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Pavia: Due decreti di condanna penale per una assemblea di Black Lives Matter

A Pavia sono stati emessi 2 decreti penali di condanna nei confronti di due compagni del Movimento locale per aver partecipato e promosso il 20 giugno 2020 un’assemblea in solidarietà alle lotte antirazziste che si stavano producendo negli Stati Uniti d’America dopo l’assassinio di George Floyd.

Una assemblea di “Black Lives Matter” si era  tenuta in piazza Duomo e aveva visto la partecipazione di “migranti, lavoratrici e lavoratori sfruttati, giovani di seconda generazione, disoccupati e persone pesantemente colpite dalla crisi economica e sanitaria” come ricorda il Movimento Pavese in una nota in cui denuncia quanto accaduto.

Ricordano che “in quell’occasione vi furono collegamenti con altre piazze dagli Stati Uniti a Parigi, grazie a Radio Onda d’Urto, a Bologna con il Coordinamento Migranti Bologna” e  precisano che “questa assemblea, senza le necessità di contenimento imposte dalla pandemia, si sarebbe tenuta al chiuso, come anche specificato ai funzionari di p.s. accorsi a gestire la situazione”.

Il decreto penale di condanna verrà impugnato, ci raccontano i due compagni, che abbiamo intervistato. Ascolta o scarica

Di seguito il comunicato diffuso dalla pagina Facebook “Movimento Pavia”

Due decreti penali di condanna per un’assemblea #BLM.
FREE SPEECH FIGHT nella pandemia

Mentre in America l’onda lunga delle rivolte di Black Lives Matter ha travolto anche Trump, a Pavia 2 compagni vengono raggiunti da decreto penale di condanna per un’assemblea in #solidarietà alle lotte antirazziste che si stavano dando in tutto il mondo dopo l’assassinio di George Floyd. L’assemblea #blm si è tenuta in piazza Duomo il 20 giugno scorso e ha visto la partecipazione di donne e uomini migranti, lavoratrici e lavoratori sfruttati, giovani di seconda generazione, disoccupati e persone pesantemente colpite dalla crisi economica e sanitaria. In quell’occasione vi furono collegamenti con altre piazze dagli #StatiUniti a Parigi, grazie a Radio Onda d’Urto, a Bologna con il Coordinamento Migranti Bologna. Ci teniamo a precisare che questa assemblea, senza le necessità di contenimento imposte dalla pandemia, si sarebbe tenuta al chiuso, come anche specificato ai funzionari di p.s. accorsi a gestire la situazione.

Ci chiediamo come un incontro di questo tipo in cui, tra l’altro, sono state rispettate tutte le misure di distanziamento fisico in vigore, possa costituire un problema di ordine pubblico tale da emettere una condanna, in virtù di una legge del codice fascista Rocco del 1931. Ci chiediamo se questa ridicola condanna non rappresenti la precisa volontà di colpire con un’ammenda molto salata (2300 € a testa) chi porta avanti le lotte sociali in questa città. Per una questione di metodo, non ci piace lagnarci delle denunce e della repressione che subiamo, tuttavia, riteniamo sia giusto portare all’attenzione delle cronache questo episodio, che fa seguito ad altre decreti penali che ci hanno raggiunto in questi mesi, di cui uno per una manifestazione di solidarietà con il popolo palestinese nel pieno delle proteste contro la decisione di Trump di trasferire l’ambasciata americana in Israele a Gerusalemme e vari altri per aver partecipato attivamente alle lotte della logistica al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici del Si Cobas. Vogliamo denunciare questo ennesimo episodio di repressione nei nostri confronti perché si inscrive in una gestione degli spazi cittadini da parte di una giunta leghista che ha utilizzato l’allarmante emergenza pandemica come pretesto per chiudere arbitrariamente spazi pubblici ai cittadini, lasciandone aperti altri. Guarda caso, si è scelto di chiudere quegli spazi di aggregazione a costo zero, come i gradini del duomo o il ponte coperto, per dare spazio ai locali della movida beneficiati di ampi dehors.

Ci rendiamo conto della natura vendicativa di questo provvedimento, anche alla luce dei numerosi tentativi di criminalizzazione a mezzo stampa e non solo, portati avanti da questa giunta che continua a evitare un confronto con noi sui temi dell’emergenza abitativa perché saremmo, a loro dire, delinquenti e non una controparte. Non ci ha fermato la pandemia, non ci ferma neanche questa piccola subdola #vendetta.
Sappiamo che gli spazi, come i diritti, si prendono e si conquistano con la lotta.

Per questo continueremo a lottare al fianco di chi si rifiuta di pagare le spese più grosse di questa crisi socioeconomica che ci sta ponendo ogni giorno di più davanti all’inaccettabile ricatto tra la salute e la sopravvivenza materiale, come se morire di covid, per andare a svolgere lavori sfruttati in condizioni di rischio sanitario fosse una valida contropartita al morire di fame perché al lavoro non ci vai proprio. Più piazze, in questi ultimi tempi hanno scandito lo slogan “tu ci chiudi, tu ci paghi’. Sono mesi che noi pretendiamo dal comune di Pavia sostegno economico per le persone messe in ginocchio dalla crisi sanitaria. E riteniamo che le nostre lotte contro un sistema che anche a livello locale non fa niente per tutelare la vita umana e i diritti umani, valgano bene una misera vendetta da parte di quelle stesse istituzioni che sappiamo essere le prime responsabili, per incapacità, inettitudine, interessi particolari, di questo macello.

Al fianco di Matteo e Delo, quel giorno c’eravamo tutt*
#BLM #tucichiuditucipaghi #freespeechfight #lottesociali #unitsivince

da Radio Onda d’Urto