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Omicidio Cucchi: un nuovo esame per fare chiarezza

Stefano Cucchi non venne visitato nella caserma dei carabinieri di Tor Sapienza. E’ un elemento importante quello che emerge dalle testimonianze degli operatori del 118 che all’alba del 16 ottobre vennero chiamati dai militari perché Stefano non si sentiva bene. Secondo il racconto del barelliere, dell’infermiere e dell’autista, una volta accompagnati dai carabinieri nella cella nei seminterrati della caserma, che descrivono buia, fredda e angusta, Stefano avrebbe rifiutato l’assistenza. L’equipe dell’ambulanza racconta che il ragazzo, avvolto in una coperta, non si sarebbe mai scoperto il volto, neppure quando l’infermiere gli ha preso il braccio per misuragli la pressione, e non si sarebbe voluto far visitare ripetendo più volte di non aver nessun problema. “Come mai Stefano è rimasto sempre coperto e i carabinieri non hanno illuminato la cella?” si domanda la famiglia, che ha appreso oggi la notizia che la salma di Stefano verrà riesumata il 23 novembre prossimo per consentire ad un’altra equipe di quattro periti di approfondire gli accertamenti autoptici già effettuati qualche tempo fa. Il nuovo esame risulta indispensabili soprattutto dopo il ritrovamento di una macchia, che si presume di sangue, trovata sui pantaloni jeans che Cucchi indossava quando fu ricoverato nell’ospedale Sandro Pertini e che alcuni giorni fa sono stati restituiti alla famiglia. L’obiettivo è di ” accertare se nei jeans sottoposti a sequestro siano rinvenibili tracce di sangue umano, ed in caso affermativo il perito accerti le caratteristiche genetiche comparandole con quelle ricavabili dal sangue prelevato in sede autoptica dal corpo di Stefano Cucchi”. I consulenti, inoltre ,“attraverso l’esame della documentazione sanitaria e tenuto conto di ogni altro riferimento allo stato di salute pregresso di Cucchi, dovranno accertare se l’assistenza prestata al paziente durante il ricovero all’ospedale Sandro Pertini di Roma sia stata adeguata e tempestiva in rapporto allo stato patologico da lui stesso presentato e dalle sue condizioni generali”. Inoltre, l’equipe dovrà specificare “se l’assistenza e la terapia prestata e le informazioni rese a Cucchi in merito alle stesse ed alle proprie condizioni di salute, siano state fornite nel rispetto delle comuni regole di diligenza e prudenza professionale ovvero siano ravvisabili elementi di censura nel comportamento dei sanitari che ebbero a trattare il soggetto”. i consulenti dovranno inoltre pronunciarsi sulle eventuali negligenze da parte del personale sanitario che ebbe in cura Cucchi e se queste imperizie possano essere correlate con la morte di Stefano.
fonte: carta