“Io sono contro la pena di morte perché il colpevole soffre solo un attimo. Io voglio che sia condannato all’ergastolo, così soffrirà tutta la vita”. (Dichiarazione di una vittima di reato)
Si sta discutendo dell’abolizione dell’ergastolo ostativo, ma non della cancellazione di questa terribile pena. Eppure questa condanna è un omicidio raffinato che vorrebbe salvare le coscienze, ahimè anche di molti cristiani, ma è inumano punire per sempre, senza un fine pena certo e scritto. Una punizione che solo in rari casi non è eterna perde di senso e si trasforma in tortura, vendetta e sadismo. E soprattutto questa pena leva il rimorso per qualsiasi male uno abbia commesso, perché le punizioni crudeli e senza futuro fanno sentire innocenti anche i peggiori criminali.
Perché bisognerebbe abolire la “Pena di Morte Viva”, ostativa o no? Semplicemente per questi due articoli della nostra Costituzione: “È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà” (Art. 13) “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” (art. 27).
Che cosa è “La Pena di Morte Viva”? Molte cose, ma è soprattutto una morte al rallentatore. La pena dell’ergastolo offende la dignità umana, produce sofferenza fisica e annulla il diritto al futuro che ogni persona, buona o cattiva che sia, dovrebbe avere. La pena dell’ergastolo in Italia trasforma la giustizia in vendetta e violenza perché ti toglie tutto, persino la possibilità di morire una volta sola. È una morte civile che ti tiene in uno stato di sofferenza insopportabile, perché è crudele fare coincidere la fine della pena con la fine della vita. La pena dell’ergastolo è una pena troppo crudele e inumana per non distruggere il migliore o il peggiore degli uomini. Molti ergastolani non sono più quelli che erano al tempo dell’arresto. Per questo alcuni non capiscono perché debbano continuare a scontare una pena che non finisce mai, per reati che non commetterebbero più. L’ergastolo non offre nessuna possibilità certa, la pena di morte almeno offre la fine della sofferenza. Il carcere a vita è una pena di morte dove il boia è il tempo e vieni ammazzato e torturato ogni secondo, ogni minuto, ogni giorno, ogni anno che passa. L’ergastolo non è come la pena di morte, come pensano in tanti, ma è molto peggio, perché muori rimanendo vivo. Purtroppo molti non sanno che questa pena ti lascia la vita ma ti divora la mente, il cuore e l’anima. Questa condanna è solo la certezza della fine, se a me questo non è accaduto è perché sono l’eccezione che conferma la regola. Ecco cosa mi ha scritto un ergastolano in carcere da trentasette anni, senza che abbia mai usufruito di un solo giorno di permesso:
“Respiro, dormo, bevo, sogno, insomma vivo ma sarebbe meglio dire che muoio vivendo, dato che gli altri detenuti vivono per la libertà, gli ergastolani solo per morire. C’è la speranza, ma ormai questa è diventata come un filo d’acciaio a cui tutti si aggrappano, ma poi uno alla volta cadono tutti. Con la pena dell’ergastolo lo Stato si prende la vita di una persona come se questa fosse un oggetto e la ruba per sempre… è come cadere in un pozzo nero senza mai toccare il fondo”.
Carmelo Musumeci