Fu una spedizione punitiva quella della Diaz a Genova nel 2001, come è stata una spedizione punitiva quella del carcere di Santa Maria Capua a Vetere nel 2020. Alcuni filmati dal carcere ricordano le testimonianze dei torturati di Bolzaneto. Come a Genova, la reale natura dell’intervento contro i detenuti è stata inoltre coperta con omissioni e palesi menzogne. Che impressione e che angoscia leggere il libro Pestaggio di Stato di Nello Trocchia
di Lorenzo Guadagnucci
Che impressione, leggere Pestaggio di Stato di Nello Trocchia (editore Laterza) avendo in mente la notte della Diaz e le inchieste, i processi seguiti alle violenze di stato al G8 genovese del 2001. Quante storie familiari, quante sinistre somiglianze. La scena del libro di Trocchia è nota: carcere “Francesco Uccella” di Santa Maria Capua a Vetere, 6 aprile 2020. Un reparto speciale di polizia penitenziaria interviene – ufficialmente – per sedare una violenta rivolta dei detenuti, originata dalle proteste contro le misure prese dalla direzione per “limitare” il rischio di diffusione del contagio da coronavirus. In realtà nel carcere non c’è alcuna rivolta in corso e l’intervento può essere tranquillamente classificato come una spedizione punitiva. È la prima assonanza con la notte della Diaz: il blitz nel 2001 fu giustificato con la necessità di arrestare fantomatici teppisti appartenenti al Black Bloc e si disse che gli occupanti della scuola si opposero con violenza alla perquisizione, obbligando gli agenti a reagire, ma erano false l’una e l’altra affermazione; si trattò, né più né meno, di una spedizione punitiva, appunto, chiusa con 93 arresti privi di qualsivoglia fondamento giuridico.
Nel 2020 le prime notizie di quanto avvenuto in carcere furono diffuse, via social, da familiari dei detenuti e riprese dai locali Garanti delle persone private della libertà; Nello Trocchia, sul quotidiano “Domani”, fu il primo a scriverne, uno scoop corroborato da testimonianze confidenziali. Scoop nello scoop, tempo dopo, la rivelazione dei filmati ripresi dalle telecamere interne, provvidenzialmente sequestrate dal magistrato prima che qualcuno si ricordasse di cancellare le registrazioni. I filmati – inequivocabili – confermano le violenze denunciate dai detenuti ai loro familiari: l’intervento dei 283 agenti di polizia penitenziaria è una spedizione punitiva in piena regola, fatta di “colluttazioni unilaterali”, per citare la descrizione delle violenze alla Diaz offerta da uno dei comandanti del reparto entrato per primo nella scuola genovese, ma anche evocativa delle violenze praticate e del terrore istituito nel 2001 nella caserma di polizia di Bolzaneto. Alcuni filmati di Santa Maria Capua a Vetere, per esempio quelli in cui si vedono i detenuti, in un lungo corridoio, passare fra due file di agenti per essere umiliati, insultati e colpiti con manganelli, pugni, sputi, calci, potrebbero essere sovrapposti alla lettura delle testimonianze dei torturati di Bolzaneto e difficilmente ci si accorgerebbe che immagini e letture si riferiscono a luoghi e tempi diversi. A Bolzaneto questa tecnica di pestaggio era chiamata dagli agenti “Comitato di accoglienza”.
da Comune-Info
Osservatorio Repressione è un sito indipendente totalmente autofinanziato. Puoi sostenerci donando il tuo 5×1000 e darci una mano a diffondere il nostro lavoro ad un pubblico più vasto e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram