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Paolo Scaroni è stato "massacrato" dai poliziotti, ma nessuno è stato condannato

Massacrato dai poliziotti sì, ma non da quelli indagati, appartenenti dell’VIII reparto celere di Bologna. Questo è il riassunto delle motivazioni della sentenza di assoluzione degli agenti accusati di aver massacrato di botte, nel settembre 2005, l’ultras del Brescia 1911 Paolo Scaroni, alla stazione Fs di Verona.
Il collegio dei giudici ribadisce nelle motivazioni, riprese dal quotidiano scaligero “L’Arena”, che l’ultras bresciano, finito in coma per mesi e ancora oggi segnato da quel massacro, fu colpito con manganelli tenuti al contrario. I giudici ribadiscono che a sfondare la teca cranica non fu un martello, tantomeno da un sasso (come ha sostenuto la Questura fin dalla sera del 24 settembre 2005) e nemmeno l’urto con la parete di un vagone (come ha affermato l’ispettore della Digos veronese, Malfatti, nel corso del dibattimento) o «impattando con gli scalini di un vagone». Nessun dubbio: Paolo fu colpito selvaggiamente con i manganelli impugnati al contrario da un gruppo di poliziotti.
Non c’è però certezza, dicono i magistrati, “circa il fatto che Scaroni e i poliziotti imputati si siano incrociati mentre questi saliva dalle scale e gli imputati si avviavano verso la coda del treno. Men che meno si può escludere che l’aggressione proditoria ai suoi danni non sia avvenuta prima che gli imputati si distaccassero dal resto dello schieramento per avviarsi verso la coda del treno”. Ma, in aula, nessuno dei dirigenti del cosiddetto ordine pubblico ha ricordato quale squadra fosse in quel punto tra le 19.30 e le 19.40, tra la prima e la seconda carica: proprio i minuti in cui le riprese delle telecamere, misteriosamente e magicamente, sono sparite.