Omicidio Cucchi: il mistero della lettera scritta e sparita
- febbraio 04, 2010
- in carcere, vittime della fini-giovanardi
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Quella lettera c’è, o almeno, c’è stata. Ilaria Cucchi non si dà pace da quando ha letto nel resoconto dell’indagine interna del Dap, la testimonianza della capoposto del reparto penitenziario del Pertini. La sovrintendente della polizia penitenziaria fornì busta e foglio a suo fratello Stefano e lo vide scrivere al Ceis, la comunità di recupero dove lo conoscevano. Ma quella lettera non è mai arrivata.
Ilaria, ieri in conferenza stampa con Manconi e con l’avvocato Anselmo, rivela un altro particolare, fornito da fonte autorevole che per ora non cita: ci sarebbe un verbale che annota quella busta da lettera nella lista di effetti personali appartenenti a suo fratello. La famigia quella scatola l’ha riavuta ma nel verbale di Regina Coeli, stavolta, nessuna traccia della lettera. E’ l’ennesima smentita della teoria del suo autoisolamento, specifica Fabio Anselmo che smentisce un ausiliario dei periti del pm il quale ritiene “antiche” e non mortali le fratture delle vertebre che inchiodarono al letto del Pertini il giovane pugile, cateterizzato, che uscì in carrozzina dalla cella per sprofondare nell’orrore del “repartino”. «Qui non si discute se siano state mortali: lo sono diventate per colpa medica. Ma se si muore per lesioni dolose a causa di incuria medica i responsabili di quelle lesioni, anche se non mortali, devono rispondere comunque di omicidio preterintenzionale», controbatte il legale, lo stesso del caso Aldrovandi.
Di pestaggio parlano vari testimoni e tanti altri segni sul corpo martoriato di Cucchi, dai lividi alla paralisi della vescica: «Anche le fratture sono il risultato del pestaggio e lo dimostreremo – promette Anselmo – al di là di questo, trovo grottesco come si possa affermare che le guardie carcerarie non sarebbero responsabili della sua morte.Stefano Cucchi è morto a causa di negligenza medica grave in seguito a una collutazione violenta con le guardie carcerarie: al momento è questa la ricostruzione della Procura di Roma». Al momento, infatti, sono indagati tre agenti di polizia penitenziaria per omicidio preterintenzionale e sei medici del
Pertini per omicidio colposo. «Da parte mia ho sfatto svolgere un inchiesta amministrativa che allo stato attuale non ha dimostrato responsabilità della polizia penitenziaria – fa sapere il capo del Dap, Franco Ionta, udito ieri da Marino nell’ambito della commissione sugli errori del servizio sanitario – in ogni caso credo che il caso Cucchi dimostri come più amministrazioni che hanno avuto ruolo in questa vicenda abbiano tenuto un atteggiamento sostanzialmente burocratico rispetto al problema. Io mi prendo la responsabilità e spero che l’autorità giudiziaria sia in grado di stabilire realmente come sono accadute le cose». Con chi ce l’ha Ionta? Delle amministrazioni restate fuori dalle indagini, per ora, resta fuori solo quella di Viale Romania, sede del comando generale dei carabinieri. Il rischio di manipolazioni esiste, ne è convinto Luigi Manconi, e la procura starebbe indagando sulle falsificazioni delle cartelle cliniche.
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