La rabbia per due giovani vite spezzate si è trasformata in violenza. La rivolta è scoppiata la notte scorsa all’Albergheria, quartiere povero e degradato nel cuore del centro storico. Tra i suoi vicoli sono nati Giuseppe Giuffrida e Pasquale Ferrara. Avevano entrambi diciassette anni. Sono morti la notte del primo di ottobre. Secondo le prime ricostruzioni erano in sella ad uno scooter, senza patente nè assicurazione. Sarebbero fuggiti all’alt di una volante in ricognizione dopo l’allerta lanciato dal 113 per il furto di una moto. Per sottrarsi al controllo i ragazzi avrebbero imboccato contromano la circonvallazione cittadina schiantandosi frontalmente contro un auto che non è riuscita ad evitarli. L’impatto è stato tragico e fatale. Il sacerdote che pochi giorni dopo ha celebrato le loro esequie, padre Cosimo Scordato, durante l’omelia ha espresso l’interrogativo dei familiari, degli amici, di tutto il quartiere. Tra le bare bianche esposte in piazza, voli di colombe e palloncini, striscioni in ricordo di Peppe e Pasquale, il parroco si è chiesto se l’inseguimento fosse proprio necessario. A stabilire l’esatta dinamica dell’accaduto saranno le indagini. Ma, nel frattempo, l’insofferenza è evidentemente cresciuta. Ieri pomeriggio, sui muri di palazzine fatiscenti e vecchie dimore nobiliari in rovina, ad ogni angolo del mercato di Ballarò, sono comparse scritte contro le forze dell’ordine, tracciate con vernice nera o rossa, contro i poliziotti definiti “assassini”, “infami” e “bastardi”. Altre frasi in ricordo delle due giovani vittime: “Peppe e Pasquale sempre nei nostri cuori”. Poche ore dopo alcune persone hanno dato alle fiamme cassonetti dell’immondizia in via Mongitore ed in via Albergheria. Gli incendi si sono propagati anche alle automobili parcheggiate vicino ai contenitori per i rifiuti. L’intervento della polizia e dei carabinieri, intenzionati a cancellare le scritte, non ha sedato gli animi. Contro i mezzi delle forze dell’ordine sono stati lanciati sassi e bottiglie. Una vera e propria guerriglia urbana al termine della quale gli agenti hanno bloccato due giovani. E mentre all’Albergheria andava in scena la rivolta, a poche centinaia di metri di distanza, nel cortile della Cattedrale proseguiva anche un’altra protesta, quella di decine di senzacasa che per la terza notte consecutiva hanno trascorso la notte in chiesa per protestare contro la mancanza di risposte dell’amministrazione cittadina all’emergenza abitativa. Per loro il responsabile del centro Padre Arrupe, il gesuita Gianni Notari ha tentato una mediazione con l’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, al quale i senzacasa chiedono l’uso di un immobile della Curia inutilizzato. «Molti pretendono che i poveri restino in silenzio, che sopportino pazientemente – afferma padre Notari – Perché dovrebbero farlo? Per non infastidire la parte bene della città? Per non turbare il suo voler esserecool, turistica, europea? No. I poveri hanno diritto a farsi sentire». Alla base dell’occupazione della cattedrale, secondo Notari, non c’è solo l’esigenza di trovare un alloggio, «ma di attivare nuove politiche, di sbloccare assegnazioni ferme da troppo tempo, di fare un censimento delle case disponibili compresi i beni confiscati alla mafia, di attivare controlli che individuino ed escludano quanti non possiedono le condizioni per accedere ai benefici. Non si vuole, infatti, proporre un assistenzialismo incondizionato ma si vuole dare ascolto a chi non ha mezzi per chiedere il rispetto dei propri diritti e attivare politiche pubbliche che possono affrontare in maniera organica la carenza abitativa della città». Nel frattempo, il sindaco, Diego Cammarata, è intervenuto su entrambe le questioni. «Pur nell’umana comprensione nei confronti delle famiglie e degli amici» dei due ragazzi dell’Albergheria il primo cittadino ha condannato «ogni forma di intolleranza e violenza» ed ha espresso «piena solidarietà alle forze dell’ordine». Nei confronti dei senza casa Cammarata ha escluso di potere utilizzare la foresteria del Nuovo Teatro Montevergini ed ha chiarito che «la questione della casa a Palermo va affrontata in chiave nazionale con il sostegno indispensabile dello Stato». Una soluzione, dunque, non imminente. «Chi sostiene che il Comune possa, con le sue sole forze, trovare una soluzione ad un fabbisogno così alto di case popolari – conclude Cammarata – sa bene che questo è impossibile e intende solo creare un clima di scontro e sostenere iniziative illegittime come le occupazioni abusive, giustificando di fatto una situazione di illegalità diffusa».
fonte: Liberazione
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