Padova: 22 denunciati per la manifestazione antifascista del 17 luglio 2017
- luglio 23, 2018
- in misure repressive
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I comunicati del Centro Sociale Pedro, Polisportiva San Precario, Adl Cobas Padova-Bassa Padovana, Disc, Catai
Sabato 21 luglio la stampa locale, padovana e regionale, riporta la notizia della chiusura delle indagini per 22 persone coinvolte in una manifestazione antifascista a Padova, il 17 luglio dello scorso anno. Nomi e cognomi in bella vista, senza che ai diretti interessati sia stata recapitata alcuna comunicazione giudiziaria. I fatti contestati riguardano gli scontri avvenuti in piazza delle Erbe, in seguito ad una violenta carica della celere che tentava di bloccare il corteo, diretto contro la manifestazione di Forza Nuova. Nel corso delle cariche sono state arrestate tre persone – rilasciate il giorno dopo e numerosi antifascisti e antifasciste hanno riportato contusioni e ferite. In questo articolo c’è la ricostruzione completa dei fatti, con foto e video. Qui la testimonianza di una delle ragazze arrestate, che dichiara di aver subito placcaggi e violenze nel momento dell’arresto. Di seguito riportiamo i comunicati del centro sociale Pedro e di altre realtà presenti in piazza il 17 luglio 2017, in seguito alla notizia delle 22 denunce.
Centro sociale Pedro
Apprendiamo dalla stampa locale di 22 persone iscritte nel registro degli indagati per la manifestazione contro Forza Nuova del 17 luglio dello scorso anno. Le accuse sarebbero manifestazione non autorizzata, travisamento, violenza e minaccia a pubblico ufficiale. Usiamo il condizionale perché, ancora una volta, la pubblica gogna precede l’iter giudiziario e i processi diventano “mediatici” prima di qualsiasi altra cosa.
Una macchina del fango messasi in moto già nei giorni successivi alla manifestazione in questione, con un becero tentativo di criminalizzare quelle oltre cinquecento persone scese in piazza per bloccare una parata neofascista in città.
Noi eravamo in prima fila, mettendo a disposizione voci, corpi e cuore per impedire che idee fasciste e xenofobe venissero urlate come se nulla fosse per le strade di Padova. E ancora una volta, a difesa della loro vergogna, i fascisti avevano la polizia, che ha violentemente caricato il corteo in piazza delle Erbe, arrestando tre persone e ferendo diversi manifestanti. Solo la presenza di strumenti di autodifesa ha consentito che il bilancio non fosse ancora più pesante.
La radicalità di quella giornata ha aperto in città uno spazio in cui tanti e tante hanno praticato un antifascismo che andasse oltre le dinamiche “social” e i simulacri ideologici.
Proprio sulla spinta del 17 luglio 2017 sono nate le “passeggiate antifasciste” che ogni mercoledì sera hanno attraversato la città, negando di fatto agibilità sociale e politica all’estrema destra. La contaminazione di pratiche e biografie ha consentito la nascita di un percorso collettivo – antifascista, antirazzista e antisessista – che ha portato alla costruzione di un 25 aprile partecipato da migliaia di persone.
Riteniamo che tutto questo possa aprire una breccia per contrastare la deriva reazionaria a cui stiamo assistendo, in Italia e in Europa. Oggi più che mai difendere la libertà di movimento, la solidarietà, l’autodeterminazione è necessario per riaffermare un concetto basilare: l’umanità. E noi siamo e saremo sempre umani.
Sempre ai nostri posti ci troverete!
L’antifascismo non si processa!
Polisportiva SanPrecario
È di oggi (sabato 21 luglio, ndr) la notizia che, a distanza di un anno dal 17 luglio 2017, 22 persone che hanno partecipato al corteo antifascista tenutosi nel centro di Padova, risultano indagate per diversi capi di imputazione tra cui manifestazione non autorizzata.
Il 17 luglio di un anno fa anche noi eravamo presenti e siamo scesi in piazza insieme alle altre realtà antifasciste, perché non è accettabile ai giorni nostri vedere ancora sfilare persone che invocano all’odio razziale, contro lo ius soli e contro ogni forma di integrazione.
Lo diciamo sugli spalti, nei capi da gioco, lo rivendichiamo in ogni nostra azione che il futuro di questo mondo deve mirare all’annullamento di ogni confine, reale o mentale che sia, perché la nostra ricchezza è data dalla condivisione tra tutte le persone!
Partendo dallo sport per arrivare alla vita di tutti i giorni continueremo a portare avanti i valori dell’antifascismo dentro e fuori dai campi da gioco.
Il 17 luglio a Padova c’eravamo tutte e tutti!
Adl Cobal Padova-Bassa Padovana
Apprendiamo oggi (sabato 21 luglio, ndr) dai giornali la notizia che 22 persone che hanno partecipato al corteo antifascista tenutosi nel centro di Padova il 17 Luglio dello scorso anno, risultano indagate a diverso titolo, con accuse molto gravi che vanno dal travisamento alla resistenza a pubblico ufficiale. 22 persone pescate dal grande corteo che quel giorno si era posto un obbiettivo molto coraggioso: fermare non solo i fascisti di Forza Nuova ma anche il crescente clima di odio e xenofobia nel nostro paese. Un clima che purtroppo anche oggi riecheggia nei discorsi del ministro Salvini.
Più di 500 cittadini quel giorno avevano detto chiaramente che non avrebbe accettato la sfilata fascista e razzista. Una sfilata che aveva beffato persino la Questura di Padova, che aveva colpevolmente permesso il corteo, l’unico non autorizzato, alla feccia fascista. Una giornata che aveva messo al centro la questione dello IUS SOLI, cioè del sacrosanto diritto di cittadinanza ai bambini nati in Italia. Proprio per questo motivo tanti lavoratori di Adl Cobas avevano partecipato alla giornata di lotta, sapendo quanto oggi l’intreccio tra le varie lotte e questioni sociali sia fondamentale per costruire una città più giusta e lontana da razzismo e ignoranza. In quella piazza c’eravamo tutti dunque. Ed oggi, tutti assieme, ribadiamo la nostra più ferma condanna ad ogni forma di fascismo, con la promessa che saremo pronti a tornare nelle strade al fianco di coloro che oggi sono indagati.
L’Antifascismo non si processa!
Disc
L’antifascismo non si processa! Il 17 luglio in piazza c’eravamo tutt*
quando diciamo che l’antifascismo o è militante o non è, per noi significa mettersi in gioco in prima linea, uscire dalle nostre gabbie, spegnere i computer e i cellulari per portare l’azione nelle piazze e nelle strade, con i nostri corpi e con ogni mezzo necessario. Questo è quello che abbiamo fatto il 17 luglio 2017, quando gli antifascisti e le antifasciste di Padova hanno sfilato in corteo per le vie della città per contestare il presidio di forza nuova contro lo Ius Soli. Oggi arriva la rappresaglia giudiziaria: 22 tra compagne e compagni sono indagati per quella importante giornata di lotta, che ha visto come da manuale la polizia schierata a protezione di quattro fascisti e manganellare chi li contestava. Perché non possiamo accettare passivamente che chi fomenta odio e razzismo agisca indisturbato e porti la sua propaganda xenofoba. Praticare antifascismo significa anche riappropriarsi fisicamente delle strade e delle città: i fascisti non devono avere libertà di parola!
Apprendiamo poi che alcuni attivisti sono accusati di aver indossato dei caschi e trasportato scudi in plexiglas, oggetti oggi più che mai necessari per autotutelarsi e difendersi dalla violenza della polizia, che come sappiamo non esita a spaccare teste e braccia a suon di manganelli.
Esprimiamo la nostra solidarietà ai compagn* colpiti dalla repressione: il 17 luglio contro forza nuova c’eravamo tutte e tutti!
Non un passo indietro.
Catai
L’antifascismo non si arresta!
22 persone sono state iscritte nel registro degli indagati per i fatti di piazza del 17 luglio 2017 a Padova. Nomi e cognomi su tutti i giornali: le accuse sono di travisamento, minacce e lesioni a pubblico ufficiale. Chiaramente, tutto andrà dimostrato in un processo… Ma come spesso accade, le sentenze vengono pronunciate prima dalla stampa, da chi non vede l’ora di costruire castelli per aria solo per vendere qualche copia in più.
Cosa è successo il 17 luglio?
Forza Nuova riteneva di dover fare un corteo regionale a Padova contro lo Ius Soli.
Una calata di fascisti per manifestare contro una legge che sarebbe stato il minimo della decenza, una legge che è stata rimandata all’infinito dal governo del PD che ha fatto da sponda all’attuale governo razzista che non si propone nemmeno di discuterla.
Giusto per fare informazione, al contrario di quello che spesso fanno i giornali, ricordiamo velocemente che cos’è Forza Nuova: Un partito dichiaratamente neofascista, un covo di picchiatori, di uomini cresciuti nell’odio. Quelli di Forza Nuova sono gli stessi che si sono proposti di offrire copertura legale a Luca Traini, il boia di Macerata. Sono gli stessi che dopo l’omicidio di EmmanuelChidi Nnamdi scrissero che si trattava della “giusta fine di un verme”, personaggi a loro vicini nel 2008 pestarono a morte Nicola Tommasoli perché aveva osato rifiutargli una sigaretta, quelli di Forza Nuova sono responsabili di decine e decine di aggressioni a sfondo razzista e omofobo in tutta la penisola.
Questo è Forza Nuova e forse ogni tanto è bene ricordarselo.
Ecco, Padova, questa città che spesso è stata raccontata come una città razzista, piena di odio, una città che ha vissuto una delle amministrazioni più xenofobe d’Italia è in realtà una città con molti anticorpi, una città piena di umanità e solidarietà, una città piena di ragazzi e ragazze, uomini e donne che si attivano per costruire attività, momenti di socialità, battaglie per i diritti di tutti e tutte.
Questo pezzo di città non poteva accettare in silenzio la sfilata fascista. Si badi bene, non per una questione territoriale di battaglia tra bande bensì per una questione di tenuta democratica di questo paese, per una questione di umanità.
Il 17 luglio almeno 500 persone, attiviste e attivisti, lavoratori e lavoratrici, studenti e studentesse sono scese in piazza per impedire il corteo di Forza Nuova, per parlare alla città invece che di morte, di vita, invece che di prigione, di libertà, invece che di sfruttamento, di diritti.
Tra chi aveva materialmente promosso il presidio antifascista e la questura di Padova era stato raggiunto un accordo: non ci sarebbe stato nessun corteo fascista ma solo un presidio in piazza Antenore.
Le cose non sono andate così. La questura, senza nessuna ragione di ordine pubblico, si è resa responsabile di un atto di connivenza con i fascisti, gli ha scortati tranquillamente in corteo da Prato della Valle a Piazza Antenore.
Appena appresa la notizia il presidio antifascista si è mosso spontaneamente per le vie della città e in Piazza delle Erbe è stato caricato violentemente dalla polizia, ovviamente mentre dall’altro lato veniva permesso di seminare odio e razzismo in santissima pace.
Per difendersi dalle cariche della polizia sono stati utilizzati caschi e scudi, strumenti appunto di difesa e non di offesa.
C’eravamo anche noi in piazza quel giorno, perché l’antifascismo è alla base di tutto ciò che facciamo, perché l’antifascismo è pratica quotidiana e significa costruire comunità, combattere contro le leggi anti-popolari di questi anni, provare a fare argine alla guerra tra poveri, rompere la solitudine, lottare ovunque contro lo sfruttamento.
Questo significa togliere campo alle forze neofasciste, perché è proprio il fuoco della crisi che ha creato la terra bruciata sulla quale loro proliferano.
Avremmo preferito non ci fossero gli scontri. Ma la responsabilità è della questura e di chi non ha impedito la sfilata di Forza Nuova prima che avvenisse.
Tutta la nostra solidarietà va alle persone indagate.
Non basta questo per spezzare la volontà di costruire un mondo più giusto.