Due persone che partecipavano a una protesta antigovernativa a Panama sono state uccise ieri (8 novembre) aggravando una tensione sociale già elevatissima. Nei giorni scorsi erano già morti altri due manifestanti, investiti da alcuni autoveicoli durante i blocchi stradali. Numerosi sono anche i feriti causati dalla repressione delle proteste da parte delle forze dell’ordine, che hanno spesso fatto uso di manganelli, cannoni ad acqua e gas lacrimogeni.
Due persone che partecipavano a una protesta antigovernativa a Panama sono state uccise ieri aggravando una tensione sociale già elevatissima. Il 20 ottobre scorso la rabbia per un lucroso contratto minerario ha scatenato infatti massicce manifestazioni popolari nel paese separato nel 1903 dalla Colombia dagli Stati Uniti affinché Washington potesse agevolmente controllare il Canale realizzato per unire gli oceani Atlantico e Pacifico.
Le vittime sarebbero due insegnanti che stavano presidiando alcune barricate piazzate sull’Autostrada Panamericana all’altezza di Chame, 80 km a sud-ovest della capitale. Un video girato da alcuni testimoni mostra un uomo – un 77enne con doppio passaporto, panamense e statunitense – che si ferma davanti alla barricata, scende infuriato dalla sua auto e spara ai due manifestanti con una pistola per poi essere arrestato dalla polizia.
Nei giorni scorsi erano già morti altri due manifestanti, investiti da alcuni autoveicoli durante i blocchi stradali. Numerosi sono anche i feriti causati dalla repressione delle proteste da parte delle forze dell’ordine, che hanno spesso fatto uso di manganelli, cannoni ad acqua e gas lacrimogeni.
Nel mirino una concessione mineraria ad una multinazionale canadese
Nelle ultime due settimane decine di migliaia di persone hanno partecipato alle manifestazioni indette contro l’aggiudicazione di una concessione ad una filiale locale della multinazionale canadese First Quantum Minerals per lo sfruttamento della più grande miniera di rame di tutta l’America Centrale, in un clima di forte malcontento nei confronti del governo.
Lo scorso anno era stato l’aumento del prezzo del cibo, delle medicine e del carburante deciso dal governo di Laurentino Cortizo a scatenare la rabbia della popolazione, ed ora le proteste sono esplose di nuovo. Era dal 1987, quando migliaia di panamensi scesero in strada contro la dittatura del generale Manuel Noriega, che non si registravano proteste così partecipate e radicali.
Secondo l’associazione panamense dei dirigenti aziendali, i blocchi stradali istituiti dai manifestanti hanno causato alle imprese perdite giornaliere fino a 80 milioni di dollari, mentre lo sciopero degli insegnanti ha obbligato il governo a chiudere le scuole per una settimana in tutto il paese.
I funzionari governativi hanno esortato la popolazione a porre fine alle proteste, ma i sindacati dei lavoratori edili e degli insegnanti, insieme alle comunità indigene, hanno promesso di continuare a scendere in piazza fino all’annullamento del contratto First Quantum.
Il nuovo contratto, concordato lo scorso 20 ottobre e sostenuto da una legge varata dal governo di Panama, garantisce all’impresa canadese una concessione mineraria di 20 anni con un’opzione di estensione per altri 20, in cambio del versamento annuale di 375 milioni di dollari nelle casse del paese.
La compagnia mineraria assicura che contribuisce per il 5% del PIL all’economia del paese e che dal 2019 produce circa 300.000 tonnellate di concentrato di rame all’anno, pari al 75% delle esportazioni totali del minerale.
Le preoccupazioni per l’ambiente e per il benessere delle comunità indigene
La miniera di “Cobre Panama” ha iniziato a funzionare nel 2019 e si trova nel distretto costiero di Donoso, nella provincia di Colon, sulla costa caraibica all’interno di un parco teoricamente protetto.
I manifestanti denunciano che la miniera danneggerà ulteriormente l’ambiente naturale, inquinerà l’acqua e l’aria e distruggerà la biodiversità, e temono che il contratto avvantaggi le imprese straniere e non le comunità locali e indigene. Infine le associazioni degli agricoltori denunciano che il massiccio consumo di acqua da parte dell’attività mineraria minaccia la produzione di riso e l’allevamento del bestiame, industrie essenziali che già soffrono a causa della crescente siccità.
Le realtà sociali e sindacali che hanno scatenato le proteste denunciano il trattamento di favore garantito alla First Quantum e l’esiguità della contropartita richiesta all’impresa in cambio della lucrosa concessione. Inoltre il movimento di protesta chiede una moratoria generale alla attribuzione di nuove concessioni minerarie per garantire la salvaguardia dell’ambiente.
Il presidente Cortizo, sperando di placare i manifestanti, la scorsa settimana ha firmato una moratoria sulle nuove concessioni minerarie per l’estrazione di metalli che si applica a 13 nuove richieste pendenti, ma non a quella della First Quantum.
Nel 2021 la Corte Suprema del paese centramericano aveva dichiarato incostituzionale il precedente contratto stipulato con la multinazionale, che poi è stato rinegoziato e approvato durante l’estate dal locale parlamento. Il nuovo contratto è però ora all’esame della Corte Suprema, che potrebbe pronunciarsi sulla sua costituzionalità già il mese prossimo. Nei giorni scorsi, però, il presidente Laurentino Cortizo ha annunciato l’intenzione di indire un referendum nazionale domenica 17 dicembre «affinché i panamensi decidano… se la legge 406 sull’attività mineraria deve essere annullato o meno».
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