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Omicidio Cucchi: al via processo, dodici gli imputati

Comincia il processo per accertare la verità sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra romano morto la notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009, sei giorno dopo il suo arresto per spaccio di sostanze stupefacenti. Domani nell’aula bunker del carcere di Rebibbia, di fronte alla terza Corte d’Assise, si aprirà la prima udienza del processo che vede alla sbarra dodici imputati: si tratta dei sei medici che ebbero in cura il giovane (Aldo Fierro, Silvia Di Carlo, Flaminia Bruno, Stefania Corbi, Luigi De Marchis Preite, Rosita Caponetti), tre infermieri (Giuseppe Fluato, Elvira Martelli e Domenico Pepe) e tre guardie carcerarie (Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici). Nelle ore che precedono l’inizio del processo la famiglia di Cucchi, per bocca della sorella Ilaria, parla di “stato d’animo segnato dalla preoccupazione”. “L’impressione – afferma Ilaria Cucchi – è che sarà un processo scandito dal dolore e teso a difendere l’operato dei pubblici ministeri e della consulenza tecnica a scapito della verità. L’auspicio è che chi deve giudicare si renda conto di ciò che è capitato a Stefano”.
I familiari del geometra contestano, in particolare, le conclusioni della consulenza medico-legale che ha attribuito le cause della morte del giovane non tanto al presunto pestaggio avvenuto nelle celle di sicurezza della Tribunale quanto per l’abbandono nella struttura protetta dell’ospedale Sandro Pertini dove Cucchi era stato ricoverato. Nei giorni scorsi uno dei medici rinviati a giudizio, in una lettera aperta, ha affermato che Cucchi “rifiutò” le cure in ospedale, perché come molti pazienti giudiziari tentava di attivare, in questo modo, la macchina della giustizia e ottenere un contatto con il suo avvocato. “Noi siamo riusciti a sottoporlo a visita ortopedica – scrive Flaminia Bruno – effettuare la radiografia alla schiena, i prelievi ematici, somministrare gli anti-dolorifici e farmaci per l’epilessia. Il ragazzo ha sistematicamente rifiutato ogni altro trattamento e indagine proposta. E’ chiaro che in questo modo il medico ha le mani legate”. Agli imputati si contestano, a vario titolo, i reati di lesioni e abuso di autorità; favoreggiamento, abbandono di incapace, abuso d’ufficio e falsità ideologica. Nella vicenda Cucchi c’é già una condanna. Si tratta di Claudio Marchiandi, direttore dell’ufficio detenuti e del trattamento del provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, condannato a due anni di reclusione in quanto aveva chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato.

fonte: Ansa