Menu

Paisos catalans ancora in agitazione

Nonostante le ben note vicissitudini l’indipendentismo di sinistra nei Paisos Catalans non demorde. E le giovani generazioni raccolgono e sventolano le vecchie gloriose bandiere.

di Gianni Sartori

Sicuramente in quest’ultimo periodo (in particolare con gli scioperi di fine di gennaio) i giovani indipendentisti catalani non si erano risparmiati quando si trattava di scendere in strada.

Partecipando a scioperi e manifestazioni che avevano agitato febbrilmente la società civile catalana. Sia per quanto riguardava la questione sanitaria che per quella educativa. E presenti anche alle proteste indette dai tassisti contro UBER e Cabify.

Non da ieri negli ambiti dell’educazione e della sanità si lamenta, oltre alla cronica scarsità di personale, il progressivo peggioramento delle condizioni lavorative sempre più afflitte da incertezza e precarietà. A cui si va sommando la questione della saturazione di pazienti negli ospedali, il deterioramento delle strutture e infrastrutture e – a livello generale – l’incremento della disoccupazione. Situazioni aggravatisi con il Covid-19 ovviamente. Il tutto incorniciato nel livido contesto della crisi economica.

Inoltre la gioventù indipendentista lamenta il fatto che anche il governo autonomo opererebbe sostanzialmente a favore delle grandi imprese e a scapito del settore pubblico.

Tra le organizzazioni più attive: Arran (indipendentista, socialista e femminista), Endavant (Organizzazione socialista di liberazione nazionale), SEPC (Sindicat d’Estudiants dels Paisos catalans), COS (Coordinadora obrera sindical), Alerta solidaria…Oltre naturalmente alla CUP (Candidatura d’Unitat Popular).

E già sul piede di guerra in vista del prossimo sciopero generale (previsto per l’8 marzo, data scelta non proprio a caso).

Ma intanto chi di dovere non è rimasto con le mani in mano.

L’8 febbraio, di primo mattino, sei giovani indipendentisti (tutte e tutti militanti di Arran e – alcuni – anche di SEPC) venivano arrestati. Con accuse inizialmente alquanto pesanti (anche se poi ridimensionate).

Oggetto d’indagine da oltre un anno, il loro arresto era stato ordinato dal tribunale del 4° distretto di Lleida. In un primo momento venivano accusati di incendio, danneggiamenti continui, oltraggio alla bandiera spagnola, delitti contro l’integrità fisica e morale, furto e reati ambientali.

Alla notizia degli arresti decine di manifestanti indipendentisti si sono radunati davanti al commissariato provinciale della Polizia Nazionale di Lleida.

Finché, dopo qualche ora, i sei giovani sono stati rimessi in libertà (per quanto provvisoria) in quanto le accuse venivano ridimensionate a danneggiamento, disordine pubblico e minacce. Rimangono invece sotto sequestro i loro telefoni e computer.

Osservatorio Repressione è un sito indipendente totalmente autofinanziato. Puoi  sostenerci donando il tuo 5×1000 e darci una mano a diffondere il nostro lavoro ad un pubblico più vasto e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram