La sindaca del Comune di Rosà, in provincia di Vicenza, nega l’uso di un parco pubblico per l’organizzazione di una “pastasciutta antifascista” motivando che il termine “antifascista” richiama disordini, sicurezza e ordine pubblico. Intanto, nelle vicinanze, compare uno striscione con la scritta «Se manca olio, lo portiamo noi».
«Gentilissimo signor Geremia,
in merito alla sua richiesta di autorizzazione all’utilizzo della struttura Parco via Sacro Cuore per l’iniziativa “Pastasciutta Antifascista”, come già anticipato verbalmente, sono a comunicare che l’utilizzo non viene autorizzato. Indipendentemente da come vogliamo classificare l’evento – politico, culturale, storico, conviviale – il nome dell’iniziativa può essere, purtroppo, richiamo di disordini e di problemi di sicurezza e ordine pubblico, tant’è che, sentito anche il Commissariato di Bassano del Grappa, lo stesso ritiene, nel caso l’iniziativa si realizzi, di dover allertare il proprio personale e le altre Forze dell’Ordine.
Considerato, inoltre, che l’iniziativa è stata pubblicizzata sui social ed è promossa da quattro sezioni A.N.P.I. dell’Altopiano dei Sette Comuni, di Bassano del Grappa, di Marostica e di Valbrenta per tutti i soci e simpatizzanti, risulta difficile quantificare il numero dei partecipanti.
Con stupore, tuttavia, considerata la comunicazione della questura pervenuta questa sera, si ritiene la Vostra richiesta già superata.
Distinti saluti.
Il Sindaco
Mezzalira dott.ssa Elena»
La mail della sindaca del Comune di Rosà, in provincia di Vicenza (trasmessa il 24 luglio alle ore 20.07), potrebbe essere pubblicata, come si dice, “senza commenti”. Ma qualche puntualizzazione può essere utile ad evitare che la vicenda appaia una piccola e miserevole questione da relegare nel folklore di un piccolo centro di provincia (magari attraversato da beghe personalistiche).
La sindaca, espressione della lista “Lega Salvini”, motiva il diniego dell’uso del parco con l’assunto che “il nome dell’iniziativa” evoca disordini e problemi di sicurezza e ordine pubblico. Essendo improbabile che la pace del tranquillo borgo di Rosà sia turbata dal termine “pastasciutta” è giocoforza ritenere che all’origine delle preoccupazioni che hanno indotto la prima cittadina a chiedere, a tutela dei suoi concittadini, il parere del Commissariato di polizia di Bassano del Grappa e poi a negare l’uso del parco sia il termine “antifascista”. La cosa è, del resto, confermata dal comunicato stampa, emesso dalla stessa il giorno successivo, dopo che la sua mail aveva cominciato a rimbalzare sui media e nelle redazioni dei giornali provocando critiche e prese di distanza. In quel goffo e maldestro comunicato, infatti, la dott.ssa Mezzalira, dopo aver cercato di rettificare, almeno in parte, il tiro con il rilievo che «l’amministrazione comunale non può autorizzare, e mai lo ha fatto neppure in passato, l’uso di un parco pubblico per un’iniziativa che non rispetta il regolamento di utilizzo e gestione, che prevede una destinazione socio-ricreativa» non si trattiene e aggiunge, a chiarimento di chi non lo avesse capito, che «la diffusione sui social di volantini col titolo di “pastasciutta antifascista” fa pensare che non si tratti solo di un appuntamento conviviale o culturale» (che – sia detto per inciso – esulerebbe anch’esso da una lettura restrittiva del termine “socio-ricreativo”). Comunque, conclude la prima cittadina, «gli organizzatori sono liberi di trovare un’altra sede».
Almeno per ora – verrebbe da aggiungere – posto che, contemporaneamente, sul muro di recinzione del centro culturale comunale Porto Burci della vicina Vicenza, dove è in programma un’altra “pastasciutta antifascista”, è stato affisso uno striscione con la scritta: «Se manca olio, lo portiamo noi» e la firma del gruppo di estrema destra Mis (Movimento Italia Sociale).
Inutile ricordare che tutto questo avviene in un Paese governato dagli eredi del fascismo.
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