Domenica sera nella Casa circondariale campana di Santa Maria Capua Vetere si è tolto la vita un detenuto italiano di 40 anni, sieropositivo. L’uomo si è suicidato inalando il gas delle bombolette che tutti i reclusi usano per cucinare e riscaldare cibi e bevande in cella. Era in attesa di giudizio. «E’ l’ennesimo fatto drammatico che testimonia, ancora una volta, l’urgente necessità di intervenire immediatamente sull’organizzazione e la gestione delle carceri, dove il numero esorbitante dei detenuti e la carenza di personale non consentono più alla polizia penitenziaria di garantire i controlli necessari», ha dichiarato Donato Capece, segretario generale del Sappe [Sindacato autonomo polizia penitenziaria, il primo e più rappresentativo della categoria].
Oltre il sovraffollamento e la carenza di personale di polzia, Capece individua come concausa di questi suicidi «la carenza di figure professionali specializzate». A Santa Maria Capua Vetere sono ristretti più di 940 detenuti a fronte di 547 posti letto e i due terzi dei presenti sono imputati, cioè in attesa di sentenza definitiva. I detenuti che si sono siuciidati nel 2010 salgono così a 19.
Oltre il sovraffollamento e la carenza di personale di polzia, Capece individua come concausa di questi suicidi «la carenza di figure professionali specializzate». A Santa Maria Capua Vetere sono ristretti più di 940 detenuti a fronte di 547 posti letto e i due terzi dei presenti sono imputati, cioè in attesa di sentenza definitiva. I detenuti che si sono siuciidati nel 2010 salgono così a 19.
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