri scritti, è in possesso del Sig. Alfredo Cosco al quale ho inviato tutto, autorizzandolo a metterla in rete. Potete contattarlo e farvi mandare una copia di tutto.
Attendo un Suo riscontro alla presente.
Cordiali saluti

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