Questa mattina sono stati notificati a sei studenti di Padova atti giudiziari di restrizione preventiva della libertà: obbligo di dimora e/o di firma per i sei studenti, colpiti da queste misure perchè partecipanti alle manifestazioni di dissenso contro il ddl Gelmini, la commissione statuto e la visita del presidente del consiglio Berlusconi nella città di Padova.
Nella tarda mattinata gli studenti dei collettivi di facoltà si sono ritrovati per una conferenza stampa presso la facoltà di scienze politiche.
Di seguito il comunicato degli studenti:
Questa mattina ci siamo svegliati con la polizia che bussava alle nostre porte, che in alcuni casi è entrata senza mandato nelle nostre abitazioni, per notificare a sei studenti misure cautelari preventive. La violenza con cui quest’operazione poliziesca è stata condotta, il carattere preventivo delle misure che ci hanno colpito sono elementi gravissimi ed esagerati rispetto agli episodi contestati. Ciascuna delle situazioni a cui questi episodi fanno riferimento è inserita nelle mobilitazioni di studenti e precari che, da settembre, hanno attraversato le strade di questa città così come di tutto il Paese. Quasi quotidianamente migliaia e migliaia di persone hanno messo in atto iniziative spontanee, azioni simboliche e dimostrative per urlare a tutti il proprio dissenso contro la crisi, la riforma Gelmini, il modello Marchionne, il governo Berlusconi, contro la precarietà delle nostre esistenze. Eravamo tutti assieme in piazza a volantinare, a comunicare con la cittadinanza e a raccoglierne il consenso e la solidarietà, a contestare i rappresentanti delle Istituzioni che hanno messo in atto le politiche in questione, da Berlusconi al Rettore Zaccaria, a bloccare il traffico stradale e ferroviario per dire chiaramente che la crisi non la paghiamo, per dire che non permetteremo a nessuno di toglierci un futuro degno.
Il tentativo messo in atto con questo provvedimento è quello di criminalizzare i singoli evitando di affrontare, ancora una volta, i problemi sociali che un’intera generazione sta ponendo con forza e, come le notizie che si susseguono in questi giorni dimostrano, sono problemi che accomunano i giovani italiani e spagnoli, i lavoratori di Fincantieri e i migranti dalla Tunisia e dalla Libia, chi lotta contro la Tav e chi si batte per i beni comuni.
Le accuse rivolte ai nostri compagni, agli studenti che si sono mobilitati e si mobilitano costruendo nuove prospettive di futuro per tutti, sono inaccettabili e non possono che essere inquadrate nel clima cittadino che, utilizzando strumentalmente e mediaticamente alcuni episodi, è stato costruito ad arte in questa città per tentare di mettere al bando tutte le forme di dissenso e conflitto. I movimenti sociali mettono in discussione lo stato di cose presenti, fanno paura a chi non capisce o non vuole comprendere le trasformazioni sociali in atto.
Queste misure sono ancora più gravi perché colpiscono studenti fuorisede con l’evidente scopo di allontanarli dalla città in cui hanno scelto di stare. Per uno studente fuorisede Padova è una seconda casa, il luogo in cui si vive e che si fa vivere, uno spazio in cui esprimere sé stessi e le proprie idee, un’occasione di crescita e di costruzione di relazioni. Costringere chi ha fatto la scelta di vivere e studiare a Padova a non poter tornare nella città in cui ha trascorso gli ultimi anni della propria vita è lesivo della libertà di ciascuno.
Ci troviamo davanti ad un operazione in cui alcuni singoli episodi accaduti all’interno delle grandi mobilitazioni che ci hanno coinvolti tutti, vengono utilizzati senza ritegno equiparando tutto ciò che è dissenso radicale a violenza da gestire come problema di ordine pubblico. Questa pratica viene usata per tentare di isolare e dividere con l’unico scopo di controllare il fermento sociale che nasce dalla legittima rivendicazione di desideri e necessità.
Da molto tempo stiamo denunciando la crescente inagibilità degli spazi pubblici, la sempre più frequente militarizzazione dei palazzi istituzionali che temono le proteste e provano a porre ogni voce contraria come problema di ordine pubblico. La vivibilità della nostra città è messa a dura prova da provvedimenti e ordinanze che agiscono direttamente sulle libertà individuali e collettive e quella di questa mattina è la risposta che le istituzioni danno a chi vi si oppone.
La situazione generale del nostro Paese è sotto gli occhi di tutti, la crisi sta indiscriminatamente colpendo cittadini e migranti, studenti e precari, uomini, donne, giovani. In tantissimi ci siamo ribellati e continueremo a ribellarci contro questo stato di cose. Non saranno provvedimenti illegittimi, misure restrittive vergognose né intimidazioni a fermare chi lotta per i propri diritti e la propria libertà.
L’indignazione espressa in questi mesi non può essere fermata con provvedimenti giudiziari sommari e senza senso. La libertà di parola, di dissenso, di movimento e, in generale, di opposizione sociale è quanto di più prezioso ci possa essere in questo momento nella nostra città e nel nostro Paese, quanto accaduto questa mattina non ci fermerà, saremo sempre nelle strade e nelle piazze per portare avanti progetti, iniziative e lotte: nessuno ci potrà impedire di prendere parola quando in gioco ci sono le nostre vite e i nostri desideri!
Nessuno ci impedirà di riprenderci il futuro, noi non abbiamo paura.
Libertà di movimento, per tutti e subito!
fonte: Global Project
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Firmate la petizione per richiedere l’annullamento immediato delle misure restrittive della libertà personale nei confronti di sei attivisti del movimento padovano: http://www.globalproject.info/it/petitions/10/preview/Ancora-un-teorema-contro-le-lotte-sociali