Omicidio Bifolco, una sentenza che è un insulto e una provocazione
- ottobre 17, 2018
- in legge reale, malapolizia
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Si è celebrato ieri (16 ottobre) il processo d’appello presso il tribunale di Napoli contro il carabiniere Gianni Macchiarolo, che nel settembre del 2014 uccise, dopo un inseguimento in piena notte, il diciasettenne Davide Bifolco sparandogli alle spalle.
In primo grado la condanna era stata di 4 anni e 4 mesi per omicidio colposo. Ovvero quasi il massimo per un reato del genere. Già allora si reputò clamoroso che non fosse processato per omicidio volontario. Eppure tante erano le testimonianze contro di lui. I carabinieri nell’inseguimento speronarono il motorino facendo cadere i ragazzi fuggitivi e poi il carabiniere oggi imputato si piegò sulle ginocchia per meglio mirare e poi colpì Davide alle spalle ammazzandolo.
I giudici preferirono credere alla versione dell’inciampo e del colpo che accidentalmente parte e colpisce il ragazzo. La forte mobilitazione del quartiere dove viveva il ragazzo, il rione Traiano di Napoli Ovest, e dei centri sociali napoletani – Mensa Occupata in testa – caricò però di pressione il dibattimento e i giudici allora decisero per quasi il massimo della pena. L’avvocato Fabio Anselmo, lo stesso che difende la famiglia Cucchi, al tempo reputò quella condanna una netta vittoria della difesa e il massimo ottenibile.
Ricordo personalmente che cercava di calmare il padre del ragazzo che non poteva credere che per un omicidio la pena fosse tanto lieve. Il povero genitore ricordava all’avvocato l’assurdità di avere un figlio da 2 anni in carcere per avere rubato un motorino e poi vedere un omicida avere una condanna del genere.
Oggi però si è veramente esagerato. La pena è più che dimezzata. Da 4anni e 4 mesi si riduce tutto a 2 anni e pena sospesa per la condizionale.
Difficile commentare. Nessuno ha voglia di fare il giustizialista ossessionato dall’entità della pena. Però qui siamo al ridicolo. Quello che appare come un chiaro omicidio volontario (pur con tutte le attenuanti possibili) viene prima derubricato ad omicidio colposo e poi addirittura si dimezza la pena.
Inutile a questo punto aspettarsi qualcosa dai giudici di Cassazione. Certo che da oggi sarà più difficile spiegare ai ragazzi dei disastrati quartieri napoletani di fidarsi delle cosiddette forze dell’ordine. Non sarà lo Stato che ti proteggerà anzi dovrai guardarti da lui perché se sei di un quartiere popolare sei un potenziale criminale e verrai inseguito , speronato e poi ammazzato anche quando la tua unica “colpa” è di andare in motorino in 3 senza casco nelle strade del tuo quartiere.
da contropiano