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Padre al CIE, madre sottoposta a TSO: volevano denunciare lo stupro della figlia. Non c’è giustizia per chi è “irregolare”.

Torino, un caldo pomeriggio di fine agosto (29/08), l’arsura non molla (si sfiorano i 40 gradi) e su Radio Blackout gira la notizia, pare segnalata da un anonimo, di una donna che sta bloccando c.so Massimo D’Azeglio, seduta per terra con i suoi quattro figli. Alcuni solidali accorrono sul posto e trovano la donna seduta a terra che difende la sua posizione e le sue ragioni, è venerdì pomeriggio e quello è un corso importante, c’è un gran numero di agenti che circonda la donna e via via aumentano, si aggiungono agenti in borghese, arrivano rappresentanti istituzionali ad occuparsi del caso.
Per questo cerco di seguirl0 e il 29 intorno alle 17 pubblico su FB le info che sono riuscita a raccogliere sulla storia di Karima e  del marito . Perché quello che succede loro dopo che denunciano il tentato stupro‬ ai danni della figlia sedicenne è davvero inquietante e questa volta, mi costa dirlo, ma tra le tante notizie l’unica che mostra  la fonte diretta, quindi più credibile, è questa video intervista sul sito de La Stampa. Leggendo ANSA e Repubblica la vicenda si riduce all’ennesimo caso di un “clandestino” portato in un CIE perché trovato con documenti irregolari, con la moglie e i figli che protestano in un sit-in che per ore ha “bloccato il traffico”.

Ascoltando le parole di Karima si scopre un’altra storia… Video qui.

La figlia sedicenne di Karima sarebbe stata stata vittima di un tentato stupro da parte di un uomo (forse incaricato dellle pulizie) nei bagni pubblici. Il padre decide di andare a denunciare l’accaduto, la denuncia viene registrata (Karima mostra i documenti della denuncia fatta ai ‪#‎Carabinieri‬) ma poi qualcosa cambia, l’uomo vieneprelevato per presunte irregolarità nei documenti (anche su questo la donna afferma che il documento fosse valido), ed è a quel punto che Karima inizia il sit-in di protesta, al quale si aggregano alcuni solidali, perché Karima è preoccupata per le sorti del marito, teme sia stato picchiato, non ha più sue notizie. [ndr ad oggi, 31 agosto ore 17:00, non risultano video-interviste del marito successive a quel trasferimento nel CIE, dunque restano da dimostrare le sue condizioni]

C’è un altro dettaglio inquietante che racconta Karima nel video: sembra che abbiano tentato di farle firmare un foglio “in bianco”, e qui non è chiaro il contenuto ma in qualche modo è legato ad un alloggio del quale evidentemente i coniugi in questi anni avevano pagato per la nuda proprietà, una vicenda che mi ricorda un altro racconto simile fatto da un immigrato un paio d’anni fa ad un presidio no tav, se non erro al Valentino … La storia non è finita… si arriva all’intervento di Ilda Curti che, stando ai vari quotidiani on line, riesce a convincere la donna a seguirla rassicurandola sul fatto che potrà accertarsi direttamente delle condizioni del marito. Qui le info diventano un po’ confuse, ma dalle ultime notizie sembra che Karima e i figli, seguiti “da tempo dai servizi sociali”, siano stati portati in una comunità dalla quale, a quanto pare, sono fuggiti.
L’ultima ANSA che leggo il 29/08 è delle 16:09 e questa è la versione che riporta:

” La coppia vive in Italia da 15 anni, ma entrambi sono
irregolari. Ieri, quando Ahmed si e’ recato a denunciare
un’aggressione a sfondo sessuale che la figlia maggiore avrebbe
subito nei bagni del parco del Valentino, e’ scattato il
trasferimento al Cie. La famiglia e’ seguita da tempo dal Comune
di Torino e – secondo quanto s’apprende – gia’ in passato la
coppia avrebbe rifiutato le soluzioni abitative che erano state
loro proposte. Da luglio, dopo che erano stati allontanati da un
locale commerciale che avevano abitato per alcuni anni, i due
coniugi avevano deciso di dormire a cielo aperto, nel parco del
Valentino. Tuttavia, benche’ irregolari, l’unico a rischiare il
rimpatrio coatto e’ l’uomo. La presenza di figli minori, infatti,
impedisce che il provvedimento sia preso nei confronti della
madre.
Stamattina, a convincerla di abbandonare il sit-in, che ha
provocato notevoli disagi al traffico essendo il corso occupato
una delle vie principali del centro cittadino oltre che via
d’accesso alla citta’, la possibilita’ di incontrare il marito al
Cie. La donna si era convinta, infatti, che l’uomo venisse
sottoposto a torture. Quando ha potuto constatare che stava
bene, ha consentito il trasferimento, suo e dei figli, in una
casa-famiglia da cui pero’ e’ fuggita. La sua odissea continua.”

La vera odissea qui è nei meandri della pseudo informazione, c’è un tentato stupro omesso completamente dai titoli che ripetono più volte la parola “clandestino”… c’è un uomo del quale non si conoscono le condizioni ed una donna spaventata , ora forse ricercata. CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO?”

Finisce così il mio post su FB del 29, dopo di che esco per andare a fare due passi al Valentino, con l’unico obiettivo di far divertire la mia amica a 4 zampe, Thelma. una cosa normale, insomma, un pomeriggio tranquillo, ben sapendo che in contemporanea si stava svolgendo in
piazza castello un presidio contro il TSO, organizzato anche dalla storica realtà del Barocchio, minacciato da sgombero proprio in vista dell’apertura di una struttura per casi psichiatrici, un “mini OPG”. Avevo seguito la vicenda di Karima (vedi questo post) quindi quando  intravedo movimento di volanti un po’ eccessivo per quell’ora mi sorge un dubbio e mi si drizzano istintivamente le antenne… Dopo pochi minuti una compagna mi avvisa che Karima ha ripreso a fare il sit in, forse lo ha appreso  da radio blackout, non so, comunque collego le sensazioni e vado verso le lucine blu, noto che in una traversa di c.so vittorio una via parallela (non ricordo quale ma di fronte al palazzo di architettura) è stata chiusa con del nastro, ma chiusa sui 4 lati, c’è strano movimento nella corsia centrale, un’ambulanza, un numero eccessivo di poliziotti, soccorritori,vigili, e molti in borghese, tanto che non capisco se sono solidali o digos… mi tocca tornare alla macchina perché mi accorgo che son senza cellulare e forse potrebbe servire, perdo cosi’ l’attimo, arrivo tardi, in tempo per scoprire che la donna (non si sa se anche i bambini)  è stata caricata su un’ambulanza, punto, non si parla di TSO ma ci mettiamo un nanosecondo a capire che è li’ che vogliono arrivare.

[ndr il 31/08/2015 sul sito de La Stampa trovo video ]

 

Cosi’ parto per le Molinette, al PS non c’è traccia di Karima, vado al Mauriziano, idem, ma nel frattempo si era saputo che era stata portata al Martini e i solidali si organizzano per convergere al Martini… Raggiungo il posto e trovo una quantità spropositata di pattuglie (polizia e carabinieri) non in semplice antisommossa, ma addirittura con quei tartarugoni esagerati, tipo robocop, che ricordavo di aver visto il 3 luglio e in poche altre occasioni (es. il 10 maggio 2014 a Torino). La conferma ulteriore che Karima è sicuramente li’ dentro.. ma le pattuglie al ns arrivo si defilano per poi tornare qualche minuto dopo, nel frattempo sono dentro e aspetto.

Gli agenti caricano i solidali che si ritrovano di fronte all’ospedale Martini.

I compagni mi avvisano che è successo di tutto e c’è stata una carica, il presidio è quindi stato sciolto, qualcuno si è preso manganellate sul cranio in modo del tutto gratuito considerando che il gruppo di solidali si era limitato a “restare” di fronte all’ospedale in attesa  che una compagna, a quanto pare entrata, avesse notizie di Karima.
Visto che sono li’, aspetto. Resto in sala d’attesa e quando tutti i  presenti hanno passato la fase del triage, l’accettazione, entro a  chiedere notizie. Nel frattempo nella sala d’attesa del PS c’è un via  vai di agenti in borghese e in divisa, tartarugoni inclusi, alle macchinette delle bibite. Quando finalmente entro e parlo con l’uomo con abiti da soccorritore (divisa arancione) che apre la porta del triage, gli spiego che sto cercando notizie di Karima, che di lei non so molto ma ho seguito la vicenda e mi è capitato di assistere all’anomala scena al Valentino, dunque sono umanamente preoccupata e vorrei essere rassicurata… l’infermiere mi guarda irritato, mi chiede chi sono, a che titolo chiedo.. ribadisco che il mio è un interesse personale, che mi sembra una storia assurda e che voglio saperne di più delle condizioni della donna e dei figli….. mi risponde malamente, fino a intimarmi di NON INSISTERE  e rapidamente considero che la situazione non gioca a mio favore.

Che sia stato un TSO lo confermano i media, incluso il TGR delle 19:30 (quindi ben prima delle cariche), ma dai compagni arriva una notizia diversa, sembra quasi che Karima abbia dichiarato che è stato un ricovero volontario e che non c’è stato uso di farmaci anestetizzanti, tuttavia oggi guardo le foto sulla galleria ANSA e non capisco… questo è un ricovero obbligatorio (TSO), non volontario….Oppure le foto si riferiscono alla mattinata, non lo so.  Fine delle mie notizie “dirette”.

Il resto è un mare infinito di dubbi… e un’unica certezza: io sto con Karima.Perché questa donna, da sola contro tutti, ha sfidato il mostro,  ha difeso la sua famiglia con un coraggio ed una determinazione che hanno probabilmente spiazzato un apparato repressivo sempre più sovradimensionato e minaccioso, ottenendo però quell’attenzione che, se fosse mancata, avrebbe probabilmente cambiato in peggio il finale della storia. Però Karima secondo le fonti ufficiali è in TSO, dunque è possibile che da trattamento volontario il sanitario responsabile abbia convertito il tutto in obbligatorio, perché? E ci sono rassicurazioni sulle condizioni del marito e dei figli?

Com’è possibile che si verifichi un fatto così grave ad un paio di settimane dalla morte di Andrea Soldi per soffocamento durante un TSO, nella stessa città? Perché non sento le voci delle donne difendere e proteggere una madre, una famiglia, una ragazzina che ha denunciato un tentato stupro, perché questo silenzio? E, forse, la domanda più importante: che fine ha fatto il marito di Karima?

 

Simonetta Zandiri

Il post su Macerie “Sul corso”

Una famiglia egiziana si presenta alla caserma dei Carabinieri di San Salvario in via Morgari 29 per sporgere una denuncia: da mesi vivevano accampati al Valentino e la figlia di 16 anni ha appena subito un tentativo di violenza nei bagni pubblici del parco. I Carabinieri, per tutta risposta, chiedono i documenti al padre e iniziano gli accertamenti sulla regolarità della sua presenza sul territorio nazionale. Evidentemente qualcosa non va e l’uomo viene trattenuto. Quando nel pomeriggio vede che il marito non esce dalla caserma, la moglie Karima si mette con i figli a bloccare corso Massimo D’Azeglio.

E resiste, intenzionata a non andarsene finché lei e i figli non lo potranno rivedere, o almeno parlargli: Karima lo sa che, in un Cie o altrove, finir nelle mani dei poliziotti può esser pericoloso ed è preoccupata per la sua incolumità. Ha con sé acqua e succhi di frutta, e i tentativi di mediazione dei Carabinieri e degli assistenti sociali non sbloccano la situazione. Mentre ai vigili non resta altro da fare che transennare il corso, qualche passante si interessa della situazione, si informa sul perché del gesto e qualcuno si ferma. Quando scende la sera spuntano coperte, cuscini e viveri portati da qualche solidale, e ci si prepara per la notte. Qualcuno non si limita solo a portare le vettovaglie necessarie per le ore successive, ma si ferma con la caparbia famiglia per supportare il blocco. L’esempio di una donna e i suoi figli che decidono di inscenare una protesta di questo tipo, riuscendoci, infatti, non lascia di certo indifferenti.

Per loro si scomoda addirittura l’assessore Ilda Curti ma la sua presenza e quella degli assistenti sociali non è meglio gradita di quella della polizia. È Karima stessa a urlare loro quanto sia irritata nel vederli lì invitandoli ripetutamente e fuor dai denti ad andarsene. Nonostante lo scontro verbale abbia talvolta raggiunto punte piuttosto acri, i tanti poliziotti in borghese presenti si limitano a un lavoro di persuasione retorica che non ottiene nessun riscontro, almeno per la durata della la notte. Del resto un’azione coatta in questo caso, vista l’incresciosa genesi della faccenda e vista anche l’attenzione che gli ultimi fatti di cronaca cittadina hanno creato, dev’essere sembrata agli ancora per poco solerti dirigenti di polizia una soluzione da tenere nel bagagliaio insieme alla ruota di scorta.

Solo al mattino, quando già sono passate le nove, Karima e i suoi figli illanguiditi dalle tante ore in strada decidono di seguire gli agenti, avendo loro strappato prima la promessa di poter incontrare il marito al Cie e di una futura sistemazione per lei e figli.

In realtà, l’incontro col marito non avverrà, e, da parte sua, Karima rifiuta l’ospitalità umiliante del Comune nel dormitorio del Sermig. Così, dopo essersene andati da lì, madre e i figli tornano a bloccare corso Massimo D’Azeglio, ma questa volta la polizia interviene subito e, senza troppe storie, vengono portati con la forza su un’ambulanza e trasportati all’ospedale Martini. Le forze dell’ordine, stavolta, non l’hanno tirata certo per le lunghe e sono tornati avari di parole. Dal lato delle strade che si inoltrano in San Salvario hanno impedito che qualsiasi solidale potesse raggiungere per il secondo giorno di fila Karima; dall’altro, quello del Valentino, hanno fatto sì che un tram rimanesse fermo cosicché i passeggiatori del sabato non dovessero assistere alla scena.

Il gruppetto di solidali, alcuni dei quali avevano passato la notte precedente all’improvvisato blocco, preoccupati che il trasporto coercitivo in ambulanza possa significare un Trattamento Sanitario Obbligatorio, si recano all’ospedale Martini per mostrare ancora una volta la loro vicinanza a Karima. Là davanti trovano però già schierati i carabinieri in assetto antisommossa che quasi immediatamente caricano il piccolo presidio.

I solidali, per tutta risposta, decidono di far un saluto breve quanto brioso al Cie, casualmente proprio a due passi da lì.

Dagli ultimi aggiornamenti Karima e figli si trovano tutti all’Ospedale Martini per accertamenti non meglio specificati; il marito, invece, rinchiuso in corso Brunelleschi.

macerie @ Agosto 30, 2015

Fonte: http://www.tgmaddalena.it/torino-donna-egiziana-denuncia-tentato-stupro-della-figlia-ricoverata-in-tso-e-il-marito-al-cie/