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Omissione di soccorso: L’Italia respinge donne incinte e bambini malati

La Alan Kurdi verso Malta con il piccolo Djokovic ferito in Libia. La Open Arms senza porto,  due donne prossime al parto

«Queste sono le persone da cui l’Italia deve essere protetta. Si chiama Djokovic, in Libia ha subito una ferita da arma da fuoco lunga 10 centimetri a causa di una pallottola vagante. Dovremmo riportarlo lì? Lo stiamo portando a Malta»: a raccontarlo ieri sui social è stato Gorden Isler, uno dei portavoce della nave Alan Kurdi della Ong tedesca Sea Eye.
L’Ong ha postato la foto del piccolo Djokovic, 4 anni: i genitori del Camerun hanno deciso di chiamarlo come il campione di tennis serbo numero uno al mondo. «Ha avuto infezioni respiratorie e febbre fino a 39 gradi, poi gli antibiotici hanno cominciato a fare effetto – hanno spiegato i sanitari dell’Alan Kurdi -. Al momento però non sorride e non parla».

A BORDO ci sono 40 naufraghi (15 i minori) soccorsi mercoledì scorso al largo della Libia. In due sono sopravvissuti al bombardamento del centro libico di Tajoura (dove sono morti in 53) «e ora sono tenuti in ostaggio da Salvini», commenta Isler. C’è anche una donna incinta. Al capitano della nave è stato notificato giovedì notte il divieto di entrare nelle acque italiane (predisposto dal Viminale e cofirmato dai colleghi 5S di Difesa e Infrastrutture) nonostante la nave fosse a 20 miglia da Lampedusa, quindi ancora in acque internazionali. «Non offriremo a Matteo Salvini un’altra occasione per uno show indegno – ha spiegato Isler -, andiamo a Malta. Abbiamo a disposizione il diesel necessario per arrivarci».

LA CAPO MISSIONE Barbara Held aveva chiesto all’Italia l’assegnazione di un porto sicuro: «Avevamo sottolineato che a bordo c’è una famiglia con tre figli, una donna incinta e altri minori». La risposta è stata chiamate Malta: «L’isola è distante 100 miglia, il Centro di coordinamento di Roma ci hanno detto “se ci sono emergenze Malta può mandarvi un medico”. Non hanno prestato ulteriore attenzione alle necessità di protezione di chi è a bordo. La famiglia del Camerun ha dovuto trascorrere un’altra notte sulle assi di legno della nave perché non li hanno fatti sbarcare a Lampedusa». Isler attacca il Viminale: «Salvini sfrutta la nostra iscrizione al registro navale tedesco e persino i naufraghi per il suo personale conflitto politico con la Germania. A guidare la sua strategia sono solo i benefici che ne ricava in Italia. Ha bisogno di un nemico per la sua politica populista. Lo considero un uomo pericoloso».

LA COMMISSIONE europea ha aperto l’ennesima trattativa. La portavoce Mina Andreeva ha spiegato: «Abbiamo avviato i contatti per l’Alan Kurdi. Ci sono già alcuni stati che hanno mostrato interesse ad accettare i ricollocamenti». Non aiuta l’atteggiamento del ministro dell’Interno italiano, che di fronte alle pressioni di Berlino per farli sbarcare, ha replicato: «La Germania non farà dell’Italia il suo campo profughi». Al Viminale, del resto, devono a gestire anche un secondo caso.

L’ONG CATALANA Proactiva open arms giovedì ha salvato 55 naufraghi e ieri ne ha soccorsi altri 69. A bordo quindi sono diventati 124: «Persone con segni evidenti di torture subite in Libia. Quattro bimbi (due molto piccoli), 32 le donne: due in gravidanza, una di 9 mesi con le contrazioni. Abbiamo bisogno di un porto sicuro per farli sbarcare» ha raccontato sui social Oscar Camps. La propaganda del leader leghista esige anche per loro un lungo braccio di ferro: «La Open arms sta navigando quasi in stand-by, abbiamo informato le autorità competenti delle diverse zone Sar. Abbiamo già ricevuto il divieto di Salvini: ci ha sorpreso per la sua celerità, il governo mette le mani avanti anche se non ci stiamo dirigendo verso Lampedusa», ha spiegato poi Riccardo Gatti.

I MIGRANTI del primo salvataggio erano su un barcone con una falla a prora, rischiavano di ribaltarsi o affondare. Il secondo gruppo era su un gommone senza motore. In entrambi i casi erano al largo della Libia a cavallo della zona Sar maltese. «Nove donne del secondo soccorso erano particolarmente provate: avevano sofferto talmente tante violenze in Libia da fare fatica anche a camminare», ha proseguito Gatti. In quanto alla frase ricorrente di Salvini «rivolgetevi al paese di bandiera», Gatti replica: «Serve solo a creare confusione. Se una nave italiana salvasse delle persone in Cina le dovrebbe portare in Italia? Ci sono delle norme che dicono cosa fare. Siamo più vicini all’Italia, siamo in zona Sar maltese, vedremo come verrà risolta la cosa. Come sempre, le persone verranno sbarcate abbastanza velocemente. Per tanto che gridino, alla fine le persone sbarcano».

TORNERÀ IN MARE presto anche la nave Mare Jonio della piattaforma italiana Mediterranea: la procura di Agrigento ne ha disposto il dissequestro. L’imbarcazione era ferma a Licata dal 13 maggio. «Ci stiamo preparando a ritornare in mare – hanno commentato gli attivisti -, salperemo il prima possibile».

Adriana Pollice

da il manifesto