Padova, corteo antifascista: il questore vieta, il poliziotto carica, il giornalista diffama!
- aprile 02, 2019
- in antifascismo, centri sociali, divieti, malapolizia, solidarietà
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A seguito dei fatti avvenuti venerdì 29 marzo a Padova, pubblichiamo dei contributi di alcune realtà politiche cittadine per fare chiarezza sugli eventi.
– SUI FATTI DEL 29 MARZO A PADOVA: IL QUESTORE VIETA, IL POLIZIOTTO CARICA, IL GIORNALISTA DIFFAMA! – di Disc – Padova
Vorremmo continuare a gioire per la grande giornata di lotta femminista di questo sabato a Verona, ma vogliamo prendere parola in merito ai fatti del 29 marzo in città. Quello che è successo venerdì a Padova è stato, purtroppo, un copione già visto decine di volte: un corteo autorizzato di Forza Nuova contro l’aborto e la legge 194, il contro-corteo delle realtà antifasciste vietato e in seguito caricato violentemente dalla polizia posta a protezione della sfilata fascista.
Venerdì il presidio antifascista, composto da centinaia di persone, si è trasformato in corteo, muovendosi per le vie della città e sfidando il divieto della questura. Non riteniamo accettabile, infatti, che mentre a un manipolo di fascistelli venga concesso di sfilare indisturbati diffondendo idee razziste e sessiste, cittadin* e realtà politiche antifasciste vengano confinati in una piazza intimati a non muoversi.
Il corteo, arrivato in Via Oberdan, si è trovato di fronte a una folta schiera di poliziotti in antisommossa, i quali hanno cominciato a caricare violentemente non appena ci siamo avvicinati a loro, a volto scoperto e con le mani alzate. (Qui un video della carica: https://www.facebook.com/poterealpopolo.org/videos/662571540848890/)
A causa delle manganellate ricevute, un ragazzo e due ragazze sono finite in ospedale (una di loro è stata persino intimidita da due poliziotti in sala d’attesa), diversi sono stati i feriti e due le fermate. Il corteo è rimasto in Via Oberdan finchè le compagne non sono state rilasciate con tanto di denuncia per resistenza a pubblico ufficiale. Ma la storia, purtroppo, non finisce qui. Negli ultimi giorni abbiamo assistito a una gogna mediatica firmata Il Mattino di Padova nei confronti di Maria, una delle compagne fermate e professoressa in un istituto superiore.
L’articolo infamante di Enrico Ferro mirava a ricostruire meticolosamente la sua militanza, per costruire la figura della nemica pubblica numero uno, dell’ “irriducilibile antagonista” che non sarebbe degna di fare l’insegnante in quanto pericolosa attivista antifascista. Una storia simile a quella di Lavinia, la maestra di Torino che ha perso il lavoro dopo essere stata ripresa in un video durante una manifestazione contro CasaPound.
Si è già attivata la macchina del fango contro chi lotta per dei giusti ideali e affinchè nessuno spazio venga concesso ai fascisti, nel tentativo di togliere legittimità a queste lotte. Ma noi non ci stiamo.
E’ sempre brutto quando una compagna ha la sventura di finire tra le grinfie della repressione, per questo crediamo fondamentale rivendicare collettivamente determinate pratiche di lotta, la nostra presenza in piazza contro ogni forma di fascismo, la messa in discussione dell’ordine costituito: non tutto ciò che è legittimo è legale.
Rompiamo i dispositivi repressivi, costruendo percorsi di solidarietà attiva, sottraendo consenso e legittimità a tutto il procedimento giudiziario, che come sappiamo bene non è espressione di un concetto di giustizia puro e svincolato da giudizi di valore, ma espressione della giustizia dei potenti e gli oppressori, di tribunali e polizia.
Noi stiamo dalla parte di Maria, a cui va tutta la nostra solidarietà.
Noi siamo tra le persone che venerdì sera hanno sfilato in corteo contro Forza Nuova, ricevendo calci e manganellate da parte della polizia.
Noi crediamo che le istituzioni e la loro la legge siano ingiuste e per questo sia legittimo disobbedirvi e prendere una posizione ben precisa.
ORA E SEMPRE DALLA PARTE DI CHI LOTTA
ORA E SEMPRE ANTIFASCISTE E ANTIFASCISTI!
PER CHI SPLENDE IL BAT SEGNALE – Palestra Popolare ChinaTown
Cosa può il servilismo e la mistificazione mediatica? di Centro Sociale Pedro
Può etichettare le violente cariche come “scontri” tra centri sociali e polizia.
Può parlare di lanci di bottiglie che non sono mai avvenuti, omettendo la brutalità delle cariche senza mediazione alcuna.
Può parlare di poliziotti feriti a causa dei manifestanti a mani alzate.
È risaputo che la “frattura dello scafoide” è un incidente molto diffuso tra i poliziotti che non sanno usare bene il manganello quando colpiscono con troppa foga chi è inerme, e spesso facendosi male tra gli stessi poliziotti dei reparti mobili ( basta guardare alcuni video per rendersene conto).
Può utilizzare figure e volti noti dell’attivismo patavino per creare capri espiatori.
Fino a qui niente di nuovo, ad ognuno il suo. La verità sta scritta nei video e nelle foto girate sui quotidiani e non solo. Sta scritta nei punti che alcune compagne hanno in testa. Sta nelle costole rotte. Sta nella determinazione a commettere un atto di disobbedienza dovuto e lecito, praticato da centinaia di persone scese in piazza venerdì sera.
Oggi però qualche giornalista(?) va oltre, descrivendo e dettagliando la personalità di una compagna con calunnie e giudizi infamanti. Parlando del suo attivismo, ma omettendo parti della sua storia, proprio nel week-end in cui oltre 100 mila persone sfilavano per le strade di Verona rivendicando diritti dignità ed autodeterminazione per le donne.
Rendere pubblica la sua vita privata, una operazione viscida e strumentale. Questo “giochino” è gravissimo e non tollerabile. Parliamo di politica e non di calunnie. Questo articolo, oltre che essere una marchetta del giornalista (?) verso la Questura, è anche la riprova della debolezza del questore Fassari che ricorre a questo tipo di notizie (ovviamente fornite dai suoi uffici) per in qualche modo giustificare quello che è successo, alla luce delle tante prese di posizione in città dopo i fatti di venerdì.
Giù le mani dai nostri corpi!
Non mi sento sicura… La testimonianza di una delle attiviste ferite nel corso delle violente cariche fatte dalla polizia a Padova per bloccare una manifestazione che si opponeva al corteo antiabortista di Forza Nuova.
Io non mi sento sicura. Io provo solo odio e rabbia. Non mi sento sicura, ma non avrò mai paura di voi bestie con le narici scure.
Sono anti-fascista e non è un reato esserlo, mentre essere fascisti e manifestare per le vie di qualsiasi città è anticostituzionale, sbagliato.
Forza Nuova, ieri sera, ha marciato per le vie di Padova per andare contro la legge 194. Giusto per avere più visibilità in vista delle tre giornate del WCF a Verona.
Forza Nuova è un partito fascista e, per questo, il questore Paolo Fassari non avrebbe dovuto permettere un tale corteo. Ma l’ha autorizzato e ha invece negato il corteo di tutte le realtà padovane che ogni giorno praticano l’anti-fascismo, l’anti-razzismo e l’anti-sessismo.
Comunque, ci incontriamo in piazza delle Erbe e decidiamo di disobbedire: partiamo in corteo contro Forza Nuova, contro il Questore, contro ogni forma di discriminazione e di negazione di diritti.
Uno striscione, quattro/cinque cartelli e dei guanti da forno. Questo avevamo nelle prime tre file. In via Oberdan troviamo la Celere schierata. Lo vedevo. Non vedevano l’ora di fare i macellai, mai avrei pensato sarebbe stato così.
Neanche il tempo di chiedergli di farci passare che iniziano.
Ero in seconda fila con un cartello.
Iniziano la mattanza.
Perché questo è stato: scudi alti e manganelli velocissimi, fortissimi.
Mi manganellano per tre volte.
Nello stesso punto sulla testa.
Mi giro, vengo letteralmente salvata: Paolo mi prende per la felpa per tirarmi via da lì, uno della celere mi strattona dal cappuccio per prendermi. Riesco a scappare.
Mi allontano.
Mi aiutano.
Piango dalla rabbia.
Piango dal dolore.
Mi portano via in ambulanza insieme a Lisa, anche lei manganellate in testa.
A lei sanguina e continua a sanguinare interrottamente.
Stiamo bene, più o meno, ora.
Voglio i numeri identificativi sopra ogni casco.
Voglio sapere chi è il poliziotto che mi ha manganellata per tre volte.
Consapevole del fatto che poteva fare danni ben più gravi.
Potevo essere sua figlia o sua sorella.
Rappresentano una sottile linea blu che ci separa dal disordine, ma evidentemente formata all’essere assassina.
Forse è ora di cambiare.