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Stato penale. L’Italia è il paese europeo che spende di più per le forze di polizia

Un dossier dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica di Milano. Il rapporto tra agenti e abitanti è del 27,6% più alto che in Ue. È l’1,3% del Pil contro lo 0.9

Le risorse stanziate nella legge di Bilancio per adeguare le retribuzioni e il sistema previdenziale dei Vigili del fuoco (65 milioni nel 2020, 125 nel 2021 e 165 strutturali dal 2022) non sono abbastanza, secondo la Federazione nazionale della Sicurezza della Cisl, per garantire loro «lo stesso trattamento della Polizia di Stato». Il sindacato dunque ringrazia, ma chiede di più.

Ma, per  per approfondire un po’ la materia, viene in aiuto il dossier pubblicato ieri dall’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica di Milano, secondo il quale le nuove assunzioni previste dal decreto ministeriale del 4 settembre 2019 nei quattro corpi di polizia («11.192 unità complessive: 4.538 per l’Arma dei Carabinieri, 3.314 per la Polizia di Stato, 1.900 per la Guardia di Finanza, 1.440 per la Polizia Penitenziaria») potrebbero non essere del tutto giustificate.

Non lo sarebbero dal volume di reati con rilevanza penale, che nel nostro Paese è mediamente stabile, se non in diminuzione in alcuni casi (2564 reati ogni 100 mila abitanti nel 2017, l’11,7% in più della media europea che è di 2296). Né potrebbero essere giustificate dalla supposta penuria di personale, se si escludono le esigenze del normale turnover che per un lavoro tanto usurante e altamente performativo, qual è quello degli addetti alla sicurezza, dovrebbe essere più accelerato.

L’Italia infatti, secondo il rapporto dell’Ocp curato da Stefano Olivari e Fabio Angei, svetta nella classifica dei Paesi europei con più alto numero di operatori della sicurezza: «Nel 2016 (ultimo dato disponibile), nel rapporto tra personale delle forze dell’ordine e popolazione, su 35 Paesi europei considerati», si legge nel dossier, «l’Italia occupa l’ottava posizione, con 453 unità ogni 100 mila abitanti, contro una media europea di 355». Il 27,6% in più. Valori decisamente più bassi che nel Regno Unito, dove ogni 100 mila abitanti ci sono 211 unità, o in Francia (320), Spagna (361), Germania (297). Si tenga presente però che da noi le scorte di Stato assorbono molte energie, anche in termini numerici.

Dal punto di vista economico, poi, nel dossier intitolato «Le nostre forze di polizia sono sottodimensionate?» si sottolinea come nel 2017, dopo l’applicazione della riforma Madia (Legge 124/2015) che puntava alla semplificazione e all’efficientamento delle forze dell’ordine e che a questo scopo abolì il Corpo forestale facendolo assorbire dai Carabinieri, «la spesa per “servizi di polizia”» dei quattro corpi rimanenti «era di circa 22,6 miliardi di euro (1,3% del Pil), ben al di sopra della media europea (0,9%). Tra i maggiori Paesi europei, solo la Spagna presentava nel 2017 un valore di spesa simile all’Italia (1,2% di Pil)». E in questi calcoli sono state anche escluse le Polizie municipali e provinciali e la Guardia costiera.

I dati Eurostat elaborati dall’Università Cattolica non sono certo una novità. La stessa riforma messa a punto dall’allora ministra alla Semplificazione Marianna Madia si prefissava lo scopo di ridurre le spese, centralizzare l’acquisto di beni e servizi (veicoli, armi, vestiario), eliminare la sovrapposizione territoriale e funzionale dei vari corpi e sopperire alla mancanza «del numero unico d’emergenza europeo 112 per la gestione coordinata dell’emergenza, come richiesto da una direttiva della Comunità Europea del 1991».

Ricordano gli studiosi dell’Ocp, che di risparmi in realtà la riforma Madia ne prevedeva già pochi all’origine: «8 milioni di euro nel 2016, 59 nel 2017 e 57 dal 2018 in poi (ossia meno dello 0,3% della spesa per le forze dell’ordine)». In più, tutte le altre riforme previste tardano a venire. Oggi, a seguire le sorti dell’applicazione della legge 124/2015 per il governo Conti bis, è soprattutto il viceministro dell’Interno Vito Crimi. La strada è tutta in salita: «Nonostante i diversi richiami e condanne della Corte di giustizia Ue, il numero unico di emergenza 112 è stato attivato solo in alcune regioni, principalmente al Nord». Ed è invece intatta la sovrapposizione territoriale e funzionale di Polizia e Carabinieri.

Rimane solo il sacrificio della Forestale, contro il quale si è schierato, qualche giorno fa, il Comitato europeo dei diritti sociali, per questioni di libertà sindacali del personale violate. Ma forse la questione andrebbe vista da un altro punto di vista, perché gli unici reati che aumentano di netto sono quelli ambientali.

Eleonora Martini

da il manifesto

L’Italia, il paese europeo che spende di più per la repressione